Prezzi gas… a tutto gas! Cosa sta succedendo?
Il 2021 è stato fino ad ora l’anno dei record nei prezzi delle commodities energetiche europee. La CO2 ha superato prima i 40, poi i 50 e infine i 60 €/tonnellata (a fine agosto)...
Leggi di più >Il 2021 è stato fino ad ora l’anno dei record nei prezzi delle commodities energetiche europee. La CO2 ha superato prima i 40, poi i 50 e infine i 60 €/tonnellata (a fine agosto)...
Leggi di più >Il 2021 è stato fino ad ora l’anno dei record nei prezzi delle commodities energetiche europee. La CO2 ha superato prima i 40, poi i 50 e infine i 60 €/tonnellata (a fine agosto) e il gas naturale non è stato da meno.
Il TTF, il gas olandese, benchmark di prezzo per tutta l’Europa, sul mercato spot esattamente un anno fa era quotato fra i 10 e i 12 €/MWh, contro gli oltre 70 €/MWh a cui viene scambiato in questi giorni.
Anche il mercato future ha subito rialzi incredibili, arrivando, per i mesi invernali, a superare i 75 €/MWh.
In questa situazione l’energia elettrica non ha potuto che seguire pedissequamente l’andamento di forte rialzo di gas e CO2: nei giorni scorsi si è dunque visto il PUN superare i 175 €/MWh e il mercato future oltrepassare i 177 €/MWh sul prodotto Q4 e i 117 €/MWh sul Calendar 2022.
Si preannuncia dunque un inverno bollente, quanto meno per la situazione dei prezzi. Ma quali sono le condizioni che hanno determinato un simile stravolgimento?
Innanzi tutto è da considerare che a causa di un inverno che dal punto di vista delle temperature medie si è protratto anche oltre marzo, si è verificato un ritardo di più di 5 settimane nell’attività di riempimento degli stoccaggi (che tipicamente avviene nella stagione estiva da aprile a settembre…).
Nel corso dell’estate non si è riusciti a recuperare il gap di giacenza con cui si è entrati nella stagione primaverile, si è infatti effettivamente iniziato a riempire gli stoccaggi solo nel corso di maggio quando normalmente si inizia i primi di aprile di ogni anno, grazie anche alla backwardation della curva (prezzi estivi allo stesso livello dei prezzi invernali) che non ha incentivato gli operatori a iniettare gas in stoccaggio. Il risultato è che l’inizio della stagione invernale si avvicina e gli stoccaggi europei sono di poco al di sopra del 70%, mai così bassi a inizio inverno negli ultimi anni.
Inoltre, ad aggravare il quadro si è aggiunta anche una sostanziosa impennata nell’appetito di LNG (liquefied natural gas) da parte del mercato asiatico che, molto più dell’Europa, fa affidamento sugli approvvigionamenti via nave e che ha “dirottato” le navi di LNG dal mercato europeo a quello asiatico. L’incremento di domanda di LNG che ha caratterizzato lo scorso inverno e l’estate corrente sembra essere principalmente dovuto ad una crescita quasi esponenziale della domanda cinese, è aumentata di uno straordinario 32% rispetto al 2019 e del 22% rispetto al 2020 (misurata sul periodo gennaio-agosto).
Il peso della Cina nel mercato delle materie prime inizia dunque a interessare fortemente anche il mercato energetico globale e i prezzi del gas naturale, a livello globale, ne hanno risentito. L’import europeo di LNG, nel corso del 2021, di fatto è rimasto abbondantemente al di sotto dei livelli degli ultimi due anni e la stagione invernale potrebbe essere caratterizzata da una elevata concorrenza fra Asia ed Europa per accaparrarsi i carichi spot.
In ultimo, ma non in ordine di importanza, l’annosa querelle intorno all’avvio del tanto discusso progetto Nord Stream II, ha suscitato un’aspra contrapposizione politico-commerciale tra Russia da un lato e blocco Europa-USA dall’altro, ove quest’ultimo ritiene che l’avvio di una simile infrastruttura di trasporto possa essere “pericolosa” e mettere a rischio l’indipendenza e la stabilità politica ed economica europea.
Già a luglio le pesanti sanzioni minacciate dagli USA verso tutte le aziende che avessero avuto parte nel completamento tecnico del progetto non sono riuscite a fermarne il completamento effettivo e ora si discute di aspetti regolatori e autorizzativi su cui la giurisdizione “passa” ai tribunali europei. L’approvazione con tutti i crismi della normativa della tratta in questione (che potrà potenzialmente soddisfare da sola più del 10% del fabbisogno europeo) è ora rimandata di qualche mese, finché il percorso autorizzativo non venga finalizzato.
La Russia (Gazprom, in particolare) nel frattempo ha adottato una strategia piuttosto aggressiva, riducendo al minimo indispensabile i flussi di gas venduti in Europa (per soddisfare solo i contratti long term) in attesa che la ormai insostenibile pressione sui prezzi del gas spinga l’Europa ad una autorizzazione immediata dell’avvio del Nord Stream II. Ultimo colpo di questa strategia di Gazprom è stata la decisione (lunedì 20/9) di Gazprom di non utilizzare capacità aggiuntiva dall’Ucraina per il mese di ottobre, primo mese dell’inverno, e che ha portato il livello di tensione sul mercato gas ai massimi storici.
Sta di fatto che l’Europa si appresta ad affrontare l’inverno con una flessibilità piuttosto bassa e, di conseguenza, la capacità di fronteggiare agevolmente un inverno rigido risulta ridotta, soprattutto nell’ipotesi che vede una domanda asiatica di LNG dello stesso tenore dell’inverno scorso. I prezzi alti di fatto riflettono senza alcun pudore la generale preoccupazione del mercato.
La gestione dei contratti energetici del proprio pacchetto clienti B2B è una delle attività principali del Key Account Manager. Non solo! La semplice gestione di un contratto non...
Leggi di più >La gestione dei contratti energetici del proprio pacchetto clienti B2B è una delle attività principali del Key Account Manager. Non solo! La semplice gestione di un contratto non fornisce valori aggiunti alla propria offerta; al fine di consolidare la relazione commerciale tra fornitore e azienda cliente, infatti, ci sono una serie di altre pratiche che possono essere messe in atto, come:
Ormai l’abbiamo ripetuto fino alla nausea: trovare un vantaggio competitivo in un mercato saturo come quello italiano della fornitura di energia è sempre più importante. In primis, è importante per sopravvivere; perché quell’azienda dovrebbe scegliere i miei servizi, se ho tanti competitors dai quali non mi differenzio?
Per vantaggio competitivo si intende: “ciò che costituisce la base delle performance superiori registrate dall'impresa, solitamente in termini di profittabilità, rispetto alla media dei suoi concorrenti diretti nel settore di riferimento, in un arco temporale di medio-lungo termine.” (fonte: Wikipedia)
Una tipologia di vantaggio competitivo è il vantaggio di differenziazione: “un'impresa si differenzia dai suoi concorrenti quando fornisce qualcosa di unico, che abbia valore per i suoi acquirenti al di là della semplice offerta di un prezzo basso" (Porter, 1985).
A maggior ragione, in un settore come quello dell’energia elettrica nel quale i fornitori non possono distaccarsi troppo dal PUN, pena la perdita di competitività, la “semplice offerta di un prezzo basso” non è vantaggiosa e non è nemmeno sempre possibile. Va da sé che, per ottenere un vantaggio competitivo senza rischiare la bancarotta, bisogna puntare su valori aggiunti, come un servizio impeccabile.
Aiutare il cliente a capire come funziona il mercato dell’energie, renderlo consapevole e autonomo, fornire consigli personalizzati sui fixing in caso di contratto a portfolio management... sono tutte leve sulla quali si può puntare per ottenere un vantaggio di differenziazione.
Offrire servizi aggiuntivi pone però il fornitore davanti a un problema: dedicare più tempo ai miei clienti mi priva di risorse da dedicare a nuovi contatti che potrebbero contribuire ad aumentare il mio margine. Fino a che punto è importante consolidare rapporti commerciali già esistenti, se questo va a discapito di nuove prospettive?
Tuttavia, sacrificare la quantità per favorire la qualità non è l’unica opzione fattibile. Se si riuscisse ad agire sulla variabile tempo, infatti, non ci sarebbe più bisogno di scegliere a quali clienti dedicare le proprie energie.
Ottimizzare la gestione dei contratti permette di dedicare meno tempo ad attività gestionali e manuali, per poterlo dedicare ad attività commerciali.
Fedeli al nostro motto, simplify complexity, abbiamo sviluppato sulla piattaforma YEM optimization una nuova funzionalità: il multi-accesso.
Il multiaccesso permette al fornitore, tramite un account di tipo Admin, di gestire il budget, gli accessi del team, l'uso effettivo dello strumento. Le attività della squadra e il budget sono facilmente modificabili. In un unico accesso si possono collegare diversi profili di energy manager, con la possibilità, quindi, di gestire tutti i contratti clienti da un’unica piattaforma.
Il multiaccesso è l’ultima delle funzionalità YEM optimizaton votate alla gestione dei contratti in tempi brevi; la piattaforma è stata sviluppata pensando al semplificare le complessità, seguendo la mission di YEM. Ad esempio, l’interfaccia del programma di ottimizzazione e il sistema di notifiche sono funzionalità pensate per rendere la gestione di molti contratti agevole, mettendoli a disposizione tutti nella stessa schermata; il sistema di notifiche, infine, permette di risparmiare il tempo speso a controllare l’andamento dei mercati e le notizie correlate perché ti avvisa direttamente sui tuoi device.
La liberalizzazione del mercato dell’energia in Italia ha avuto inizio nel 1999, con l’introduzione del Decreto Bersani e la seguente abolizione del monopolio del settore...
Leggi di più >La liberalizzazione del mercato dell’energia in Italia ha avuto inizio nel 1999, con l’introduzione del Decreto Bersani e la seguente abolizione del monopolio del settore dell’energia elettrica. L’ingresso nel mercato di numerosi fornitori di energia ha infatti creato una situazione di concorrenza che ad oggi conta più di 700 fornitori di energia nel nostro Paese.
Dal 1’ gennaio 2021 alcune categorie di consumatori hanno iniziato un processo di progressivo superamento del mercato tutelato, a partire dalle piccole e medie imprese.
Ma cosa comportano questi cambiamenti? Hanno degli effetti sul mercato dell’energia italiano?
Il cliente ha sicuramente trovato dei vantaggi nella liberalizzazione del mercato dell’energia: in primis, l’espansione della propria possibilità di scelta, che permette al consumatore di decidere a che fornitore rivolgersi, mantenendo la facoltà di cambiarlo nel caso ne avvertisse il bisogno.
La prima liberalizzazione del mercato energetico ha, prevedibilmente, spinto i fornitori all’adozione di politiche di marketing, alla costruzione di un’offerta commerciale e alla definizione di strategie di vendita e di crescita -orientandosi maggiormente, ad esempio, verso l’uso di canali diretti nel caso di clienti B2B. Questa tendenza ha portato, tra le altre cose, alla differenziazione dell’offerta in base al tipo di cliente; retail, PMI o grande realtà di business, anche per via delle differenti propensioni al rischio.
L’utente, trasformatosi in consumatore attivo, ha la facoltà di scegliere il suo fornitore non solo in base al prezzo, ma anche sulla base di una serie di altri valori aggiunti.
E, in un mercato saturo di competitori, differenziarsi dagli altri fornitori per farsi conoscere dai consumatori potenziali clienti è molto importante; in un mercato nel quale le alternative a disposizione si assomigliano molto, il consumatore si rivolgerà presumibilmente ai grandi attori che conosce già per via della loro forte identità di brand.
Quindi, per ottenere un vantaggio competitivo importante si possono seguire varie strategie: ad esempio, adattarsi alle tendenze dei consumatori. Una su tutte, la crescente consapevolezza circa il tema del cambiamento climatico può portare l’utente alla ricerca e alla preferenza di un fornitore attento alle problematiche ambientali, che venda energia green.
Adattarsi all’opinione pubblica e alle tendenze dei consumatori è senz’altro una buona strategia di marketing. A questo proposito, il servizio marketplace di YEM, che unisce le offerte di vari fornitori per guidare il consumatore nella scelta finale, fornisce varie informazioni sui fornitori green, come;
In questo modo, la piattaforma dà rilevo a quei fornitori che vantano un’offerta davvero green. Tuttavia, ci sono altre azioni che possono essere intraprese per differenziarsi dalla concorrenza: a dire la verità, più se ne intraprendono meglio è.
Allora, l’offerta di quei valori aggiunti, anche sulla base dei quali l’utente del mercato libero sceglie il fornitore di riferimento, può rivelarsi un elemento chiave per ottenere un vantaggio competitivo. Ma, se non dispongo di particolari risorse in più rispetto ai miei concorrenti, come posso offrire qualcosa di innovativo ai miei clienti?
Su questo punto può venirci in aiuto il secondo servizio di YEM, ossia YEM optimization: si tratta di una piattaforma che permette una gestione agile dei contratti di fornitura dei propri clienti, grazie a funzionalità come il multiaccesso, di cui abbiamo parlato in articoli precedenti. Non solo: uno degli obiettivi principali della piattaforma, oltre a quello di semplificare la complessità della gestione dei contratti, è quello di fornire consigli personalizzati per ottimizzare le strategie di fixing di ogni consumatore.
Grazie a una combinazione di previsioni puntuali, storico dell’andamento dei mercati e profili di consumo di ogni cliente, oltre a dati sulla propensione al rischio, YEM optimization è in grado di costruire la bolletta del cliente nel tempo.
Soprattutto, unendo servizi altamente personalizzati e una gestione più agile dei contratti, i servizi YEM permettono al fornitore da un lato di dedicare meno tempo a mansioni manuali e automatiche, che vengono digitalizzate, e dall’altro di offrire un vero valore aggiunto al proprio cliente. Normalmente, infatti, per poter fornire previsioni e consigli personalizzati, bisognerebbe avvalersi di un know-how importante, di molto tempo da dedicare a seguire l’andamento die mercati, o ancora molte risorse finanziarie per assumere un consulente specializzato.
YEM permette di risparmiare su queste risorse, quindi aumenta la marginalità, offrendo al contempo un vero vantaggio competitivo al fornitore che ne fa uso. Ecco come la digitalizzazione aiuta a sopravvivere in mezzo alla competizione nell’offerta di servizi energetici nel nostro Paese.
Abbiamo nominato più volte nei nostri articoli i fondamentali dei prezzi del mercato dell’energia. Di cosa si tratta? I fondamentali sono driver, ovvero: determinanti di costo, da...
Leggi di più >Abbiamo nominato più volte nei nostri articoli i fondamentali dei prezzi del mercato dell’energia. Di cosa si tratta?
I fondamentali sono driver, ovvero:
determinanti di costo, da intendersi come causa dei costi di un'attività ossia il singolo o più fattori legati ad un'attività che ne determinano la variazione o il comportamento dei costi. (fonte: Wikipedia)
I driver sono quindi fattori che influenzano i prezzi dell’energia perché hanno effetti diretti su domanda e offerta della materia prima, per esempio perché condizionano la produzione o i consumi. I costi energetici sono condizionati anche da elementi speculativi e psicologici che possono avere effetti di varia natura sulla domanda e sull’offerta di gas&power.
Tra i fattori che influenzano il prezzo dell’energia ci sono quelli che agiscono direttamente sulla produzione e sulla domanda e offerta delle materie prime, come le condizioni meteo. Abbiamo già visto come le temperature ed eventi meteorologici imprevisti possano influenzare significativamente il prezzo dell’energia: questo è vero sia per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili, che può subire rallentamenti se non ci sono le condizioni necessarie, che per quanto riguarda il fabbisogno di energia in un determinato momento, che può salire o scendere a seconda, per esempio, delle temperature.
Pensiamo a un periodo nel quale ci sia particolare scarsità di precipitazioni e di come potrebbe influenzare la produzione di energia idroelettrica; o ancora, pensiamo a come un inverno particolarmente freddo possa influenzare il consumo di energia per il riscaldamento.
Inoltre, anche il contesto legislativo ha una sua influenza sui mercati. Per esempio; le strategie europee e dei singoli stati per la riduzione delle quote di emissione CO2 hanno impatti diretti sul prezzo delle materie prime. A fine giugno di quest’anno, il Parlamento Europeo ha approvato la legge sul clima che rende vincolante il tema del Green Deal per la neutralità climatica entro il 2050; l’aumento dei prezzi dell’elettricità degli ultimi mesi è legato alla crescita dei prezzi dei permessi di emissione della CO2, a sua volta connessa all’approvazione della legge sul clima.
Questo significa che, al fine di incentivare la produzione energetica da fonti rinnovabili, sono saliti i prezzi dei permessi di emissione. Nel mese di giugno si è arrivati oltre i 50 € a tonnellata, e la conseguenza è un rincaro nelle bollette per poter rientrare nei costi di produzione.
Anche lo scenario geopolitico può alterare gli equilibri di mercato e portare a una variazione dei prezzi: ad esempio, con la Brexit il Regno Unito ha dovuto implementare il proprio mercato ETS, altrimenti avrebbe rischiato l’applicazione di una carbon tax ulteriore da parte dell’UE che avrebbe portato ad un aumento dei prezzi dell’energia in UK.
La curva della domanda e dell’offerta risente anche del clima psicologico generale, come abbiamo visto nell’ultimo anno e mezzo di pandemia globale: con il buon andamento della campagna vaccinale per contrastare l’epidemia mondiale di Covid-19, il clima di ottimismo e di fiducia ha portato un aumento della domanda di beni, e quindi un aumento della produzione che ha un certo fabbisogno energetico. Viceversa, lo scoppio dell’epidemia aveva portato lo scorso anno i prezzi dell’energia ai loro minimi storici.
Gli scenari di diffusione di tecnologie nuove e già esistenti sono un altro elemento che potenzialmente influenza il prezzo dell’energia: da uno studio effettuato utilizzando dati raccolti tra il 1995 e il 2012 in Cina, risulta che la relazione tra la domanda di energia e l’innovazione tecnologica cambia nel tempo. Sul breve termine, l’innovazione chiede un maggior consumo di energia, mentre nel lungo termine aiuterebbe a migliorare l’efficienza energetica portando a un utilizzo più sostenibile dell’energia e, quindi, a una diminuzione indiretta della domanda.
Ci sono ovviamente altri driver da tenere in considerazione, ma anche solo nominando questi ci si rende conto di quanto sia complesso prevedere l’andamento futuro dei mercati, proprio perché le variabili sono molte e spesso interconnesse tra di loro.
Per questo motivo molti attori del mercato dell’energia B2B si affidano a trader esterni e consulenti esperti di mercati. Questa soluzione può rischia di essere pesante dal punto di vista finanziario: ciononostante, l’expertise del mercato dell’energia è fondamentale per non fare scivoloni e poter analizzare correttamente la curva dei prezzi.
L’ideale, quindi, sarebbe poter disporre di uno strumento tecnologico in grado di analizzare e valutare i mercati, fornendoci le spiegazioni che cerchiamo e magari anche consigliandoci circa futuri momenti di abbassamento dei prezzi.
La buona notizia è che oggi si può! Lo strumento YEM optimization, della piattaforma YEM, fa esattamente questo. Il tool segue il mercato al posto tuo, suggerendo quali saranno i momenti in cui il prezzo di gas&power caleranno maggiormente. Le previsioni sono sempre aggiornate perché si basano in parte su dati provenienti da un osservatorio di energia, in parte su algoritmi che, tenendo in considerazione tutte le variabili viste finora, riescono a prevedere l’andamento del mercato dell’energia.
Questo è proprio uno di quegli ambiti dove il digitale può migliorare notevolmente le performance ricercate, senza avere la pretesa di sostituire la parte umana del lavoro.
Una delle decisioni più spinose quando si deve gestire un contratto di fornitura a prezzo variabile con fixing riguarda l’opportunità di non fissare il prezzo di una parte dei...
Leggi di più >Una delle decisioni più spinose quando si deve gestire un contratto di fornitura a prezzo variabile con fixing riguarda l’opportunità di non fissare il prezzo di una parte dei volumi contrattuali, entrando nel periodo di consumo (detto periodo di delivery) parzialmente esposti al prezzo del mercato spot.
Per compiere questa scelta è necessario dotarsi degli strumenti giusti e comprendere e valutare attentamente i pro e i contro, oltre che le tempistiche.
Il vantaggio innegabile del prezzo indicizzato in delivery è l’opportunità di ottenere un risparmio, anche importante, nel caso in cui i prezzi spot siano più bassi rispetto alle quotazioni forward precedenti il periodo di consumo. Se i prezzi in delivery sono effettivamente minori rispetto al prezzo del “potenziale fixing” allora il delta prezzo costituisce una ottimizzazione interessante.
Come valutare dunque il costo/opportunità del rimanere esposti ai prezzi spot (ovvero non rischiedere gli ultimi fixing) e quando compiere questa scelta?
> View di mercato: Innanzitutto è importante la view di mercato. Se il mercato è ribassista e avvicinandosi al periodo della delivery le condizioni dei fondamentali indicano che la discesa dei prezzi dovrebbe continuare indisturbata, allora ha senso valutare se richiedere gli ultimi fixing (comunque a prezzi migliori rispetto ai mesi precedenti) o se mantenere una parte di volume indicizzato in delivery e provare a cogliere l’opportunità di un ribasso ulteriore.
In una situazione di mercato teso al rialzo, invece, prima ancora di valutare se rimanere a prezzo variabile in delivery è necessario valutare quanto si è disposti a sopportare come costo aggiuntivo se il mercato rialzista effettivamente permane a lungo. Non è prudente non richiedere un fixing (perché oggi il prezzo è troppo alto) sperando in un cambio di direzione dei prezzi non supportato dalla view di mercato, è un po' come non fermarsi all’ultimo benzinaio quando si è in riserva sperando di arrivare al successivo con l’automobile ancora in moto.
> Quantificare il risparmio atteso: Oltre alla view di mercato, imprescindibile per poter compiere la giusta scelta, è utile avere in mente quale porzione di volume eventualmente lasciare a prezzo variabile e fare due conti (una sorta di sensitivity analysis) per quantificare il potenziale guadagno o perdita a cui si può andare incontro.
Facendo un semplice esempio, un cliente vuole valutare se lasciare a prezzo variabile una porzione di volume pari a 1 MW baseload (cifra tonda per semplicità) sul Q4-2021. Il volume complessivo in MWh si calcola moltiplicando 1 MW per le ore del Q4-2021, ovvero 2.209 e sarà dunque pari a 2.209 MWh. Per ogni €/MWh in più o in meno dei prezzi, il delta in € per il cliente è 2.209 €.
Questo serve per avere un ordine di grandezza delle conseguenze, positive o negative, di un movimento dei prezzi unitario rispetto al costo della propria fornitura. A questo punto si può valutare il potenziale di risparmio o perdita suggerito dalla view di mercato e capire se vale la pena o meno rimanere esposti al prezzo variabile.
Nel caso in cui manchino diversi mesi prima dell’inizio della delivery e la view di mercato sia fortemente ribassista può valer la pena di non richiedere l’ultimo fixing per concedere il tempo ai prezzi di fare la loro discesa, approfittando del ribasso atteso la cui ampiezza sarà poi il driver della scelta, insieme a una view bearish aggiornata/riconfermata.
Aver conseguito un risparmio rispetto a mesi prima consente al cliente di scegliere se “accontentarsi” di un fixing a prezzo più vantaggioso o rischiare la volatilità dei prezzi spot con la speranza di migliorare ulteriormente il prezzo di acquisto della fornitura. In questo caso quantificare il risparmio già conseguito in euro consente anche di valutare con maggior lucidità la decisione di entrare in delivery esposti al prezzo di mercato o meno.
Nel caso in cui il mercato sia impostato al rialzo, invece, la scelta dovrà necessariamente essere anticipata. Fare l’ultimo fixing prima che i prezzi possano salire ulteriormente di fatto è l’implicita scelta di non rimanere esposti ai prezzi in delivery.
In generale, dunque, quando i prezzi salgono la scelta deve essere anticipata, quando i prezzi scendono ci si può permettere di arrivare a pochi giorni prima del periodo di consumo per decidere se entrare in delivery con una porzione di volume a prezzo variabile o meno. Attenzione però a una piccola accortezza.
Al di là della maggior volatilità che si riscontra nei prezzi poco prima della delivery, è bene verificare non solo la disponibilità del fornitore per un fixing dell’ultimo minuto (l’alternativa alla scelta di non fare l’ultimo fixing, non si sa mai!) ma anche la liquidità del mercato. Periodi festivi come la fine di dicembre spesso inibiscono la possibilità del fornitore di offrire un prezzo conveniente per un fixing a causa della bassissima liquidità del mercato che comporta costi maggiori di operatività e quindi può venir meno la serenità con la quale sarebbe bene compiere questa scelta.
Per quanto la possibilità di risparmio possa essere estremamente interessante, dobbiamo ricordarci che le dinamiche dei prezzi spot possono essere difficili da prevedere con molto anticipo e un caldo improvviso, un freddo particolarmente pungente, scarsa produzione rinnovabile e altri fattori possono mordere i prezzi spot provocando swing di prezzo anche piuttosto importanti.
Questo è un rischio maggiore quando contrattualmente un fixing può esser richiesto solo su un periodo di tre mesi (quarters). Decidere se rimanere esposti ai prezzi del mercato spot per tre mesi consecutivi (nei quali può potenzialmente succedere qualunque cosa, da un lockdown che fa crollare i prezzi a un problema ad un tubo di gas che li fa impennare) è decisamente diverso dal compiere la stessa scelta per un unico mese alla volta.
In ogni caso, una buona view del mercato, unita alla capacità di valutare il potenziale impatto economico della scelta, sono il mix perfetto per compiere le scelte di ottimizzazione. Tutto sta alla propensione al rischio e agli obiettivi dell’ottimizzazione del singolo cliente e non esiste un metodo valido universalmente per compiere questo tipo di scelte. Anche perché se è vero che chi non risica non rosica, è anche vero che a volte è preferibile perdere una opportunità di risparmio piuttosto che esporsi a rischi che non si è certi di poter o voler sopportare.
Semplificare il monitoraggio dei prezzi del mercato dell’energia e le previsioni sugli andamenti futuri è fondamentale per ottimizzare la gestione del proprio contratto, o di...
Leggi di più >Semplificare il monitoraggio dei prezzi del mercato dell’energia e le previsioni sugli andamenti futuri è fondamentale per ottimizzare la gestione del proprio contratto, o di quello dei propri clienti.
Probabilmente sai già che tenere sotto controllo i prezzi e le previsioni è un’attività molto importante per qualsiasi attore del settore dell’energia B2B, poiché è sulla base di queste che gli operatori agiscono sul mercato, vendendo o comprando energia.
Abbiamo già affrontato questo tema, ad esempio approfondendo come funzionano le analisi o i modelli che vengono utilizzati dagli operatori , oppure evidenziando la differenza tra previsioni e fotografie dei prezzi di mercato.
Tuttavia, è importante tenere a mente che non si tratta di mansioni necessariamente alla portata di tutti: il tempo e le risorse imprescindibili per il monitoraggio, per la considerazione dei vari driver che possono influenzare l’andamento dei costi dell’energia, l’analisi di pattern che si ripetono ciclicamente -basti pensare al variare dei prezzi di gas&power al variare delle stagioni- sono moltissimi.
Ciò significa che non si tratta di una pratica alla portata di tutti; chi può permettersi di allocare risorse umane e finanziarie nell’analisi dei mercati è chiaramente avvantaggiato.
Questo è vero specialmente per i contratti a prezzo variabile con possibilità di fixing. Controllare costantemente l’andamento dei prezzi di gas&power permette di agire nel momento di discesa dei prezzi, fissando una parte della fornitura di energia nel momento più conveniente e avendo la possibilità di ottenere significativi risparmi sulla bolletta.
Questo principio è valido sia per chi gestisce i contratti energetici dei propri clienti, sia per i business che desiderano ottimizzare i propri contratti di fornitura.
Nonostante il prezzo variabile con possibilità di fixing comporti dei rischi in più rispetto al fisso, infatti, le possibilità di risparmio sono decisamente alte, a patto che si sappia cosa si sta facendo.
Infatti, effettuare dei fixing significa:
“[…] fissare il prezzo di una parte dei volumi o dell’intero profilo di consumo, previsto in un determinato periodo futuro alle condizioni economiche del mercato in quel momento. In questo modo il fixing consente al consumatore di trasformare un contratto a prezzo indicizzato in un contratto a prezzo fisso (in toto o in parte), eliminando il rischio di una salita dei prezzi ed il conseguente aumento dei costi di fornitura. »
In ogni caso, è bene rimanere al corrente sui cambiamenti di prezzo dell’energia anche in caso di contratto a prezzo fisso; infatti, nel momento di sottoscrizione della fornitura si sceglie il prezzo che si pagherà per l’intera durata del contratto sulla base del prezzo che c’è in quel momento.
Nel caso in cui il contratto venga firmato in concomitanza a un movimento rialzista e poco dopo i prezzi dovessero iniziare a calare, l’unica opzione sarebbe quella di aspettare una nuova sottoscrizione.
Capire il mercato energetico significa saperlo analizzare, per poter cogliere al meglio le opportunità del presente, e prepararsi per quelle future.
Per fare questo è necessario considerare, oltre al contesto macro-economico, anche tutti gli elementi che influenzano la domanda e l’offerta; parliamo in questo caso dei driver fondamentali, aspetti che impattano il sistema di domanda e offerta del mercato dell’energia. Inoltre, è da tenere a mente l’esistenza di elementi che possono avere un impatto psicologico sul mercato, cioè eventi che possono provocare reazioni sui mercati, influenzando gli operatori. Infine, un buon analista ha a disposizione anche l’esperienza dalla sua parte; le dinamiche di mercato passate possono infatti fornire utili indicazioni circa gli andamenti futuri.
Di fronte ad un numero così grande di variabili, è chiaro come realizzare uno scenario dei prezzi futuri affidabile non sia poi così semplice. Bisogna anche pensare al fatto che uno scenario come si deve debba aggiornarsi al cambiare delle condizioni che lo determinano, quindi è richiesto un costante lavoro di analisi degli scenari per poi reagire di conseguenza.
Ciò significa che, per poter svolgere queste attività in maniera utile, è necessario disporre di risorse in grado di dedicare tempo e sforzi all’analisi di mercato, oppure affidarsi ad enti esterni.
Esiste un modo per ottimizzare i propri contratti di fornitura, o quelli dei clienti B2B, democratizzando un servizio che non è alla portata di tutti nello stesso modo?
Il primo punto è trovare previsioni affidabili, possibilmente realizzate da parte di chi può vantare esperienza sui mercati. YEM optimization si avvale delle analisi di mercato del partner REF-E, che tramite il suo Osservatorio realizza previsioni sull’andamento dei prezzi forward.
Come detto prima però, le previsioni da sole non bastano. Per questo motivo YEM optimization si avvale di algoritmi in grado di individuare i minimi storici e di consigliare in maniera accurata e sempre aggiornata quando e quali fixing effettuare, sulla base dei trend di mercato combinati alle esigenze di ogni contratto.
I dati di REF-E sono elaborati in tempo reale, e grazie all’aiuto di modelli matematici in grado di simulare le dinamiche degli andamenti di prezzo dei mercati si può recepire in pochissimo tempo anche l’impatto di avvenimenti imprevisti come la pandemia globale o il blocco del Canale di Suez.
Uno dei maggiori vantaggi di questo strumento per la gestione dei contratti di energia B2B rimane la democratizzazione di un servizio, come quello del monitoraggio e analisi del mercato e delle previsioni future; l’intelligenza artificiale permette di usufruire di modelli previsionali e expertise che prima non erano alla portata di tutti.
Che cos’è la stagionalità? La stagionalità è un fenomeno, spesso di origine climatica o metereologica, che causa delle dinamiche ricorrenti e riconoscibili di alterazione della...
Leggi di più >La stagionalità è un fenomeno, spesso di origine climatica o metereologica, che causa delle dinamiche ricorrenti e riconoscibili di alterazione della domanda o dell’offerta di un bene, con conseguente aumento o diminuzione dei prezzi.
Il fattore più importante della stagionalità è la ciclicità con la quale si ripete un determinato disequilibrio fra domanda e offerta, che si traduce in variazioni di prezzo tendenzialmente prevedibili.
Facendo un esempio tipico della nostra vita quotidiana, sappiamo che acquistare della frutta estiva fuori stagione solitamente ha un prezzo maggiore perché la disponibilità è minore, mentre acquistarla in estate costa meno perché vi è abbondanza di offerta.
Se ciò che è prevedibile è (solitamente) l’andamento dei prezzi dovuto alla stagionalità, ciò che non è prevedibile è l’ampiezza di questo movimento o se la stagionalità avrà un effetto più marcato o più contenuto. In anni in cui c’è poco sole/troppa pioggia o altri elementi che si discostano dalla normalità, l’offerta di frutta estiva può essere inferiore ed i prezzi più alti del solito o viceversa, annate particolarmente abbondanti tendono a far scendere maggiormente i prezzi.
La ciclicità e prevedibilità di un evento stagionale, dunque, può soffrire di alterazioni dovute a elementi anomali che compromettono la possibilità di prevedere l’effettivo andamento dei prezzi.
Intuitivamente, è chiaro come la stagionalità sia un elemento piuttosto comune nella vita di tutti i giorni, ma quando si tratta di gas naturale ed energia elettrica le dinamiche stagionali possono essere meno immediate e soffrire di elementi alteranti che ne compromettono la tipicità.
Il gas naturale, in particolar modo in Italia e in Europa, ma più in generale nel mondo, è soggetto a dinamiche di stagionalità tipiche dell’utilizzo che se ne fa per il riscaldamento. In inverno, quando fa freddo, la domanda di gas normalmente aumenta per consentire di mantenere caldi gli ambienti in cui viviamo, lavoriamo, mangiamo ecc.
Il gas viene dunque maggiormente richiesto, si preleva il gas immagazzinato negli stoccaggi e prezzi sono tendenzialmente più alti rispetto all’estate.
Durante l’estate infatti, quando il riscaldamento non è necessario e la domanda è sensibilmente minore, i prezzi sono normalmente più bassi e il gas viene acquistato per riempire gli stoccaggi e ricostituire le scorte da utilizzare nel periodo freddo.
La curva dei prezzi forward, normalmente, riflette queste dinamiche stagionali ed è possibile descrivere una “stagionalità teorica” che indica i rapporti di prezzo che dovrebbero esserci fra i diversi trimestri dell’anno in assenza di altri eventi fondamentali che alterarino gli equilibri fra domanda e offerta.
Il Q1 è tendenzialmente il trimestre più caro, proprio a causa del picco termico che aumenta la domanda di gas per riscaldamento civile. Nei trimestri estivi normalmente i prezzi sono più bassi rispetto all’inverno e piuttosto simili fra loro: nel Q2 le temperature primaverili provocano una diminuzione importante della domanda di gas per uso civile non compensata dalla domanda per iniezione in stoccaggio, che raggiunge il suo picco proprio nel Q2.
Nel Q3 la flessione nella domanda per iniezione in stoccaggio viene bilanciata dalla maggiore domanda di gas per uso termoelettrico a causa della necessità di raffrescamento causata dalle temperature estive. Infine, nel Q4, quando inizia l’inverno, la domanda di gas per riscaldamento provoca l’aumento dei prezzi che vede poi il suo picco, come appena detto, nel Q1.
L'andamento dei quarters sulla stagionalità per il gas
Questa “stagionalità teorica” dei prezzi del gas può però esser amplificata o, viceversa, totalmente sfalsata, da fattori terzi che intervengono in maniera anomala a modificare l’assetto della domanda o dell’offerta. Ad esempio un inverno estremamente mite, in cui la domanda di gas è inferiore rispetto al solito, può terminare con dei livelli di gas in stoccaggio ampiamente maggiori del previsto (è successo nel 2019), provocando così una diminuzione molto marcata dei prezzi nel periodo estivo dovuta alla domanda per iniezione in stoccaggio inferiore rispetto al normale.
Viceversa, in questo turbolento 2021, la stagionalità tipica dei prezzi del gas è stata completamente stravolta e annullata da fattori contingenti. Stoccaggi molto bassi al termine dell’inverno, freddo persistente in primavera e domanda asiatica estremamente alta sono solo alcuni degli elementi che hanno supportato i prezzi, che sono costantemente saliti nel corso di tutto l’anno raggiungendo livelli di prezzo mai visti in precedenza.
L’energia elettrica, diversamente dal gas naturale, ha una stagionalità che dipende strettamente dal Paese considerato e dal mix energetico che lo caratterizza.
In Italia, dove il gas naturale copre più del 40% del mix energetico, i prezzi dell’energia elettrica tendono a seguire la stagionalità tipica del gas, ma con l’aumentare della produzione elettrica da fonti rinnovabili, una quota sempre maggiore di fattori metereologici entra in gioco nella stagionalità elettrica, contribuendo a modificare nel tempo i pattern ricorrenti dei prezzi dovuti al solo legame con il gas naturale.
Inoltre, anche la prossimità con Paesi con dinamiche di prezzo differenti contribuisce a impattare sui prezzi locali, rendendo l’identificazione di una stagionalità piuttosto complicato.
Volendo parlare della “stagionalità teorica”, come abbiamo appena fatto per il gas naturale, si può dire che il prezzo power in Italia replichi piuttosto fedelmente la stagionalità del gas naturale, con qualche differenza.
Nel Q1, periodo più freddo dell’anno, a causa dei prezzi del gas ai “massimi stagionali”, produrre energia elettrica con termoelettrico costa di più. Per questo motivo anche per il power il Q1 dovrebbe essere il trimestre in cui i prezzi sono più alti all’interno dell’anno. Nel Q2, al minor costo del gas va ad aggiungersi la produzione idroelettrica dovuta allo scioglimento delle nevi, il cosiddetto Run Of River, che a dipendenza dell’abbondanza o meno, può prolungarsi da aprile fino a inizio/metà di luglio. Per questo motivo il Q2 dovrebbe essere il trimestre in cui i prezzi elettrici sono i più bassi nell’anno, seguito poi dal Q3. Nei mesi estivi, però, le alte temperature provocano una domanda aggiuntiva di energia elettrica per raffrescamento e per questo motivo i prezzi sono un po' più alti rispetto al Q2.
Il Q4, infine, segue da vicino i maggiori prezzi del gas che comportano costi più alti per la produzione termoelettrica e di conseguenza l’aumento dei prezzi del power.
Il Q4, infine, segue da vicino i maggiori prezzi del gas che comportano costi più alti per la produzione termoelettrica e di conseguenza l’aumento dei prezzi del power.
L'andamento dei quarters sulla stagionalità per il power
In generale, è necessario comprendere la stagionalità dei mercati per poterne prevedere l’andamento anche se sempre più spesso situazioni contingenti stravolgono l’equilibrio e dunque le proporzioni di prezzo “teoriche” di cui abbiamo parlato. Per questo motivo seguire attentamente il mercato e monitorarne i fondamentali è imprescindibile se si vuole ottimizzare la propria fornitura di gas o energia elettrica.
Il 14 luglio 2021 la Commissione Europea ha presentato il “fit for 55”, ovvero la proposta delle misure attuative per raggiungere gli obiettivi già dichiarati nel Green Deal,...
Leggi di più >Il 14 luglio 2021 la Commissione Europea ha presentato il “fit for 55”, ovvero la proposta delle misure attuative per raggiungere gli obiettivi già dichiarati nel Green Deal, confermando l’impegno ambizioso di riduzione delle emissioni (-55% entro il 2030 rispetto alle emissioni del 1990) e stabilendo le diverse aree di intervento per il raggiungimento dell’abbattimento dei gas serra e lo sviluppo di una nuova economia sostenibile e green.
In questo contesto, il ruolo delle rinnovabili sarà pivotale e il target proposto per la quota di fonti rinnovabili nell’energy mix europeo al 2030 è almeno il 40%.
Questo significa che nei prossimi anni dovremmo assistere ad un ulteriore incremento degli impianti rinnovabili installati in tutta Europa, per consentire ai diversi Paesi di raggiungere gli obiettivi nazionali proposti.
Una quota di rinnovabili sempre maggiore, se da un lato contribuirà sostanzialmente alla riduzione delle emissioni dovute alla produzione di energia elettrica, dall’altro comporterà però diverse conseguenze sui prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale.
A seconda della presenza o meno di sole o vento, il range di valori che riscontreremo sui prezzi spot potrebbe ampliarsi e la volatilità aumentare. In ore o giorni in cui la produzione eolica o fotovoltaica sarà particolarmente abbondante, è probabile che i prezzi spot saranno depressi, spesso prossimi allo 0 nelle stagioni a domanda inferiore o addirittura, come già succede in Germania, potrebbero essere negativi.
Viceversa, la mancanza di produzione da fonti rinnovabili non programmabili (FRNP) richiederà un grande impegno da parte delle centrali programmabili (tendenzialmente idroelettrico e centrali a gas naturale) per colmare il gap e bilanciare il sistema elettrico dei diversi Paesi.
Il massiccio ricorso al gas come fonte di generazione e bilanciamento della domanda, grazie alle caratteristiche di flessibilità e programmabilità, farà sì che le centrali a carbone siano sempre meno competitive, da un lato, ma concorrerà a spike di prezzo nelle ore o nei giorni in cui la produzione da FRNP sarà carente. Insomma, ci si può aspettare una forte volatilità dei prezzi spot e grandi differenze di prezzo fra le ore in cui la produzione da FRNP sarà abbondante e quelle in cui non lo sarà.
Anche i prodotti forward più vicini, in particolare il front month e le weeks, risentiranno maggiormente della volatilità dovuta alle aspettative sui forecast di produzione rinnovabile. Già oggi, soprattutto in Germania e nell’area “Nordics”, ovvero i Paesi scandinavi, dove gli impianti eolici installati coprono una quota consistente della produzione elettrica, le previsioni di ventosità provocano rialzi o ribassi improvvisi dei prezzi della curva a breve termine piuttosto repentini.
Questa dinamica probabilmente si riproporrà in maniera marcata in tutta l’area Europea, aumentando la volatilità dei prezzi della curva di breve termine, dal day ahead al month ahead.
Al crescere delle installazioni di fotovoltaico, l’impatto più evidente sui prezzi potrebbe essere la diminuzione dello spread fra i prezzi nelle ore di picco e le ore di fuori picco. Se è vero che tendenzialmente le ore notturne e i week end hanno prezzi più bassi a causa della minor domanda, l’aumento della produzione fotovoltaica potrebbe far diminuire i prezzi nelle ore centrali della giornata (i picchi) e, viceversa, la sua mancanza nelle ore notturne potrebbe farne aumentare il prezzo, riducendo il tipico differenziale di prezzo tra le ore di “punta” e le ore di spalla del giorno.
Il ruolo del gas naturale nella transizione energetica e nello sviluppo delle rinnovabili sarà imprescindibile. Maggiore quota di FRNP significa maggiore necessità di risorse flessibili e programmabili a copertura dei “buchi” lasciati scoperti. Il gas naturale, di conseguenza, avrà un ruolo complementare a quello delle FRNP e l’effetto sui prezzi potrebbe essere molteplice.
Se, a parità di domanda elettrica, la quota rinnovabile sarà maggiore, la domanda di gas per uso termoelettrico potrebbe diminuire, calmierando parzialmente i prezzi, ma dall’altro, la domanda spot per il bilanciamento della rete potrebbe portare ad aumenti di volatilità e, di conseguenza, ad oscillazioni di prezzo di entità maggiore sul mercato day ahead.
Una volta che sappiamo cos'è il mercato della CO2 in Europa, per capire l'alto prezzo dell'elettricità in Italia bisogna capire da dove vengono gli importi corrispondenti ai...
Leggi di più >Una volta che sappiamo cos'è il mercato della CO2 in Europa, per capire l'alto prezzo dell'elettricità in Italia bisogna capire da dove vengono gli importi corrispondenti ai diritti di emissione di CO2 che, insieme al prezzo del gas naturale, sono i principali responsabili dei prezzi alle stelle.
Prima di tutto, non tutte le aziende possono "inquinare". Per poterlo fare, bisogna infatti pagare delle quote di emissione di CO2. In Italia, le aziende interessate dal sistema di scambio di quote sono elencate nella lista degli impianti soggetti al D. Lgs 4 aprile 2006, n. 216.
Qualsiasi società registrata nel precedente registro è quindi interessata dal decreto legislativo 216/2006. Questo significa che, finché è in funzione, l'azienda deve richiedere l'assegnazione di quote di emissione, iniziando il suo funzionamento nei Registri delle Emissioni, il cui scopo è la contabilità accurata dell'emissione, proprietà, trasferimento e cancellazione delle quote di emissione stabilite dagli obblighi della Convenzione, del Protocollo di Kyoto e degli accordi di Parigi.
Una volta che le tue quote sono state assegnate, vengono tracciate e riportate per scopi di monitoraggio. Dal momento che le loro emissioni sono state verificate, le loro quote vengono restituite; se un'impresa iscritta nel registro non ottiene le sue quote, ciò è considerato un'infrazione amministrativa molto grave.
Queste aziende con limitate quote di emissione di CO2, alcune delle quali hanno avuto quote gratuite per anni, devono andare sul mercato se hanno bisogno di emettere più CO2 e comprare quote attraverso processi di aste. La difficoltà di trovare offerte disponibili e la quantità di domanda fanno salire il costo delle quote, indicando che le aziende sono disposte a pagare molto per continuare a inquinare.
Questo ha portato a un dibattito sull'opportunità di fissare dei massimali di prezzo o dei prezzi minimi o, al contrario, di limitare il funzionamento del mercato. Anche se la natura del mercato è stata quella di incoraggiare le aziende a investire in meccanismi per migliorare l'efficienza energetica dei loro processi, come la cattura del carbonio, attualmente non ci sono abbastanza strumenti per prevenire l'inquinamento di molte aziende e/o industrie il più possibile. Di conseguenza, molti hanno preso l'abitudine di accedere al mercato del CO2 per ottenere i diritti che permettono loro di continuare la loro attività.
Fig. 1: Sviluppo del prezzo del C02 in Europa nel 2021. Fonte: SENECO
Dall'origine del mercato, la Commissione europea ha stabilito misure per rendere il prezzo delle quote sempre più alto per incentivare l'efficienza energetica e le aziende a ridurre le loro emissioni. Se il prezzo è sempre più alto, le aziende dovrebbero vedere una maggiore redditività nell'investire in meccanismi di efficienza energetica. Ma non è stato così, o almeno questo è ciò che si riflette nell'evoluzione del mercato, che ha subito un'impennata negli ultimi due anni, con le quote di emissione di CO2 che sono passate da 4 euro/t all'inizio del 2018 ai valori attuali di oltre 50 euro/t.
Quando, nel mercato dell'elettricità, il produttore di elettricità offre la sua produzione, si aspetta di coprire tutti i suoi costi e ottenere un margine di profitto economico. Quindi, quando le sue quote di emissione sono più costose, il produttore deve coprire più costi e quindi aumentare il prezzo di vendita dell'energia elettrica prodotta.
Prendiamo come esempio una centrale elettrica a carbone. Ai costi fissi di funzionamento e manutenzione si devono aggiungere i costi variabili che, tra gli altri, comprendono il costo della materia prima (carbone) e il costo di produrre inquinando. Logicamente, per mantenere positivo il suo margine, l'unità di generazione offrirà la sua produzione a un prezzo rispetto ad altri momenti in cui i suoi costi variabili sono più alti.
Tuttavia, l'azienda può fare qualcos'altro con le sue quote, non solo rifletterle nella sua offerta di produzione. Può anche venderle sul mercato. Nella prima opzione, se li usa per produrre elettricità, perderà l'opportunità di venderli sul mercato per guadagnare un reddito, che attualmente è alto a causa della forte domanda di queste quote. Nella seconda opzione, si perderà l'opportunità di produrre elettricità e guadagnarci sopra. Quindi, cosa è nell'interesse dell'azienda? Dipenderà sempre da quanto è il costo opportunità, cioè quanto si rinuncia scegliendo l'una o l'altra opzione.
I limiti del funzionamento di questo mercato sembrano essere sempre più vicini. Per questo il Consiglio dei Ministri spagnolo ha approvato il progetto di legge per agire sulla remunerazione del CO2 non emesso nel mercato dell'elettricità, che secondo loro abbasserà le bollette elettriche dei consumatori coprendo i costi del sistema con il reddito straordinario ottenuto dagli impianti di generazione che non emettono CO2 e che sono precedenti alla nascita del mercato europeo del carbonio.
Il futuro regolamento, che viene elaborato con urgenza per ridurre al più presto le bollette dei consumatori, si aggiunge alle misure già adottate dal governo per affrontare gli alti prezzi dell'elettricità, come la riduzione dell'IVA dal 22% al 10% e la sospensione della tassa del 7% sulla generazione, che ha portato a un taglio della bolletta finale per le famiglie di oltre il 12%. Il Ministero si aspetta che questa misura freni l'escalation dei prezzi dell'elettricità per ottenere i seguenti risparmi:
Fig 2. Evolución prevista del importe de la factura eléctrica. Fuente: MITECO
Un mercato senza regole sufficienti invita alla speculazione. Siamo sicuri che le imprese, con grandi perdite dopo un anno atipico di bassa domanda di elettricità, non stiano speculando con questi diritti per massimizzare i loro profitti e recuperare economicamente? C'è urgente bisogno di un organismo che riveda il funzionamento del mercato delle quote di CO2 e che si renda conto che, a parte il grave problema che pone all'economia dei consumatori, emettere CO2 non può continuare ad essere un diritto facilmente ottenibile. Se non agiamo con urgenza per limitare l'aumento della temperatura globale di 1,5ºC dell'accordo di Parigi, il prezzo dell'elettricità sarà un problema secondario.
La certificazione energetica non è un vezzo e neppure un obbligo. Piuttosto, è un valore, un riconoscimento, è un traguardo attestato da un commissario esterno, cioè un ente super...
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La certificazione energetica non è un vezzo e neppure un obbligo. Piuttosto, è un valore, un riconoscimento, è un traguardo attestato da un commissario esterno, cioè un ente super partes. Nulla di diverso da una laurea per una persona, un diploma tecnico o un’abilità riconosciuta ufficialmente.
La Certificazione energetica parla al mondo della tua azienda, dice all’interlocutore, al cliente potenziale: “sì, ti puoi fidare, puoi stabilire una relazione di business con questa realtà produttiva, perché è seria, perché rispecchia tutte le caratteristiche riconosciute internazionalmente in materia di efficienza energetica”. In pratica accorcia le distanze.
Tuttavia, può capitare che alcuni imprenditori, in maniera miope, considerino la Certificazione energetica semplicemente come un pezzo di carta o un costo in più da sostenere. Men che meno dovrebbe essere interpretata come un’imposizione. Ogni Energy Manager sa che queste interpretazioni rappresentano un fatale errore. Chi si affiderebbe a un’azienda che dimostra di non volersi impegnare nella creazione, nell’applicazione e nel mantenimento di un sistema di gestione del lavoro, rispetto a specifiche norme internazionali di riferimento? Ormai nessuno.
In generale, le Certificazioni ISO, e dunque anche la Certificazione energetica ISO 50001:2011 alla quale vogliamo fare riferimento in questo articolo, assicurano agli stakeholders:
In definitiva, certificare le proprie attività, nei suoi diversi aspetti, è un’ottima operazione di brand reputation e si traduce sempre in vantaggi economici. Per le aziende, difatti, questi riconoscimenti sono diventati elementi importantissimi per la competitività sul mercato e per il business.
Le regole da adottare per valorizzare l’operato delle aziende sono definite dall’International Accreditation Forum (IAF) e dall’International Organization for Standardization (ISO), l’ente internazionale di normazione. Esistono, poi, norme europee (EN) e norme nazionali (UNI) le cui diciture vanno ad aggiungersi a quella ISO. Com’è noto, la qualità, la gestione dell’ambiente e la sicurezza sul lavoro sono gli ambiti che per primi, in ordine di tempo, sono stati standardizzati, ma esistono molte altre certificazioni più specializzate.
In particolare, la Certificazione Energetica è andata ad aggiungersi a quelle d’applicazione generale, perché ogni azienda, a qualsiasi settore merceologico appartenga, deve tener conto delle normative sull’efficienza energetica. Tanto più oggi, mentre il tema è caldissimo.
Ogni Energy manager sa che l’implementazione dell’SGE (Energy Management System) è un’attività imprescindibile per il corretto funzionamento dell’azienda. Non si tratta solo di abbattere i costi gestionali generali (risparmiando sulla spesa energetica), ma di creare un sistema virtuoso che miri al miglioramento continuo delle prestazioni in termini di efficienza energetica e, più in generale, di produttività. Significa scegliere i macchinari più innovativi ed efficienti, ridurre sprechi ed emissioni, orientarsi letteralmente verso il futuro. Non esiste più un confine netto tra produzione, efficienza, sicurezza, sostenibilità e qualità. Difatti lo standard ISO 50001 si basa sugli elementi comuni che si trovano in tutte le norme relative ai sistemi di gestione: qualità (ISO 9001), ambiente (ISO 14001), salute e sicurezza sul lavoro (ISO 45001).
Soprattutto le aziende energivore, gravate quindi da obblighi legali in materia, possono trovare nella certificazione energetica ISO 50001 una soluzione e un’opportunità. Una soluzione perché le realtà certificate non dovranno ottemperare agli obblighi di diagnosi energetica; un’opportunità perché la ISO 50001 è abbastanza recente e gli sforzi fatti potranno essere dichiarati, visibili a tutti.
Quando per implementare un sistema di efficientamento industriale ci si rivolge a una ESCo, Energy Service Company, è importante verificarne:
Le norme tecniche italiane UNI CEI 11352 e UNI CEI 11339 in relazione alle quali le ESCo possono certificarsi volontariamente, garantiscono tali risultati, permettendo alle aziende di saltare tutti i controlli necessari per verificare la validità del potenziale partner.
La scelta di un’ESCo certificata, dunque, concorre al raggiungimento del massimo livello di efficienza energetica possibile e porta interessanti vantaggi economici.
Infatti, è bene sapere che solo le ESCo certificate possono:
Tirando le somme, organizzare l’azienda in maniera finalizzata ad ottenere la Certificazione energetica ISO 50001 è un investimento che si riflette non solo sui consumi, ma anche sulla reputation.
A sua volta, preferire un fornitore di energia che abbia l’efficienza energetica tra le proprie priorità dà innegabili vantaggi, dei quali abbiamo parlato nel paragrafo precedente.
Per scovare i fornitori più virtuosi e affini alle proprie esigenze nell’affollato mondo dei player dell’energia, è utile che l’Energy manager si avvalga di un marketplace online evoluto, capace di mettere in contatto le aziende con un nutrito numero di operatori preselezionati del settore gas&power, finanziariamente solidi e anche dotati delle opportune certificazioni di massima efficienza energetica.
L'unica newsletter che ti dà le chiavi per gestire facilmente il tuo contratto energia.
Questa serie di white paper si propone di aiutarvi a comprendere: le basi del mercato dell'energia, i prezzi dell'energia e la gestione dei vostri contratti energetici B2B, per...
Leggi di più >Questa serie di white paper si propone di aiutarvi a comprendere: le basi del mercato dell'energia, i prezzi dell'energia e la gestione dei vostri contratti energetici B2B, per permettervi di ottimizzare i vostri costi energetici.
Negli ultimi mesi del 2021 abbiamo assistito a un rally dei prezzi del gas e dell’energia elettrica senza precedenti e sebbene i prezzi da gennaio a oggi siano lontani dal picco...
Leggi di più >Negli ultimi mesi del 2021 abbiamo assistito a un rally dei prezzi del gas e dell’energia elettrica senza precedenti e sebbene i prezzi da gennaio a oggi siano lontani dal picco di fine dicembre, il valore assoluto rimane piuttosto elevato.
Insieme ai prezzi, anche la volatilità è aumentata nel corso dell’anno scorso e, se a inizio anno si potevano avere oscillazioni di 1, 2, massimo 3 €/MWh al giorno, alla fine 2021 i 10, i 20 o addirittura i 30 €/MWh di differenza fra un giorno e l’altro erano oscillazioni considerate quasi normali.
L’intera filiera del gas e dell’energia elettrica ha subito l’impatto di queste dinamiche, che hanno avuto conseguenze importanti a tutti i livelli e i cui strascichi hanno probabilmente cambiato l’assetto di un intero settore.
Per quanto riguarda il settore della vendita di energia e gas, sia i fornitori che i clienti hanno dovuto affrontare delle conseguenze di quanto successo sui mercati all’ingrosso.
Risulta dunque estremamente critica la gestione di un portafoglio di vendita in condizioni di mercato come quelle viste negli ultimi mesi. Il problema non sono i margini, ovvero i guadagni dati dall’attività di vendita, ma la sostenibilità in termini di cassa, finanza e rischi che devono sopportare i fornitori per poter svolgere l’attività.
i fixing basate su prezzi storici confrontano i prezzi futures in quel momento con quelli di periodi simili in altri momenti. Anche con l'incertezza vissuta nello scorso periodo, il tool è in grado di determinare che i prezzi stanno aumentando e, anche se non sono prezzi bassi (dato che la situazione era quella che era), l'opzione migliore era comunque quella di eseguire fixing per mitigare l'impatto della volatilità che sarebbe arrivata. Queste raccomandazioni arrivano proprio nel momento peggiore, da maggio 2021 e per tutto l'anno rimanente.
Sia per i fornitori che per i clienti l’aumento dei prezzi e della volatilità ha provocato criticità delle quali ancora non è ancora del tutto espresso l’effetto.
Per il 2022, è possibile aspettarsi alcune conseguenze di questa situazione, prima fra tutti la diminuzione del numero di operatori attivi nella vendita di energia elettrica e gas. Diverse società, sia in Italia che in Europa, hanno dovuto tirare i remi in barca e sospendere l’attività a causa delle difficoltà finanziarie ed è probabile che il numero degli operatori costretti a ritirarsi possa aumentare nel corso di quest’anno.
D’altra parte, l’alta volatilità che dovrebbe caratterizzare i mercati ancora per diverso tempo potrebbe offrire non solo criticità, ma anche occasioni di ottimizzazione, a prescindere dal trend dei prezzi che si verificherà nel corso dell’anno.
E’ probabile che dopo un 2021 così estremo, un maggior numero di clienti industriali sarà interessato alla gestione attiva della propria fornitura (prezzo variabile con fixing), che si è dimostrata una formula flessibile e capace di ottimizzare i costi, se correttamente impostata. Poter approfittare di un mercato al ribasso ma avere la possibilità di tutelarsi in caso di rialzi, risulta un modello utile per affrontare i mercati energetici sempre più volatili.
Questo, unito alla diffusa attenzione anche mediatica suscitata dall’escalation dei prezzi degli ultimi mesi, creerà un generale aumento della curiosità e della necessità di informazioni sulle dinamiche dei mercati. Non sarà più solo il prezzo, probabilmente, a convincere i clienti, ma la capacità di offrire un supporto strutturato alle scelte, fornendo le informazioni rilevanti e la competenza sui mercati energetici che consentano ai clienti di gestire al meglio la propria fornitura in tutte le situazioni di mercato.
Insomma, il rally dei mercati del 2021 avrà un impatto notevole anche per il prossimo futuro.
E’ ormai fatto noto che ci sia una vera e propria crisi energetica in atto. I prezzi del gas e dell’elettricità hanno concluso un primo trimestre record, in continuità con i...
Leggi di più >E’ ormai fatto noto che ci sia una vera e propria crisi energetica in atto. I prezzi del gas e dell’elettricità hanno concluso un primo trimestre record, in continuità con i pesanti aumenti avvenuti a fine 2021. Basti pensare che il PUN (Prezzo Unico Nazionale) ha consolidato un Q1-2022 di poco inferiore ai 250 €/MWh, mentre per il gas naturale PSV i primi tre mesi di consegne spot (Day Ahead) si sono attestati poco sotto ai 100 €/MWh.
Gli effetti di questi aumenti si stanno sentendo pesantemente su tutti i fronti e pesano in particolar modo sui consumatori finali, che si trovano a far fronte a costi energetici sempre più insostenibili. Anche se sono entrate in vigore alcune misure per il contenimento dei costi, come l’azzeramento di alcune voci della fattura energetica (gli oneri generali di sistema) o la riduzione dell’IVA su alcune tipologie di fornitura, con il prezzo della materia prima di 3 o 4 o addirittura 5 volte maggiore rispetto a un anno fa, il costo energetico complessivo è comunque lievitato.
Non solo i clienti finali sono in grave difficoltà, ma nella filiera energetica una posizione piuttosto delicata (per usare un eufemismo) oggi tocca ai fornitori. Le aziende attive nel settore della vendita di energia elettrica e gas naturale si trovano ad affrontare delle difficoltà senza precedenti (come abbiamo detto anche nell’articolo Fornitori e clienti: conseguenze dei prezzi di mercato alle stelle). L’aumento dei prezzi e della volatilità sui mercati all’ingrosso ha comportato, ormai da mesi a questa parte, un aumento dei costi legati all’approvvigionamento e alle coperture del rischio del portafoglio, entrambi elementi strettamente legati al prezzo.
Non solo aumento dei costi, a fronte spesso di margini fissati contrattualmente in periodo pre-crisi, ma anche aumento delle necessità finanziarie e di liquidità legate all’attività di compravendita di energia o gas, anch’esse proporzionali rispetto ai prezzi e alla volatilità dei mercati. Per acquistare gas o energia elettrica, infatti, gli operatori devono fornire garanzie finanziarie o liquidità a copertura dei loro acquisti e nella maggior parte dei casi si tratta di incrementi di garanzie da 5 a 10 volte i valori precedenti.
Per non parlare dello squilibrio di cassa, strutturale e naturale per una società di vendita, che paga l’energia o il gas acquistato (e gli oneri di sistema relativi) con 1-2-3 mesi di anticipo rispetto al momento dell’incasso da parte dei clienti. Con l’aumento dei prezzi e il protrarsi di questa alterazione del mercato, il disallineamento fra entrate ed uscite si è fatto a dir poco difficoltoso, per qualcuno addirittura fatale.
Tutto questo ha danneggiato in modo importante la situazione finanziaria ed economica delle società del settore, alcune delle quali hanno dovuto sospendere l’attività di vendita di energia o gas.
Ma il peggio, probabilmente, deve ancora venire, ovvero il momento in cui sui fornitori peserà a pieno anche l’effetto delle rateizzazioni delle bollette concesse ai consumatori domestici o alle imprese, a cui si andrà a sommare l’aumento della morosità dei clienti di fronte agli aumenti degli ultimi mesi. Le società del settore, aziende fino a sei mesi fa per lo più sane e ben gestite, potrebbero trovarsi impossibilitate a sopportare il protrarsi di queste condizioni di mercato a causa di una situazione finanziaria così difficilmente gestibile.
La gravità della situazione non è passata inosservata e molte sono state le richieste di supporto rivolte dalle associazioni di operatori del settore alle autorità competenti, sia in Italia che all’estero. La difficoltà di accesso alla finanza e alla liquidità in un momento grave e particolare come l’attuale è uno dei nodi dei diversi appelli degli ultimi mesi.
Anche da parte della European Federation of Energy Traders, primaria associazione europea di operatori del settore, è stata sottolineata la necessità di un supporto di emergenza di liquidità e finanza che consenta agli operatori di sopravvivere e ai mercati energetici di continuare a funzionare. Già, perché una ulteriore conseguenza dei prezzi così alti è il crollo della liquidità sui mercati, a causa del fatto che sempre meno operatori hanno la finanza necessaria per negoziare i prodotti della curva forward sui mercati organizzati.
La mancanza di un mercato liquido potrebbe impedire agli operatori di effettuare le operazioni di copertura non solo dei proprio portafogli di vendita ai clienti finali, ma anche del gas importato dall’estero o iniettato in stoccaggio, così come dell’energia elettrica prodotta dalle centrali. Insomma, il crollo della liquidità potrebbe impedire il regolare funzionamento dei mercati energetici e minare alla base l’esistenza di un mercato libero.
Ad essere onesti, è difficile anche per l’EU riuscire ad intervenire con manovre centralizzate che non penalizzino gli sviluppi futuri del settore e il raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo in termini di mix energetico e emissioni. La tutela del consumatore finale è una contingenza assolutamente necessaria, ma è necessario anche salvaguardare la salute del settore nel medio/lungo termine.
Ad esempio, modificare la remunerazione degli impianti rinnovabili non incentivati mettendo un tetto massimo al prezzo per l’energia prodotta potrebbe provocare non solo gravi danni economici per le società interessate (che magari non hanno approfittato dell’aumento dei prezzi perché avevano effettuato coperture di lungo periodo a prezzi inferiori), ma anche portare al calo dell’appetito degli investitori del settore e questo, a sua volta, comprometterebbe il percorso di decarbonizzazione stabilito per i prossimi decenni.
Ugualmente, l’introduzione di un massimale al prezzo di gas o energia elettrica o una modifica del meccanismo di formazione dei prezzi spot a livello locale introdurrebbe distorsioni che avrebbero un impatto anche sulla curva forward e che, nel lungo periodo, potrebbero influenzare negativamente l’integrazione fra i mercati europei, così come lo sviluppo di investimenti in produzione rinnovabile o risparmio energetico.
Insomma, sembra sempre più difficile riuscire a salvare, come si suol dire, “capra e cavoli”. Solo una rapida risoluzione della situazione in Ucraina potrebbe, forse, riuscire a riportare i mercati verso una condizione di stabilità ed è piuttosto probabile che un ritorno alla “normalità” non avvenga, in ogni caso, in tempi brevi, né per quanto riguarda il livello dei prezzi, né per lo stato di salute del settore.
Rimani aggiornato con le informazioni sulla gestione dei contratti di fornitura energetica B2B.
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