Parte 1: Capire le formule di prezzo dei contratti energetici
1. Introduzione >
2. Il prezzo della fornitura >
3. Indicizzazione: come funziona? >
4. Formule di indicizzazione >
5. Esempi di indicizzazione >
6. E il prezzo variabile con fixing? >
7. Granularità dei fixing: pro e contro >
8. Per finire >

1. Introduzione
Un po' come per tutti i beni di consumo, ciò che accade sui mercati all’ingrosso, a livello di prezzi (soprattutto ma non solo), si ripercuote sui mercati al dettaglio e, nel nostro caso specifico, sulle forniture ai clienti finali per energia elettrica e gas naturale.
Tutti coloro che hanno una posizione o una esposizione naturale sono esposti al rischio che i prezzi oscillino e che l’effetto comporti per loro un sovra costo o un minor profitto. Si parla di esposizione naturale quando l’acquisto o vendita di gas o energia non è un’opzione, ma è necessario e improrogabile. Ad esempio, un cliente industriale che produce acciaio o cemento o vetro ha una esposizione naturale, perché ha necessità di energia elettrica (o gas) per alimentare il suo ciclo produttivo e per questo motivo, di base, ha una esposizione implicita al rischio che il prezzo dell’energia (o del gas) oscillando comporti per lui un costo eccessivo.
In realtà, a voler essere obiettivi, tutti i consumatori hanno una esposizione naturale. Certo è che per qualcuno questa esposizione pesa di più e per qualcun altro pesa di meno. Pensiamo alla fornitura di “luce e gas” di casa: il rischio prezzo esiste anche lì, ma difficilmente viene percepito, tranne in periodi particolari come, ad esempio, negli ultimi mesi del 2021, quando l’exploit dei prezzi di energia e gas ha avuto un impatto sensibile sui costi delle utenze domestiche di tutti.
La presa di coscienza del rischio prezzo si è accentuata sul finire del 2021 anche per i consumatori industriali per i quali i costi energetici non hanno (forse è meglio dire “non avevano”) un peso determinante nel margine industriale, ovvero per i clienti “non energivori”. La possibile perdita di margine o competitività ha reso evidente la necessità di gestire adeguatamente la propria esposizione al rischio di oscillazione dei prezzi (ovvero, nello specifico, salgano). Ecco perché è importante conoscere le diverse opzioni a disposizione quando si tratta di fornitura di energia elettrica o gas.
"La presa di coscienza del rischio prezzo si è accentuata sul finire del 2021 ...La possibile perdita di margine o competitività ha reso evidente la necessità di gestire adeguatamente la propria esposizione al rischio...Ecco perché è importante conoscere le diverse opzioni a disposizione quando si tratta di fornitura di energia elettrica o gas."
La negoziazione di un contratto di fornitura è un processo periodico per tutti i clienti industriali. Ogni cliente ha il suo metodo di scelta del fornitore e del contratto di fornitura, perché ciascuno ha preferenze, abitudini o aspetti specifici che influiranno sulla sua scelta.
Spesso la scelta del fornitore passa in secondo piano rispetto alla valutazione delle migliori condizioni di fornitura fra le diverse offerte ricevute. Molte sono gli aspetti che devono essere valutati, ma spesso la discriminante delle scelte è il prezzo, ovvero l’elemento che determina in modo diretto il costo della fornitura e che dunque assume una rilevanza primaria.
Il prezzo è composto da diverse voci di costo, non tutte negoziabili.
Materia prima
Questa è la quota che comprende il costo dell’energia elettrica o del gas naturale che si consumerà ed il mark up del fornitore che include una quota a copertura dei costi sostenuti per la commercializzazione, la vendita e infine il margine commerciale. Il costo della materia prima è solitamente la maggiore discriminante fra le offerte dei diversi fornitori ed è dunque quello su cui si concentra la negoziazione o in generale la valutazione della proposta commerciale.
OnerI
Sia per l’energia elettrica che per il gas naturale, l’Autorità per Energia Reti e Ambiente (ARERA) fissa dei costi a copertura dei diversi servizi necessari all’intera filiera per trasmissione/dispacciamento (per l’energia elettrica), trasporto/distribuzione (per il gas naturale), misurazioni e altri oneri di sistema. Queste componenti di costo vengono ribaltate dal fornitore nella fattura del cliente e non costituiscono un elemento di negoziazione.
Imposte, accise, IVA
Questi costi sono dovuti per legge e non sono a discrezione del fornitore.
È solo sulla quota “materia prima” che è possibile fare ottimizzazione dei propri costi energetici. Un “solo” non da poco considerando che rispetto al totale (IVA imposte e accise incluse) pesa, a seconda di prezzi di mercato, fra il 35% e il 55% del totale (il peso della componente materia nel corso dell’inverno 2021, considerando l’eliminazione di alcuni oneri per far fronte al caro energia e l’alto livello dei prezzi, è molto superiore al range citato).
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2. Il prezzo della fornitura
La scelta del prezzo della propria fornitura deve essere fatta nel momento in cui si richiede l’offerta ai fornitori. Tendenzialmente questo comporta una presa di posizione netta che, da un lato, predilige l’aspetto della sicurezza offerta dal prezzo fisso, oppure, dall’altro, l’opportunità di risparmio offerta da un prezzo variabile.
2.1 Prezzo fisso
Acquistare energia elettrica o gas a prezzo fisso significa bloccare in sede di stipula del contratto il prezzo della propria fornitura per tutta la durata del periodo considerato, definendo in anticipo i costi (a meno di variazioni dei volumi consumati) e le cifre da considerare nel proprio budget, ma rinunciando alla possibilità di ulteriore risparmio qualora, in futuro, i prezzi del mercato dovessero abbassarsi.
2.2 Prezzo variabile
Stipulare un contratto a prezzo variabile (o indicizzato, che dir si voglia), invece, consente di approfittare di eventuali ribassi nel corso del periodo di fornitura, rimanendo però esposti al rischio che i prezzi salgano in corso d’opera. In questo caso il prezzo della materia prima non è noto prima del periodo di consumo ed è soggetto a oscillazioni che seguono l’andamento dei mercati.
2.3 Prezzo fisso vs Prezzo variabile
Nel momento della stipula di un contratto, prezzo fisso e prezzo indicizzato (almeno in teoria) sono equivalenti, ovvero numericamente, la formula di indicizzazione ha lo stesso valore del prezzo fisso proposto dal fornitore, includendo da entrambe le parti tutti i costi accessori come modulazione, sbilanciamento, margine del fornitore. Nel corso del tempo, poi, il prezzo indicizzato si muove seguendo l’andamento del mercato e si allontana dunque dal prezzo fisso. Solo ex-post è possibile valutare la bontà della scelta.

Entrambe le due opzioni offrono vantaggi e svantaggi e ciascun cliente può sentirsi più a suo agio con una piuttosto che con l’altra, a seconda dell’attitudine, delle abitudini, dei driver che guidano le sue scelte.
In entrambi i casi, però, una volta effettuata la scelta e firmato il contratto, la flessibilità è nulla e si è dunque nell’impossibilità di cambiare idea in corso di fornitura, se la scelta si è rivelata poco fortunata.


2.4 Il mix: Prezzo variabile con fixing
Esiste però una formula di prezzo “ibrida”, ovvero un mix fra le opzioni precedenti, che prevede la contrattualizzazione della fornitura a prezzo variabile con, in aggiunta, l’opzione di fixing. In questa configurazione, è possibile scegliere, a seconda dell’andamento previsto per i prezzi di mercato, se mantenere la propria fornitura completamente a prezzo variabile o se richiedere un “fixing”, ovvero un prezzo fisso, per una porzione a scelta dei propri consumi (una quota dei propri consumi di un mese/un trimestre/un anno).
Questa formula di prezzo, infatti, consente di gestire attivamente il proprio contratto di fornitura, con un approccio spesso definito da “portfolio management”
La flessibilità offerta da questa tipologia di fornitura è la massima possibile: se la previsione è che i prezzi possano salire in futuro, si può scegliere di fissare fino al 100% dei propri volumi contrattuali su un determinato periodo (un mese/un trimestre/un anno); se si prevede un ribasso è possibile attendere mantenendo il prezzo non fissato, potenzialmente fino al (e incluso il) periodo di consumo, per una quota o per tutto il volume.

Il potenziale di questa formula di prezzo è tanto maggiore quanto più è il tempo a disposizione per compiere le proprie scelte su eventuali fixing, e dunque maggiore è il periodo che intercorre fra la firma del contratto con il fornitore e l’inizio del periodo di consumo. Avere molti mesi (in alcuni casi anni addirittura) per poter seguire l’andamento dei mercati e richiedere i fixing desiderati consente di poter approfittare delle opportunità date dalle oscillazioni dei prezzi nel tempo, dilazionando i fixing e diminuendo la possibilità che questi vengano richiesti proprio nel periodo meno favorevole. In periodi di prezzi molto alti, per esempio, non essere costretti a compiere una scelta che potrebbe penalizzare l’azienda, soprattutto se ci si trova in periodi di “congiuntura” in cui diversi fattori estremi condizionano fortemente il mercato, è un vantaggio non trascurabile (si ha la tranquillità di poter aspettare che la congiuntura si attenui, eventualmente). Nel caso opposto, altrettanto vantaggio è dato dalla possibilità di poter approfittare di ribassi importanti (vedi periodo covid nella primavera/estate 2020) per fissare il prezzo della propria fornitura per gli anni successivi.
La fornitura a prezzo variabile con fixing è solitamente un’opzione possibile solo per clienti con consumi importanti di energia elettrica o gas (o aggregati di clienti come consorzi o gruppi di acquisto) e consente di ottimizzare il prezzo della materia prima con maggiore flessibilità rispetto alle formule di prezzo tradizionali, avvicinando di fatto i clienti al mondo dei grossisti e al mercato all’ingrosso. Questa formula di prezzo, infatti, consente di gestire attivamente il proprio contratto di fornitura, con un approccio spesso definito da “portfolio management”, ovvero seguendo le dinamiche dei mercati e operando delle scelte di fixing più volte in un anno.
Per poter gestire correttamente un contratto a prezzo variabile con fixing è necessario comprendere dunque come funzionano i mercati all’ingrosso, quali prodotti possono essere negoziati e quali elementi possono influenzare i prezzi del gas e dell’energia elettrica.
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3. Indicizzazione: come funziona?
Il concetto di prezzo fisso è comune in molti aspetti della nostra vita, non è un elemento che caratterizza solo la fornitura di energia elettrica o gas naturale e dunque risulta piuttosto semplice da comprendere. Al di là dei calcoli fatti dal fornitore per valorizzare la fornitura con un prezzo fisso, dunque, il funzionamento in corso d’opera non suscita grandi interrogativi e, banalmente, il costo della fornitura, in ogni mese, è dato dal prodotto di prezzo fisso per quantità consumate (per l’energia elettrica eventualmente differenziato su fasce orarie/picco e fuori picco).
Più complicato invece può risultare la comprensione del concetto di indicizzazione. Un prezzo indicizzato, o variabile, è un prezzo che varia al variare di un indice preso a riferimento e il cui valore finale si determina solo nel momento della chiusura della posizione, ovvero, nel caso della fornitura, nel mese di consumo o tuttalpiù pochi giorni prima.
L’indicizzazione è un meccanismo che nasce nel momento in cui il valore di un bene viene agganciato all’andamento di un indice, di un prezzo, di un mercato che ha una relazione importante con il bene stesso. Un esempio piuttosto comune può essere il mutuo a tasso variabile. Il valore delle rate non è fissato in anticipo, ma dipende dall’andamento del costo del denaro, espresso attraverso un indice chiamato Euribor (il tasso che le banche pagano alla Banca Centrale per prendere in prestito il denaro). Tanto più è alto l’Euribor, tanto più è alto il costo del prestito e dunque le rate.
Il prezzo indicizzato si compone di un termine variabile, ovvero l’indice stesso preso come riferimento, e di un fattore correttivo, che serve per poter convertire il benchmark di riferimento in un valore significativo per prezzare il bene. Nell’esempio del mutuo, infatti, difficilmente una banca eroga un mutuo allo stesso tasso che paga essa stessa per prendere in prestito il denaro dalla banca centrale, ma applica un fattore di correzione che copra una serie di elementi, come i costi di gestione, le spese amministrative e, ovviamente, il suo margine per l’operazione.
La stessa tipologia di struttura si ritrova nei contratti di energia elettrica e gas naturale a prezzo indicizzato: il prezzo P è composto tendenzialmente da un termine P0 (o componente fissa) che è il “fattore di correzione” di cui sopra, e un termine Pvar che è l’indice benchmark al variare del quale cambia il prezzo dell’energia o del gas naturale.
P = Pvar + P0
Il Pvar solitamente è un indice dei prezzi dell’energia o del gas sul mercato all’ingrosso, sia esso spot o future, ed è la componente di maggior impatto sul prezzo finale P.
P0, sia per il gas che per l’energia elettrica, è un termine che include i costi di modulazione del profilo (ovvero valorizza la differenza di prezzo che esiste fra i prodotti standard1 del mercato all’ingrosso e il profilo di consumo del cliente, che solitamente varia di ora in ora o di giorno in giorno), i costi di sbilanciamento (che derivano dalla differenza fra i volumi previsti e quelli effettivamente consumati dal cliente), il margine del fornitore e altri costi operativi, non sempre esplicitati. Solitamente, per l’energia elettrica il P0 proposto dal fornitore è diverso per le diverse fasce (F1, F2, F3) o per picco/fuori picco.
Nel momento in cui si contrattualizza una fornitura a prezzo indicizzato, il fornitore definisce il P0 e l’indice di riferimento del mercato all’ingrosso al quale il prezzo viene agganciato. Viene sottoscritta, nella pratica, una formula di prezzo il cui valore si modifica nel tempo in funzione dei movimenti del mercato preso a riferimento.
1 Si chiamano prodotti standard le quantità di gas o energia elettrica che possono essere scambiate sui mercati all’ingrosso. Si definiscono standard perché per agevolare la negoziazione, sono standardizzate le quantità (taglia minima 1 MW), la durata (annuale per i calendar, trimestrale per i quarter, mensile per i prodotti month, settimanale per le week e giornaliera per i prodotti daily) e profilo (baseload/picco/fuori picco per energia elettrica e solo baseload per il gas).
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4. Formule di indicizzazione
Esistono diversi modi per indicizzare i prodotti energetici, in particolar modo in riferimento alle formule utilizzate per la fornitura ai clienti, e si possono discostare, al termine del periodo di consumo, anche parecchio dal prezzo spot di riferimento. Ciascuna indicizzazione ha dei pro e dei contro che devono essere valutati attentamente quando si firma un contratto di fornitura.
Le formule più semplici utilizzano i prezzi spot2. Questa tipologia di indicizzazione offre il vantaggio di essere di immediata comprensione e la possibilità di beneficiare di ribassi che avvengono nel corso del periodo di consumo. Di contro, la variabilità dei prezzi spot nel periodo di consumo, unita alla variabilità dei consumi stessi, non consente una pianificazione agevole dei costi energetici. Poiché i prezzi future (o forward3) sono espressione dell’aspettativa degli operatori per i prezzi spot che si consuntiveranno in futuro (considerati una “proxy”, ovvero una approssimazione, di ciò che si realizzerà nel corso della delivery), prima dell’inizio del mese di consumo si può far riferimento ai prezzi forward per valorizzare il profilo dei mesi successivi e valutare il peso dei costi energetici.
Altre formule di prezzo utilizzano il prezzo future come indice di riferimento: queste offrono la certezza di un riferimento ufficiale “tracciabile”, da un lato, unita alla conoscenza del prezzo finale prima dell’inizio del periodo di delivery. In questo modo, le dinamiche che impattano i prezzi spot e che ne determinano la volatilità risultano irrilevanti nel corso del periodo di consumo. Di contro, però, i ribassi che si possono verificare sul mercato spot in corso d’opera non possono essere colti come occasione di risparmio.

Oltre all’indicizzazione spot o future, un’altra “dimensione” che caratterizza le diverse indicizzazioni riguarda l’ubicazione del mercato di riferimento. Per l’energia elettrica o il gas consumato in Italia sembra immediato utilizzare dei riferimenti di prezzo (degli indici) del mercato italiano, ma a volte non è così. Poiché la liquidità di alcuni mercati è più alta rispetto ad altri, spesso, soprattutto per il gas, si utilizza un indice di riferimento che geograficamente non è lo stesso rispetto al mercato locale sul quale si opera. Il PSV in Italia, per esempio, è meno liquido del TTF (mercato olandese), ma poiché fra i prezzi che si formano sui due mercati, seppur geograficamente distanti, esiste una forte correlazione, (i movimenti di prezzo al PSV seguono piuttosto fedelmente i movimenti del TTF) spesso il gas italiano viene indicizzato al TTF (+ o - spread4).
Utilizzare dei riferimenti di prezzo “esterni” al mercato locale su cui si opera o consuma è tipico dei mercati che, soffrendo di scarsa liquidità, spesso non consentono negoziazioni rapide su tutti i prodotti della curva forward. L’indicizzazione ha senso, però, solo quando la correlazione fra i due prezzi è significativa e dunque è possibile usare un indice (+ o - spread) per replicare il prezzo locale.
Poiché il PSV è molto più liquido sui prodotti short term come il day ahead, chi ha un contratto a prezzo variabile puro o è propenso a mantenere una parte della fornitura a prezzo variabile anche in delivery, può beneficiare maggiormente di una indicizzazione al PSV, poiché risulta di più semplice comprensione. Chi invece desidera poter richiedere numerosi fixing, viceversa, potrebbe trarre maggiore vantaggio da una indicizzazione a TTF+Spread che consente al fornitore di offrire il servizio di fixing a costo inferiore.
Nonostante le diverse formule esistenti, la logica alla base delle indicizzazioni, però, rimane una sola: trovare un benchmark di prezzo che sia efficace ed efficiente e che consenta di avere un mercato liquido di riferimento i cui i prezzi siano sempre espressione fedele delle aspettative degli operatori rispetto agli equilibri degli elementi fondamentali rilevanti per i prezzi.
2. Si chiamano mercati spot quelli in cui si scambia energia elettrica o gas sul brevissimo termine e il prodotto spot per eccellenza è tipicamente il day ahead. Il prezzo spot è il prezzo di riferimento orario per l’energia o giornaliero per il gas in delivery. In Italia per esempio il PUN è il prezzo di riferimento del mercato spot dell’energia elettrica.
3. I prodotti forward o future sono prodotti scambiati fra controparti (i primi) o direttamente sui mercati regolati (i secondi) e che prevedono una delivery differita nel tempo.
4. Si è soliti usare il termine spread per esprimere la differenza fra due prodotti negoziabili, per esempio TTF Day Ahead e PSV Day Ahead. Numericamente lo spread è dato da una semplice sottrazione, prezzo del primo meno prezzo del secondo (Es: spread PSV-TTF = prezzo PSV – prezzo TTF per lo stesso prodotto). Generalmente si calcolano gli spread su prodotti o mercati che sono fra loro affini o correlati e si analizza il valore dello spread per evidenziare l’evoluzione del differenziale nel tempo.
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5. Esempi di indicizzazione
In generale, esiste una varietà di formule di indicizzazione fra le quali scegliere ed è difficile riuscire a elencarle tutte. Parlando di energia elettrica, alcune formule di indicizzazione sono particolarmente diffuse, ovvero il PUN orario (PUNh) e il PUN medio baseload o aritmetico baseload (PUNaBL). Entrambe queste formule sono indicizzazioni spot, ovvero fanno riferimento ad un indice che si forma giorno per giorno sul mercato di breve termine.
5.1 - PUN orario (PUNh)
Nella formula a
PUNh il prezzo P è dato dalla somma fra il termine P
0 (come sopra, un solo P
0 fisso per tutta la durata contrattuale) e il prezzo P
var. Questo non è altro che la media del PUN (in €/MWh) di ogni ora del mese pesata rispetto al consumo orario in MWh (si paga, cioè, in ogni ora in cui si consuma, semplicemente il prezzo del PUN in quell’ora).
- Pvar = Σ(PUN orario x consumo orario)per ogni ora del mese : consumo totale del mese
5.2 - PUN medio baseload o PUN aritmetico baseload (PUNaBL)
Nella formula a
PUNaBL il prezzo P
varr è dato dalla media aritmetica del PUN (in €/MWh) di ogni ora del mese e non dipende quindi dal consumo nelle singole ore. Il termine P
0 è diverso per ogni fascia F1-F2-F3 o per il picco/fuori picco, viene stabilito in sede contrattuale e rimane invariato nel corso del periodo di fornitura.
- Pvar = media aritmetica PUN orario
Entrambe le formule a PUN proposte utilizzano lo stesso tipo di indice, ma il primo viene pesato rispetto ai consumi, il secondo utilizza una media aritmetica mensile e la applica al volume consumato.
I clienti più grandi o con un dipartimento di energy management preposto solitamente sono in grado di rispettare i programmi di consumo e di gestire il rischio modulazione e, dunque, dovrebbero trarre maggior beneficio da una formula a PUNh. Con questa formula, inoltre, i clienti che hanno la capacità di modulare con flessibilità il proprio consumo possono concentrare il fabbisogno energetico nelle ore/fasce a costo minore, risparmiando notevolmente.
Al contrario, per i clienti che hanno minor capacità di stimare con precisione il proprio profilo di consumo e che non hanno flessibilità, la scelta migliore è la formula PUNaBL, che permette di delegare il rischio modulazione al fornitore pagando semplicemente un P0 tendenzialmente più alto. Questa formula, inoltre, risulta molto conveniente anche per profili di consumo molto variabili e di difficile previsione.
Parlando di gas naturale le formule di indicizzazione più comuni, che si tratti di PSV o TTF come mercato di riferimento, sono il Month Ahead (MA) e il Day Ahead (DA).
5.3 - Month Ahead (MA)
Nella sua versione più semplice (ce ne sono diverse!) il P
var è calcolato come la media aritmetica delle quotazioni del prodotto Month Ahead pubblicate in tutti i giorni del mese precedente a quello di prelievo dal data provider ICIS Heren, il più utilizzato nel mondo gas europeo.
- Pvar = media aritmetica quotazioni Month Ahead del mese precedente
Ad esempio, al termine dell’ultimo giorno lavorativo del mese di aprile saranno consuntivati tutti i prezzi medi giornalieri del prodotto Month Ahead (ovvero il “mese avanti” rispetto al mese di aprile, cioè maggio) pubblicati da ICIS Heren.
Il prezzo Pvar MA sarà dunque la media aritmetica di questi prezzi medi giornalieri della quotazione Month Ahead.
- Pvar MAG= (P_MA01/apr+ P_MA02/apr+ P_MA03/apr+ …)/giorni lavorativi di aprile
Con questa formula il prezzo è noto già l’ultimo giorno lavorativo del mese precedente al mese di consumo. Si parla in questo caso di indicizzazione forward (o future) perché l’indice di riferimento è un prodotto quotato sul mercato future. Questo tipo di formula è più indicato per i clienti che necessitano una stima dei costi energetici (quantomeno per la parte del prezzo) prima dell’inizio del mese di consumo.
5.4 - Day Ahead (DA)
Nella formula a
DA il prezzo P
var è dato dalla media dei prezzi Day Ahead (giornalieri) di ogni giorno del mese. Anche in questo caso, la quotazione del P_DA
giornaliero è solitamente pubblicata da ICIS Heren.
- Pvar MAG= (P_DA01/apr+ P_DA02/apr+ P_DA03/apr+ …)/giorni di aprile
Il prezzo è dunque calcolato come media aritmetica semplice di valori giornalieri.
Esiste anche la variante calcolata come media dei prezzi giornalieri Day Ahead pesata rispetto ai consumi giornalieri. Il prezzo Pvar da applicare al consumo di gas mensile è dunque data dalla somma (Σ) del prodotto fra prezzo giornaliero DA e consumo dello stesso giorno, il tutto diviso per il totale del consumo mensile (media pesata rispetto ai consumi).
- Pvar = Σ(P_DAgiornaliero x consumo giornaliero)per ogni giorno del mese : consumo totale del mese
Con questa formula (in entrambe le varianti) il prezzo del gas consumato è noto solo all’ultimo giorno del mese di consumo.
5.5 - Conclusione
Ciascuna indicizzazione ha i suoi pro e contro. Le formule di indicizzazione spot offrono la possibilità di sfruttare ribassi nei prezzi anche nel corso del periodo di consumo, ma di contro non consentono il controllo dei costi o quantomeno una stima precisa prima del termine del mese di consumo.
Le formule con indicizzazione future, come il Month Ahead, invece, consentono di conoscere il prezzo dell’energia o del gas consumato prima dell’inizio del mese di consumo, ma non consentono di sfruttare i ribassi che si dovessero realizzare all’interno del mese di competenza.
In generale, nel momento in cui viene richiesta un’offerta di fornitura, le diverse formule di indicizzazione si equivalgono, ovvero a livello numerico la valorizzazione del P, dato dalla somma di Pvar e P0, è sostanzialmente uguale fra le diverse formule proposte dallo stesso fornitore. È con il passare del tempo ed i movimenti del mercato che le formule assumono valori differenti.
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6. E il prezzo variabile con fixing?
La formula di prezzo variabile con opzione di fixing ha la stessa struttura di un prezzo variabile (così come esposto sopra), ma include la possibilità di richiedere una quotazione per una quota (10%/20%/25% … 1 MW/2MW/…) di volumi (mensili/trimestrali/annuali) che vada a fissare il Pvar, rendendolo di fatto un prezzo fisso per la quota parte di volumi oggetto di fixing.
Poiché il Pvar è solitamente riferito al mercato all’ingrosso (spot o future), nel momento in cui viene richiesto un fixing, il fornitore fornisce al cliente una proposta di prezzo fisso che deriva dal prezzo del mercato in quel momento.
Ogni contratto di fornitura che rientra in questa categoria ha delle peculiarità. Per esempio, certamente, fra un fornitore e l’altro, saranno differenti i P0 applicati nella formula di prezzo, sia perché ciascun fornitore ha uno schema di costi e di margini differenti, sia perché ciascuno valorizza il costo di modulazione o di sbilanciamento in relazione all’aggregato del proprio portafoglio clienti.
Altre differenze possono riguardare la granularità dei fixing possibili, che dipende anche dai consumi del cliente. Maggiori sono i consumi, maggiore è la flessibilità che viene offerta al cliente. Dunque i clienti più grossi hanno spesso la possibilità di richiedere fixing non solo annuali o trimestrali ma anche mensili e il numero di tranches in cui possono essere suddivisi i volumi è maggiore.
La richiesta di fixing ha delle tempistiche che possono variare da fornitore a fornitore, ma una caratteristica di base è la possibilità di richiedere una quotazione nel tempo che intercorre fra la firma del contratto (l’attivazione) e l’inizio della delivery (il consumo) sul mese/trimestre/anno del quale si vuole fissare il prezzo. Non è possibile richiedere un prezzo fisso in corso d’opera, quando cioè il periodo di consumo è già iniziato. Per esempio, un cliente può richiedere un fixing sul Q2 (aprile-maggio-giugno), solo prima dell’inizio del mese di aprile. Il limite massimo per la richiesta dipende dalle condizioni contrattuali, ma indicativamente l’ultimo fixing può essere richiesto fino a pochi giorni prima dall’inizio della delivery.
Per questo motivo è interessante, soprattutto quando si consumano quantitativi consistenti di energia elettrica o gas, poter disporre della maggior granularità possibile per i fixing, oltre ad avere il maggior tempo possibile fra la firma del contratto e l’inizio del consumo.
Esempio: il cliente A e il cliente B firmano il contratto di fornitura di energia elettrica per l’anno 2023 lo stesso giorno, il 1° giugno 2022. Il cliente A ha la possibilità di fare al massimo dei fixing annuali mentre il cliente B ha richiesto una granularità trimestrale.
Il cliente A dovrà richiedere i fixing eventuali nel periodo che va fra la data di attivazione del contratto e gli ultimi giorni di dicembre, perché una volta iniziato il mese di gennaio il fixing annuale non è più possibile (sul mercato all’ingrosso non esiste più un prodotto annuale per il 2023 nel corso di gennaio 2023).
Il cliente B, che ha la possibilità di fare fixing su base trimestrale, avrà lo stesso vincolo solo per il prodotto trimestrale che inizia nel mese di gennaio (il Q1-2023), mentre per gli altri tre trimestri avrà maggiore tempo per compiere eventuali scelte di fixing. Dunque il cliente B potrà avvalersi di tre mesi in più per decidere i fixing sul secondo trimestre, 6 mesi in più per il terzo e 9 mesi in più per il quarto.
Soprattutto in periodi di prolungati ribassi avere maggiore tempo prima dell’inizio del mese di consumo consente di trarre maggiore beneficio da questo tipo di fornitura.
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7. Granularità dei fixing: pro e contro
7.1 - Fixing sull’anno
Avere un contratto con fixing annuali significa che il fornitore offre la possibilità di stabilire in diverse tranche il prezzo da pagare per delle quote di volumi “spalmate” sull’intero anno. Ad esempio, fissare il 25% dei volumi con un fixing annuale vuol dire bloccare il prezzo del 25% dei consumi di tutti i mesi e di tutti i giorni.
Pro e contro
- È adatto a clienti che hanno consumi tendenzialmente stabili nel corso dell’anno e che non hanno quindi un periodo particolare nel quale consumano molto di più o molto di meno e che, quindi, potrebbe necessitare di un fixing ad hoc.
- Entro la fine di dicembre dell’anno prima è definito se l’anno successivo il prezzo della fornitura sarà variabile (se non sono stati fatti fixing), parzialmente variabile (sono stati fissati dei volumi ma non per il 100%) o fisso (fixing del 100% dei volumi).
- Può dunque essere utilizzato dai clienti che, in ottica di budget, vogliono entrare nell’anno di consumo con un prezzo fisso ma preferiscono avere la possibilità di determinare questo prezzo in più tranche (fixing) nel corso dell’anno precedente per diminuire il rischio di fissare tutto il prezzo in un unico momento (magari proprio quando i prezzi sono ai massimi).
- E’ una valida scelta anche per i clienti che vorrebbero avere il tempo di scegliere, con calma e seguendo l’evolversi dei mercati, se mantenere un prezzo variabile o fisso, invece di compiere questa scelta in fretta a fine anno.
- E’ poco laborioso, perché il numero dei fixing da fare è relativamente basso (non un tot per ogni mese o ogni trimestre).
- Durante l’anno di consumo è necessario compiere più alcuna scelta, il che, se da un lato può essere meno faticoso, dall’altro non consente alcuna ottimizzazione infra annuale.
- Per essere uno strumento di ottimizzazione, l’ideale sarebbe che il periodo nel quale valutare i fixing fosse sufficientemente lungo, di qualche mese se non addirittura più di un anno. Avrebbe poco senso scegliere questa modalità firmando il contratto a prezzo indicizzato a novembre e facendo i fixing solo nel corso del mese di dicembre.
7.2 - Fixing sui quarter
Avere un contratto con fixing trimestrali (o sui quarters) significa che il fornitore offre la possibilità di stabilire in diverse tranche il prezzo da pagare per delle quote di volumi in un trimestre dell’anno ben preciso. Ad esempio, fissare il 25% dei volumi con un fixing sul Q1 (primo trimestre dell’anno) vuol dire bloccare il prezzo del 25% dei consumi del mese di gennaio, il 25% dei consumi di febbraio e altrettanto per i volumi di marzo, non compiendo alcuna scelta per i trimestri successivi.
Pro e contro
- È adatto a clienti che hanno consumi poco stabili nel corso dell’anno e che desiderano la possibilità di studiare adeguatamente il pricing dei trimestri nei quali consumano i volumi maggiori.
- Èaltresì adatto per clienti con consumi stabili nel corso dell’anno ma che desiderano avere la possibilità di sfruttare l’ottimizzazione infra annuale, senza dover scegliere il prezzo l’anno precedente quando magari, per gli ultimi mesi dell’anno successivo, è ancora poco chiaro cosa potrebbe succedere sui mercati.
- Consente di arrivare (quasi) all’ultimo momento prima della delivery per compiere la scelta sul trimestre.
- E’ una formula adatta per fissare il prezzo (anche il 100%) solo di alcuni periodi dell’anno, lasciando il resto dei consumi a prezzo variabile o parzialmente variabile. Ad esempio si può scegliere di fissare il prezzo per i trimestri invernali (Q1-Q4) e lasciare Q2 e Q3 a prezzo variabile.
- Richiede certamente un impegno maggiore rispetto al fixing annuale (il numero dei fixing da fare a parità di volumi è 4 volte tanto) e un presidio assiduo sui mercati, per poter compiere le scelte nel momento adatto.
- Non è lo strumento migliore per i clienti che, in ottica di budget, desiderano iniziare l’anno di consumo con un prezzo fisso per tutto l’anno di consumo, perché il risultato di un fixing annuale o di un fixing (contemporaneo) sui 4 trimestri è il medesimo.
Fixing sui mesi
Avere un contratto con fixing mensili significa poter stabilire in diverse tranche il prezzo da pagare per delle quote di volumi in ogni mese di consumo.
Pro e contro
- È adatto a clienti che hanno consumi molto discontinui nel corso dell’anno e che desiderano la possibilità di studiare adeguatamente il pricing dei mesi nei quali consumano i volumi maggiori.
- E’ anche adatto per clienti che, a prescindere dalla regolarità dei consumi, hanno dei volumi molto consistenti da gestire e desiderano dunque spingere al massimo l’ottimizzazione, sia nel corso dell’anno precedente, che nell’anno di delivery.
- Richiede un impegno molto elevato sia per quanto riguarda il numero dei fixing sia per l’attenzione al mercato.
- La possibilità di richiedere i fixing per dei mesi molto lontani (ad esempio per il mese di dicembre nel corso del mese di gennaio) è limitata dal fatto che sul mercato i prodotti spesso non sono quotati. Per questo motivo l’opzione di fixing sui mesi viene spesso combinata con quella dei fixing sui quarters (a dipendenza dei volumi).
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8. Per finire
Quanto fin qui descritto vuole essere un riassunto semplice e pratico di quelli che sono i temi critici legati alla scelta della tipologia di prezzo di un contratto di fornitura e alla gestione dei fixing. Sarebbe presuntuoso da parte nostra pensare di aver qui argomentato a 360° e in maniera esauriente la questione, ma speriamo di aver creato una base utile per successivi approfondimenti.
Per poter concentrare queste poche pagine esclusivamente sul tema “teorico” del pricing della fornitura non abbiamo affrontato altri argomenti importanti, come i mercati energetici, i prodotti negoziati o i fondamentali, ma ne parleremo nella prossima puntata!
A presto dunque e per qualunque domanda, dubbio o informazione, non esitate a contattarci tramite canali social di YEM o dal sito www.yem-energy.it