Negli ultimi mesi del 2021 abbiamo assistito a un rally dei prezzi del gas e dell’energia elettrica senza precedenti e sebbene i prezzi da gennaio a oggi siano lontani dal picco di fine dicembre, il valore assoluto rimane piuttosto elevato.
Insieme ai prezzi, anche la volatilità è aumentata nel corso dell’anno scorso e, se a inizio anno si potevano avere oscillazioni di 1, 2, massimo 3 €/MWh al giorno, alla fine 2021 i 10, i 20 o addirittura i 30 €/MWh di differenza fra un giorno e l’altro erano oscillazioni considerate quasi normali.
L’intera filiera del gas e dell’energia elettrica ha subito l’impatto di queste dinamiche, che hanno avuto conseguenze importanti a tutti i livelli e i cui strascichi hanno probabilmente cambiato l’assetto di un intero settore.
Per quanto riguarda il settore della vendita di energia e gas, sia i fornitori che i clienti hanno dovuto affrontare delle conseguenze di quanto successo sui mercati all’ingrosso.
Fornitori
- Maggiori costi di approvvigionamento della materia prima: per poter soddisfare il proprio portafoglio di clienti, i fornitori hanno dovuto sopportare costi N volte maggiori rispetto a inizio anno, a parità di volumi serviti. Questo è tradotto in un generalizzato aumento del fabbisogno di cassa, tutt’altro che scontato da sopportare soprattutto per gli operatori più piccoli.
- Maggiore squilibrio di cassa: non solo il costo della materia prima, ma anche il naturale squilibrio fra incassi e pagamenti, tipico dell’attività di vendita, ha avuto conseguenze importanti sulla cassa dei fornitori in un contesto di prezzi alle stelle. Infatti, mentre normalmente i clienti finali pagano il gas o l’energia consumata a 30 o 60 giorni (qualcuno addirittura a 90 giorni) dal mese di consumo, il fornitore paga molto prima. Maggiori prezzi ha dunque significato maggiore squilibrio sul cash flow e maggiori difficoltà nella gestione la cassa.
- Maggiori garanzie finanziarie per operare: per acquistare gas o energia elettrica per il proprio portafoglio, gli operatori devono fornire delle garanzie a copertura dei propri acquisti. Poiché le garanzie sono dimensionate rispetto al nozionale (prezzo * quantità) e il loro impiego è proporzionale alla volatilità dei mercati, le garanzie necessarie per operare negli ultimi mesi del 2021 sono aumentate notevolmente, a parità di volumi. Questo aumento delle necessità finanziarie ha comportato enormi difficoltà per gli operatori, soprattutto quelli medio-piccoli, oltre a un aumento dei costi finanziari non trascurabile.
- Maggiore esposizione al rischio: l’attività di vendita ai clienti finali comporta delle esposizioni a diverse tipologie di rischi. Queste sono monitorate, misurate e gestite dai fornitori per poter affrontare la gestione di portafoglio in maniera sostenibile. Con l’aumento dei prezzi e della volatilità, a parità di volumi di portafoglio, i fornitori si sono trovati esposti a rischi molto maggiori, difficili da prevedere e gestire. Parliamo di rischio prezzo, strettamente legato al prezzo di mercato e alla volatilità, e rischio volume, anch’esso valorizzato a prezzo di mercato. Ma l’aumento dei prezzi ha inciso anche su rischio credito e rischio controparte, legati l’uno ai mancati pagamenti dei clienti e l’altro al mancato rispetto degli obblighi contrattuali dei partner commerciali: le conseguenze in entrambi i casi sono una funzione dei prezzi di mercato.
Risulta dunque estremamente critica la gestione di un portafoglio di vendita in condizioni di mercato come quelle viste negli ultimi mesi. Il problema non sono i margini, ovvero i guadagni dati dall’attività di vendita, ma la sostenibilità in termini di cassa, finanza e rischi che devono sopportare i fornitori per poter svolgere l’attività.
Clienti finali
- Maggiori costi di fornitura: molti clienti industriali sono rimasti esposti all’aumento dei prezzi. Chi non si è coperto mesi fa per il periodo invernale, chi ha un contratto a prezzo variabile, da qualche mese a questa parte è in difficoltà. Difficoltà economiche, per il costo vivo dell’energia e del gas che è aumentato, ma anche difficoltà di cassa. Non tutti infatti hanno una gestione attiva dei costi energetici né sono abituati a pianificare la cassa considerando l’esborso per la fornitura energetica.
- Possibile perdita di competitività/margine: chi riesce a ribaltare l’aumentato costo energetico sul prodotto finito rischia di perdere competitività rispetto a competitor che hanno gestito la propria fornitura diversamente. Chi non ha modo di farlo, dall’altra parte, rischia di produrre a margini negativi e molte sono le aziende che fra dicembre e gennaio hanno interrotto la produzione pur di non produrre in perdita. Considerando le difficoltà già sopportate dal tessuto industriale a causa del covid, l’aumento dei costi energetici rischia di aggravare pesantemente la situazione.
- Meno opzioni per il pricing della fornitura: la difficoltà della situazione ha portato molti fornitori a modificare le offerte di fornitura, offrendo contratti esclusivamente a prezzo variabile (per non dover sostenere i costi delle coperture e il rischio prezzo relativo). Alcuni fornitori hanno dovuto addirittura rifiutare di acquisire nuovi clienti per la difficoltà di gestire ulteriori volumi in una situazione così complicata. Nel complesso dunque, per i clienti sono disponibili meno flessibilità e meno opzioni fra cui scegliere per la propria fornitura.
- Maggiori costi per i fixing: chi ad oggi offre ai propri clienti un prezzo fisso o la possibilità di fixing, a causa delle condizioni del mercato, è costretto a far pagare molto cara questa opzione. Non solo, ovviamente, per il livello di prezzo del mercato, ma in termini di mark up a tutela del margine del fornitore.
Maggiori costi per i fixing, ma perché?
- Costi finanziari: per offrire un fixing o un prezzo fisso al proprio cliente, il fornitore deve a sua volta essere in grado di coprirsi dal rischio prezzo. Per poterlo fare è necessario fornire delle garanzie finanziarie alle controparti o ai mercati organizzati per operare; l’entità delle garanzie, come detto in precedenza, dipende strettamente dal livello dei prezzi del mercato e per questo le garanzie da fornire risultano maggiori in periodi di prezzi alti. La conseguenza per il cliente è un maggiore costo che deve essere imputato nel fixing a copertura degli oneri finanziari.
- Minore liquidità: la negoziazione delle coperture in un mercato meno liquido, come si è visto spesso di recente, risulta più difficoltosa e maggiormente costosa per il fornitore. Il rischio di non riuscire a negoziare la copertura obbliga il fornitore a offrire un prezzo maggiore ai clienti, in modo da garantirsi la possibilità di eseguire l’operazione, tutelare la propria esposizione e realizzare un margine.
- Alta volatilità: quando i prezzi hanno oscillazioni molto ampie nel corso della giornata, elemento che ha caratterizzato il mercato negli ultimi mesi, il fornitore deve tutelarsi dai movimenti repentini dei prezzi. Per garantire l’esecuzione della copertura al di sotto del prezzo offerto al cliente, quindi, il prezzo offerto al cliente deve necessariamente essere abbondantemente superiore rispetto al prezzo di mercato e l’offerta di fixing deve avere una durata limitata, comportando per il cliente un maggior costo e un minor tempo per il fixing.
i fixing basate su prezzi storici confrontano i prezzi futures in quel momento con quelli di periodi simili in altri momenti. Anche con l'incertezza vissuta nello scorso periodo, il tool è in grado di determinare che i prezzi stanno aumentando e, anche se non sono prezzi bassi (dato che la situazione era quella che era), l'opzione migliore era comunque quella di eseguire fixing per mitigare l'impatto della volatilità che sarebbe arrivata. Queste raccomandazioni arrivano proprio nel momento peggiore, da maggio 2021 e per tutto l'anno rimanente.
Cosa aspettarsi adesso per gli attori del mercato dell'energia?
Sia per i fornitori che per i clienti l’aumento dei prezzi e della volatilità ha provocato criticità delle quali ancora non è ancora del tutto espresso l’effetto.
Per il 2022, è possibile aspettarsi alcune conseguenze di questa situazione, prima fra tutti la diminuzione del numero di operatori attivi nella vendita di energia elettrica e gas. Diverse società, sia in Italia che in Europa, hanno dovuto tirare i remi in barca e sospendere l’attività a causa delle difficoltà finanziarie ed è probabile che il numero degli operatori costretti a ritirarsi possa aumentare nel corso di quest’anno.
D’altra parte, l’alta volatilità che dovrebbe caratterizzare i mercati ancora per diverso tempo potrebbe offrire non solo criticità, ma anche occasioni di ottimizzazione, a prescindere dal trend dei prezzi che si verificherà nel corso dell’anno.
E’ probabile che dopo un 2021 così estremo, un maggior numero di clienti industriali sarà interessato alla gestione attiva della propria fornitura (prezzo variabile con fixing), che si è dimostrata una formula flessibile e capace di ottimizzare i costi, se correttamente impostata. Poter approfittare di un mercato al ribasso ma avere la possibilità di tutelarsi in caso di rialzi, risulta un modello utile per affrontare i mercati energetici sempre più volatili.
Questo, unito alla diffusa attenzione anche mediatica suscitata dall’escalation dei prezzi degli ultimi mesi, creerà un generale aumento della curiosità e della necessità di informazioni sulle dinamiche dei mercati. Non sarà più solo il prezzo, probabilmente, a convincere i clienti, ma la capacità di offrire un supporto strutturato alle scelte, fornendo le informazioni rilevanti e la competenza sui mercati energetici che consentano ai clienti di gestire al meglio la propria fornitura in tutte le situazioni di mercato.
Insomma, il rally dei mercati del 2021 avrà un impatto notevole anche per il prossimo futuro.