Fixing annuali, sui quarters o sui mesi. Come scegliere?
Prima di scegliere un contratto indicizzato con fixing è necessario valutare i pro e i contro di questo rispetto ad un contratto a prezzo fisso, fare considerazioni sugli...
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Prima di scegliere un contratto indicizzato con fixing è necessario valutare i pro e i contro di questo rispetto ad un contratto a prezzo fisso, fare considerazioni sugli strumenti a disposizione per gestirlo e comprendere se, rispetto alle necessità, è effettivamente la scelta migliore.
Compiuta questa scelta, però, c’è un’altra domanda che è importante porsi, ovvero su quale periodi fare i fixing? Su un anno, sui quarters o sui mesi? Come si fa a scegliere quale di queste opzioni fa al caso nostro?
Come diciamo sempre, la risposta è: dipende! Da cosa? Dalle nostre necessità, dalle nostre attitudini e dai nostri obiettivi! Vediamo come le diverse opzioni rispondono alle diverse situazioni.
Avere un contratto con fixing annuali significa che il fornitore ci dà la possibilità di stabilire in diverse tranche il prezzo da pagare per delle quote di volumi “spalmate” sull’intero anno. Ad esempio, fissare il 25% dei volumi con un fixing annuale vuol dire bloccare il prezzo del 25% dei consumi di tutti i mesi e di tutti i giorni.
Pro e contro:
Avere un contratto con fixing trimestrali (o sui quarters) significa che il fornitore ci dà la possibilità di stabilire in diverse tranche il prezzo da pagare per delle quote di volumi in un trimestre dell’anno ben preciso. Ad esempio, fissare il 25% dei volumi con un fixing sul Q1 (primo trimestre dell’anno) vuol dire bloccare il prezzo del 25% dei consumi del mese di gennaio, il 25% dei consumi di febbraio e altrettanto per i volumi di marzo, non compiendo alcuna scelta per i trimestri successivi.
Avere un contratto con fixing mensili significa poter stabilire in diverse tranche il prezzo da pagare per delle quote di volumi in ogni mese di consumo.
Pro e contro:
Il 2021 sta per essere segnato e messo in evidenza nei libri di storia del mercato elettrico. E, purtroppo per le nostre tasche, non sarà a causa di un basso prezzo medio...
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Il 2021 sta per essere segnato e messo in evidenza nei libri di storia del mercato elettrico. E, purtroppo per le nostre tasche, non sarà a causa di un basso prezzo medio dell'energia elettrica.
Dopo un inizio d'anno in cui la nostra "piscina" è stata oggetto di molteplici analisi a causa degli effetti del fenomeno meteorologico noto come "Filomena", la cui tempesta perfetta di effetti ha portato il prezzo dell'energia elettrica a raggiungere un massimo storico, la situazione non è migliorata e i prezzi continuano ad essere più alti di quello che siamo abituati a vedere in questo periodo dell'anno. Questo indica che il 2021, a meno che non ci sia una sorpresa, sarà un anno con un prezzo medio dell'elettricità molto alto.
Ma c'è un modo per anticipare questa volatilità del mercato e ottenere il miglior prezzo possibile?
Questa è sicuramente la domanda universale nel settore, dato che nessuno ha la sfera di cristallo. Tuttavia, ci sono modi per garantire la fornitura di elettricità al prezzo più basso possibile, stabilendo strategie di contrattualizzazione.
Per farlo, è vitale conoscere questi quattro principali fattori.
Durante il 2020, un anno atipico in tutti i sensi, la pandemia di covid-19 ha avuto un effetto evidente sul pool. Il calo della domanda di energia, causato da una minore produzione e attività industriale è stato senza dubbio un fattore determinante per la caduta dei prezzi di mercato e le rinnovabili sono diventate le fonti più importanti in un mix energetico che non ha richiesto tanta capacità come negli anni precedenti.
Soprattutto da marzo ad agosto, possiamo vedere come i prezzi siano stati insolitamente bassi a causa del motivo sopra menzionato. Un prezzo medio di 33,96 €/MWh nel mercato è stato un sollievo per qualsiasi acquisto di materia prima nel pool e, quasi certamente, è stato dannoso per tutti quegli agenti che si sono approvvigionati di elettricità nel mercato a termine (46 €/MWh in media, circa) approfittando delle quotazioni del 2020 che, una volta finito l'anno, erano molto più alte di quei 33,96 €/MWh.
Nonostante ciò, dobbiamo essere consapevoli che nessun attore del settore, per quanta esperienza avesse nell'acquisto di energia, sarebbe stato in grado di prevederlo. Di conseguenza, il 2020 non può essere considerato un riferimento, ma è un'esperienza di apprendimento. Non mettere tutte le uova in un solo cesto è una buona strategia.
Nel processo di corrispondenza tra le offerte di produzione e la domanda di energia, le tecnologie rinnovabili eoliche e solari fotovoltaiche sono dispacciate nel mercato con priorità, facendo offerte a prezzi di 0 €/MWh o molto vicini ad esso.
Questa incorporazione nel processo come priorità rispetto ad altre tecnologie significa che più alta è la produzione con entrambe le fonti rinnovabili, più basso è il prezzo finale.
Questo evento è estremamente importante per lo sviluppo delle strategie di acquisto, dato che i mesi con maggiore produzione di risorse naturali avranno, come regola generale, un prezzo dell'energia elettrica più basso e, quindi, questo si rifletterà anche nelle quotazioni sul mercato a termine dell'elettricità OMIP, dove i prodotti sono quotati principalmente per periodi annuali, trimestrali, mensili, settimanali e giornalieri.
Quando qualcosa non può essere previsto, l'ideale è considerare i dati storici per avvicinarsi alla realtà. Il mercato dell'energia elettrica è imprevedibile per diversi motivi, dalla disponibilità di risorse naturali, alla fluttuazione dei prezzi della CO2 (che in questo mese di aprile ha raggiunto un record di 48 €/t), attraverso la disponibilità e i prezzi del gas naturale (circa 20 €/MWh questo mese), tra molti altri.
Per questo motivo, l'approvvigionamento di energia elettrica nel pool durante i mesi in cui è storicamente più conveniente, così come l'adeguamento dell'acquisto di futures a brevi periodi e i cui prezzi sono interessanti a livello strategico per l'azienda piuttosto che a livello economico data l'imprevedibilità al momento dell'acquisto, sarà il più appropriato.
L'approvvigionamento diretto con i produttori per assicurare la disponibilità di una certa quantità di materia prima a un prezzo liberamente concordato, vantaggioso per l'acquirente, è una garanzia di una buona strategia.
Tra i meccanismi di questo tipo di approvvigionamento, negli ultimi anni hanno acquisito particolare importanza i PPA (Power Purchase Agreements), contratti di acquisto di energia verde che, oltre a garantire un prezzo, migliorano gli indici di sostenibilità delle aziende e permettono loro di offrire energia rinnovabile, un "must" sempre più importante per gli acquirenti.
È un errore comune cercare di decifrare il futuro quando, soprattutto nel 2020, abbiamo scoperto che non solo è impossibile, ma inutile.
Quindi, sia per un consumatore che per una compagnia elettrica che vuole offrire un prodotto il più competitivo possibile, l'ideale è considerare di ottenere la materia prima (energia elettrica) nei tre modi principali che esistono: l'acquisto in pool, in futures, e firmando contratti bilaterali e/o PPA.
Dal lato del consumatore, finché il suo livello di consumo e la sua capacità di gestione lo permettono, avere un contratto indicizzato con la possibilità di approfittare delle finestre di opportunità nel mercato dei futures è senza dubbio la migliore strategia.
Questo permetterà, soprattutto se la situazione non è atipica come quella attuale, di ottenere elettricità più economica nei mesi di maggiore produzione rinnovabile (come dimostrano i dati storici) e di assicurarsi un'altra quantità a prezzi futuri che si adattino alle proprie possibilità economiche.
Dal punto di vista del commerciante, è essenziale avere una gestione e un monitoraggio continuo, esaustivo e professionale dell'evoluzione di tutti i mercati, dall'elettricità al gas. A tal fine, anche nei commercianti la cui politica è molto più concentrata sull'offerta di prezzi fissi più "tradizionali", la costruzione di queste proposte può essere ottimizzata comprando in GME e acquistando energia direttamente dai produttori, nella cui negoziazione ci sarà sempre una visibilità di prezzo a lungo termine.
Sia come sia, analizzando l'evoluzione del mercato e con l'entrata in vigore delle nuove tariffe in giugno, che si traduce in una previsione al rialzo dei prezzi futuri a causa della loro novità, aumenta la necessità per i commercianti di avere una gestione ottimale dell'acquisto delle materie prime sui mercati.
Marzo e aprile sono due mesi nei quali il tema già scottante della CO2 entra ulteriormente in focus. Entro marzo, infatti, tutti i soggetti obbligati all’annullamento delle...
Leggi di più >Marzo e aprile sono due mesi nei quali il tema già scottante della CO2 entra ulteriormente in focus. Entro marzo, infatti, tutti i soggetti obbligati all’annullamento delle emissioni di CO2 (i cosiddetti “soggetti obbligati”, appunto) devono far certificare le proprie emissione dell’anno precedente da enti certificatori riconosciuti al fine di ufficializzare la quota di emissioni che deve essere annullata.
Aprile è poi il mese entro il quale le quote di CO2 equivalenti alle emissioni annuali 2020 devono essere acquistate e annullate sul registro ETS (la cosiddetta “compliance”).
Mancano dunque solo pochi giorni alla dead line, ma fra le attese evoluzioni normative e i livelli record dei prezzi, il tema CO2 potrebbe rimanere particolarmente caldo ancora a lungo.
Innanzitutto per il livello di prezzo raggiunto dai titoli della CO2!
Per la prima volta nella storia il 22 aprile il prezzo della CO2 (EUA Dic-21) ha superato i 47 €/ton, spinto probabilmente in buona parte dagli acquisti dell’ultimo minuto per l’annullamento di aprile e dalle coperture effettuate in vista della compliance 2022.
Inoltre, come abbiamo detto negli articoli("Sprint della CO2, come è arrivata a quota 40 €/t in tempi record?" e "2021 e CO2 i prezzi saliranno?") la Fase 4 dell’ETS iniziata da gennaio ha cambiato le carte in tavola per diversi motivi.
Uno di questi è l’allocazione delle quote gratuite per i soggetti obbligati che ne hanno diritto. Non solo a partire dal 2021 le quote gratuite saranno inferiori rispetto agli anni passati, ma la loro allocazione, prevista originariamente per febbraio, è slittata al secondo trimestre, verosimilmente giugno.
Se negli anni passati i soggetti obbligati utilizzavano le quote gratuite ricevute a febbraio per l’annullamento di aprile, quest’anno questa possibilità è preclusa: non tanto per il ritardo nell’allocazione delle quote gratuite 2021, quanto per il fatto che le quote gratuite di quest’anno saranno etichettate come Fase 4, mentre l’annullamento di aprile riguarda le quote della Fase 3 (se anche fossero state allocate a febbraio, insomma, non sarebbero state utilizzabili per l’annullamento di aprile).
Una ulteriore particolarità del 2021 è che il meccanismo di riduzione dei titoli in circolazione, il Market Stability Reserve (MSR), quest’anno dovrà sottrarre una parte delle quote calcolata sulla base delle emissioni del 2020, anno in cui, tra i vari lockdown, è evidente che ci sia stata una certa carenza di emissioni dovuta a motivi contingenti (si spera non ripetibili), soprattutto da parte del settore dell’aviazione.
Si stima infatti che nel 2020 le emissioni di tutti i soggetti obbligati in Europa siano state inferiori di circa il 13,3 % rispetto al 2019 (secondo quanto pubblicato sul sito dell’Unione Europea Emissions trading: greenhouse gas emissions reduced by 13.3% in 2020 | Climate Action (europa.eu)).
Questo significa che le quote che verranno bartificialmente sottratte dal mercato potrebbero essere più del “normale”, andando a ridurre ulteriormente l’offerta di titoli in circolazione a partire da settembre 2021.
Ci si aspetta che la comunicazione delle quote sottratte col il meccanismo MSR venga effettuata a inizio maggio 2021.
Entro questa estate, inoltre, è previsto che l’Unione Europea apporti delle modifiche al sistema ETS e al meccanismo dell’MSR per adattarli ai nuovi target di riduzione stabiliti dal Green Deal (-55% di emissioni entro il 2030).
Altra novità di questo 2021 è il lancio previsto per metà maggio del sistema ETS in UK (la prima asta di titoli è prevista infatti il 19/5), visto che, a seguito della Brexit, il Regno Unito è uscito dal sistema ETS Europeo, ma ancora non è stato definito da EU e UK come i due sistemi ETS saranno legati per evitare arbitraggi o l’esistenza di “agevolazioni” sui costi delle emissioni nei due mercati.
Non tutti i soggetti obbligati ad annullare le proprie emissioni hanno un occhio di riguardo per il mercato, se pensiamo che, oltre ai produttori di energia da fonti fossili, fra i soggetti obbligati si trovano acciaierie, cementifici, industrie del vetro e della carta, oltre che il settore dell’aviazione.
E’ molto probabile che diverse aziende abbiano messo a budget per il 2020 un prezzo pari quasi alla metà del prezzo di mercato attuale (ricordiamoci che verso la fine dell’anno 2019 la CO2 era quotata fra i 24 e i 26 €/ton mentre oggi il prezzo si trova fra 45 e i 47 €/ton) e che in fase di acquisto abbiano visto i costi della CO2 quasi raddoppiati rispetto a quelli ipotizzati a budget.
Questo rincaro per molti inaspettato, però, potrebbe favorire la transizione verso tecnologie meno emissive e la gestione “ottimizzata” dell’approvvigionamento di quote di CO2, non più con logiche di budget ma di portfolio management, un po' come ad oggi ci siamo abituati a fare per l’energia elettrica e il gas naturale.
Anche la CO2, infatti, può essere acquistata sia sul mercato spot (in aste primarie o tramite contrattazioni bilaterali) che sul mercato future, permettendo una gestione più strutturata del rischio prezzo.
L’obiettivo dell’EU, comunque, rimane la transizione verso target emissivi decisamente inferiori rispetto agli attuali e i 45-47 €/ton non sembrano essere un livello di prezzo sufficientemente alto da spingere i soggetti obbligati ad investire in progetti di abbattimento delle emissioni. E’ possibile dunque che con il tempo il prezzo raggiunto dalle quote di CO2 arrivi ben oltre questi livelli.
La frase “per gestire la fornitura al meglio è necessario seguire e comprendere il mercato” l’abbiamo citata più e più volte. Ma come agire sulla propria fornitura nei diversi...
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La frase “per gestire la fornitura al meglio è necessario seguire e comprendere il mercato” l’abbiamo citata più e più volte. Ma come agire sulla propria fornitura nei diversi momenti di mercato?
La prima cosa da fare è individuare qual è il momento di mercato nel quale ci si trova e per quale motivo il mercato è impostato in una determinata direzione.
Facciamo un esempio: i prezzi del mercato forward da qualche mese a questa parte stanno salendo, siamo cioè in una fase (o trend) rialzista.
Come mai i prezzi stanno salendo? C’è un motivo fondamentale, ovvero un disequilibrio fra domanda e offerta? Il fattore scatenante del movimento è destinato a perdurare o potrebbe venir meno diminuendo, di fatto, la spinta del movimento?
Queste sono le domande preliminari alle quali è necessario rispondere per impostare una strategia coerente di gestione della fornitura.
I momenti di mercato (fasi o trend) possono essere di diverse tipologie.
E’ chiaro che non è semplice individuare l’inizio di un trend, ovvero il momento in cui il mercato incomincia a seguire una direzione (o una non direzione, nel caso del trend laterale) specifica in seguito a determinati fattori fondamentali, ma è piuttosto evidente quando il mercato segue una direzione per 1 mese o più.
Una volta compreso in quale momento di mercato ci troviamo, poi, è necessario stimare la durata del movimento, ovvero capire come il mercato evolverà nel futuro. Il rialzo durerà 2-3 settimane, 2-3 mesi o più tempo ancora? Quando le condizioni di domanda e offerta potrebbero trovare un nuovo equilibrio che minerà le basi di questo movimento provocandone l’interruzione e, di solito, l’inizio di un nuovo trend?
Anche in questo caso, l’analisi dei motivi che consentono al mercato di mantenere un assetto rialzista, ribassista o laterale aiuta ad ipotizzare la durata di questo equilibrio (o disequilibrio) fra domanda e offerta e, di conseguenza, la durata del trend.
Il trend può dunque essere di breve, medio o lungo termine, può cioè durare pochi giorni/settimane fino a mesi/anni.
L’individuazione del momento di mercato e della sua possibile durata ci aiuta a capire come gestire al meglio la nostra fornitura energetica. Mantengo il prezzo variabile o è meglio se richiedo un fixing? E’ meglio fissare il prezzo solo per i prossimi mesi o addirittura per la fornitura degli anni futuri?
Per poter rispondere a questa domanda è necessario, però, capire anche qual è il contesto in cui avviene la valutazione. Qual è il mio obiettivo, risparmiare (ottimizzazione) o non rischiare di pagare di più (logica di budget)? E quali sono gli strumenti a disposizione per raggiungere questo obiettivo?
Se torniamo indietro ad un anno fa, nel periodo del primo lockdown dovuto al Covid, ci ricordiamo il crollo che hanno avuto i mercati, sia finanziari che di gas ed energia elettrica. I mercati energetici erano, però, già da alcuni mesi in trend ribassista, al di là del crollo che fra metà marzo e inizio aprile a portato i prezzi a toccare dei minimi storici.
Bene, in un periodo ribassista come i mesi precedenti, dovendo fare delle considerazioni su come gestire al meglio una fornitura, molti clienti con contratto a prezzo variabile hanno optato per rimanere esposti al prezzo del mercato o hanno fissato solo una quota minima dei propri consumi, per poter approfittare del ribasso il più possibile. Chi ha compiuto questa scelta ha voluto prediligere il possibile il risparmio, accollandosi il rischio che il mercato cambiasse improvvisamente rotta provocando un rialzo.
Chi ha invece scelto di fissare il prezzo, magari alla fine dell’anno precedente, probabilmente ha preferito adottare una logica da budget (so quale saranno i miei costi l’anno prossimo) senza rischiare di incorrere in una risalita dei prezzi e, dunque, in costi maggiori.
Arrivati al famoso crollo del mercato, diversi clienti con un contratto a prezzo variabile hanno scelto di contattare il fornitore per richiedere un fixing di tutti i volumi, per tutta la durata contrattuale (spesso sono stati fissati addirittura i prezzi per 1, 2 o più anni successivi), proprio sfruttando un momento di mercato ai minimi storici.
Hanno fatto bene? Assolutamente sì, perché dalle analisi risultava improbabile che il trend ribassista potesse proseguire dopo un crollo simile, visto che la domanda, al termine del lockdown, sarebbe necessariamente ritornata a valori superiori e dunque, prevedibilmente, i prezzi avrebbero incominciato un trend di recupero almeno dei livelli precedenti al crollo.
Chi in quel momento aveva un contratto con prezzo già fissato non ha potuto beneficiare della discesa dei prezzi, quantomeno per l’anno in corso. Nonostante questo, alcuni clienti hanno richiesto al fornitore di poter contrattualizzare il prezzo per l’anno o gli anni successivi considerando che, nonostante l’ottica di budget utilizzata per l’anno 2020 li avesse penalizzati, fosse interessante approfittare della discesa dei prezzi per gli anni futuri.
Cosa ci suggerisce questo esempio? Che quando ci si trova in un momento di mercato ribassista è possibile ottimizzare la propria fornitura se si ha un prezzo variabile, ma qualora il prezzo dell’anno in corso fosse già stato fissato, si può comunque cercare di ottimizzare, almeno in parte, la fornitura per gli anni successivi.
Se il mercato si trova in un periodo di discesa, è bene attendere il più possibile prima di richiedere il fixing, aspettando il momento in cui la discesa sembra essere giunta al termine. Magari, in ottica di gestione del rischio, è prudente mantenere una quota maggiore di volumi a prezzo variabile, per approfittare del ribasso, e fissare il prezzo solo di una percentuale ridotta dei consumi per coprirsi, almeno in parte, da un rischio di rialzo.
Quando ci si trova in un trend di mercato rialzista (come in questo momento) è necessario comprendere se il trend è destinato a durare a lungo oppure no. Se ci si aspetta che la tendenza al rialzo sia di lungo periodo, è prudente correre ai ripari, evitando di rimanere esposti al rischio prezzo su una quota importante di volumi, onde evitare di incorrere in prezzi sempre più alti e, di conseguenza, costi sempre maggiori.
Viceversa, se l’aspettativa è che il mercato ritracci, interrompendo nel breve termine la salita, forse val la pena aspettare il ribasso per poi approfittare delle quotazioni inferiori per fare dei fixing.
In entrambi i casi, il rischio che il mercato salga sempre di più deve essere attentamente compreso e gestito, anche sulla base dell’obiettivo dell’ottimizzazione.
Se la logica rimane quella del budget, in un periodo rialzista è consigliabile bloccare il prezzo dei propri consumi il prima possibile, eliminando o riducendo il rischio di costi molto elevati (visto che ci si aspetta che il mercato continui a salire). Se la logica è invece la rincorsa del miglior prezzo, non è consigliabile lasciare il 100% dei volumi a prezzo variabile, ma, per diminuire il rischio, si dovrebbe rimanere esposti al prezzo di mercato solo con una parte dei volumi.
YEM optimization è uno strumento che permette ai clienti di ottimizzare la propria fornitura energetica (sia gas che energia elettrica) a prezzo variabile con fixing. Quando...
Leggi di più >YEM optimization è uno strumento che permette ai clienti di ottimizzare la propria fornitura energetica (sia gas che energia elettrica) a prezzo variabile con fixing.
Quando chiedere un fixing, quanto volume fissare e perché? Queste sono le vostre domande, YEM optimization è la nostra risposta. Quando si parla di ottimizzazione della fornitura sono molti i consumatori che non trovano la soluzione giusta alle proprie esigenze. Serve l’expertise sui mercati, serve una strategia ad hoc e serve anche trasparenza. Ecco perché vogliamo spiegarti come lavoriamo e come possiamo aiutarti a gestire l’ottimizzazione della tua fornitura in pochi click.
Il primo punto sono le previsioni. Partiamo dall’expertise sui mercati, indispensabile per impostare una strategia di fixing. YEM optimization si avvale della consulenza degli esperti di REF-E, che analizzano costantemente i mercati dell’energia elettrica e del gas naturale e forniscono previsioni accurate dell’andamento dei prezzi forward, in particolare del primo prodotto annuale (calendar).
Grazie a queste previsioni siamo in grado di mantenere un costante monitoraggio dei mercati e individuare i momenti migliori per consigliarti un fixing.
Se l’andamento dei prezzi subisce uno spike o se si modifica l’assetto del mercato, le nostre previsioni vengono aggiornate e la strategia di fixing modificata per seguire con velocità i mercati e consentirti di reagire per tempo.
Oltre alle previsioni dei nostri esperti di mercato utilizziamo anche un algoritmo basato sui prezzi di mercato, che ci aiuta ad individuare i minimi storici e a convalidare le strategie di fixing. Come? Semplice!
Quando le previsioni dei nostri esperti indicano che i prezzi stanno per salire (forecast a 1 mese), grazie al nostro algoritmo verifichiamo quale sia il livello dei prezzi attuali rispetto ai prezzi storici. Calcoliamo infatti la media mobile a 20 giorni sulle quotazioni passate del Cal + 1, e confrontiamo il prezzo di mercato attuale con il valore della media mobile in alcuni momenti “target” del passato, presi cioè come riferimento per l’algoritmo. Se le differenze sono negative (se il prezzo attuale è più basso) e si trovano al di sopra di determinati valori soglia, allora Yem optimization consiglia di fare un fixing il giorno successivo, così da non aspettare che i prezzi salgano.
Ma non solo! La strategia di fixing viene strutturata in modo da adattarsi alle caratteristiche del tuo contratto e alla tua propensione al rischio, in modo da essere customizzata per le tue specifiche esigenze.
Prima di tutto, infatti, ti chiediamo delle informazioni sulla struttura dei fixing consentita dal vostro contratto.
Quali sono i periodi su cui è consentito richiedere un fixing? Un mese, un trimestre, un anno? Qual è il volume minimo che può essere fissato? Il 10%? Il 25%?
Non tutti i contratti sono uguali ed è quindi necessario adattare la strategia di fixing alle specifiche del contratto firmato.
Inoltre, ti facciamo scegliere la tua propensione al rischio, fondamentale per poterti dare il consiglio giusto!
Una volta che i nostri esperti hanno individuato il momento in cui i prezzi dovrebbero essere più bassi, la strategia propone di scaglionare i fixing, più concentrati intorno alla data di minimo dei prezzi, se la strategia scelta è ad alto rischio, più distribuiti nel tempo se la strategia scelta è a basso rischio.
Basso rischio vuol dire perseguire il prezzo più basso minimizzando nel contempo la possibilità che il minimo dei prezzi sia leggermente prima o leggermente dopo la data (o il periodo) individuata dai nostri esperti, mediando quindi il prezzo dei diversi fixing su un periodo più ampio. Viceversa, alto rischio significa cercare di fissare la maggior parte dei volumi proprio quando il mercato è al minimo, concentrando i fixing in un intervallo di tempo più limitato.
Inoltre, una strategia a basso rischio vi consiglia di richiedere fixing fino al 100% dei volumi, evitando di entrare nel periodo di consumo con una quota dei consumi ancora a prezzo variabile e, nel contempo, anticipando i fixing per evitare di incorrere nella tipica volatilità dei prezzi che si riscontra quando il periodo di delivery è molto vicino (non vengono consigliati fixing nei 2 mesi prima della delivery).
Una strategia ad alto rischio, invece, è strutturata per approfittare anche della volatilità degli ultimi due mesi prima dell’inizio del periodo di consumo e per questo, in base alla percentuale minima di fixing consentita dal contratto, non consiglia di fissare il prezzo del 100% dei volumi, ma lascia una % a prezzo variabile per trarre un eventuale beneficio anche da un ribasso dei prezzi dell’ultimo momento.
Non vogliamo decidere per te, ma darti gli strumenti giusti per prendere le tue decisioni.
Per questo motivo, oltre a darti delle indicazioni sui fixing ti forniamo le previsioni di mercato su cui abbiamo basato la nostra strategia. Puoi decidere di non richiedere un fixing nelle date che ti indichiamo e la nostra strategia si adatterà per suggerirti delle date alternative.
Se preferisci utilizzare delle previsioni fornite dal tuo consulente di fiducia o dal tuo fornitore, hai la possibilità di inserirle in YEM optimization e basare le tue strategie di fixing sulla curva dei prezzi previsti che hai scelto. La logica dei fixing rimane invariata, ma si baserà sulla previsione dei prezzi futuri che preferisci.
Questa è la logica su cui si basano i consigli di fixing di YEM optimization.
Sia che si guardi il punto di vista del fornitore che quello del cliente, avere uno o più contratti di fornitura da gestire significa doverne curare diversi aspetti. Il portfolio...
Leggi di più >Sia che si guardi il punto di vista del fornitore che quello del cliente, avere uno o più contratti di fornitura da gestire significa doverne curare diversi aspetti.
Il portfolio management è l’insieme delle attività che servono per ottimizzare la gestione del proprio portafoglio, di vendita, da un lato, o di consumo, dall’altro.
E’ evidente che sia il cliente che il fornitore devono dotarsi degli strumenti corretti per supportare la gestione della fornitura e dei rischi a questa associati. Quali sono dunque i rischi da monitorare?
Il rischio credito è il rischio che una delle due parti non paghi quanto è dovuto. In un contratto di fornitura è dunque un rischio a cui è soggetto il fornitore ed è il motivo per cui spesso il fornitore richiede una garanzia bancaria o assicurativa che copra, appunto, il rischio di mancato pagamento da parte del cliente.
Il rischio controparte è il rischio che una delle due parti non sia in grado di ottemperare ai suoi obblighi contrattuali ed è, più nello specifico, il rischio che il fornitore non possa più fornire energia o gas come da contratto.
Entrambi questi due aspetti possono essere gestiti correttamente nelle prime fasi della contrattualizzazione, quando il cliente seleziona il fornitore e quando il fornitore valuta a sua volta l’affidabilità del cliente.
Durante la contrattualizzazione, dunque, sia il cliente che il fornitore prescelto saranno stati analizzati dal punto di vista dell’affidabilità creditizia e della solidità finanziaria, per consentire ad entrambi di scegliere la migliore controparte con cui obbligarsi al rispetto del contratto.
Il rischio volume è il rischio che i volumi previsti durante la contrattualizzazione non corrispondano ai volumi effettivamente consumati dal cliente. Il rischio volume ha un impatto sia sul fornitore che sul cliente.
Il fornitore, infatti, quando acquista l’energia o il gas destinati al cliente, si basa su una previsione di consumo che, se disattesa, può comportare costi maggiori per l’approvvigionamento.
Per il cliente, il rischio volume è sia il rischio di consumare più del previsto (e dunque pagare una fattura su un consumo maggiore di quanto preventivato), sia il rischio di consumare maggiormente in periodi in cui il costo dell’energia o del gas è più alto.
E’ importante, dunque, che il cliente conosca il proprio profilo e le dinamiche di consumo e che, se possibile, anche il fornitore ne sia adeguatamente informato. Una maggiore conoscenza di ciò che accade ai propri consumi al variare della propria attività (se accendo un macchinario o spengo una linea produttiva) consente anche di scegliere il modo migliore per gestire la propria fornitura.
Il rischio prezzo: questo è il tema al quale sia i fornitori sia i clienti sono maggiormente sensibili ed è il rischio di pagare un prezzo troppo alto o maggiore del previsto per la fornitura energetica.
Se il concetto sembra immediato se si vestono i panni del cliente, forse lo è meno cercando di immedesimarsi nel fornitore. Il fornitore, infatti, quando un cliente richiede una fornitura a prezzo fisso o un fixing, deve a sua volta gestire il rischio di acquistare l’energia o il gas che ha contrattualizzato ad un prezzo superiore rispetto al prezzo di vendita.
Per poter gestire adeguatamente la fornitura, soprattutto per quanto riguarda il rischio prezzo, è fondamentale avere ben chiare quali saranno le possibilità di ottimizzazione da esso offerte: quali sono i volumi minimi su cui richiedere un fixing, quali sono i periodi (mesi/trimestri/anni) su cui è possibile fissare il prezzo, quante volte è possibile farlo, quali sono i limiti temporali per i fixing prima del periodo di delivery e così via.
Da tutti questi aspetti dipende poi la possibilità di ottimizzare la fornitura durante tutto il periodo contrattuale.
Tendenzialmente, un fornitore che offre contratti di fornitura con fixing è dotato da un lato di expertise specifiche e dall’altro di sistemi informatici che gli consentono di tener conto perfettamente dei fixing richiesti, dei volumi coperti e di procedere correttamente alla gestione dell’intero contratto.
La gestione è dunque relativamente semplice, considerando anche che spesso è parzialmente automatizzata e digitalizzata.
Viceversa, non sempre i clienti sono dotati di un dipartimento di energy management che gestisca il contratto di fornitura o che abbia la conoscenza approfondita dei mercati energetici e delle loro dinamiche.
In generale sono diverse le soluzioni che consentono alle aziende di ottimizzare il prezzo della fornitura ma è importante che il costo da sostenere sia coerente con i vantaggi che ne conseguono.
L’ideale è ricevere il supporto di esperti che, seguendo attentamente il mercato, possano consigliare il momento adatto per fare un fixing tenendo anche in considerazione le caratteristiche di flessibilità del contratto di fornitura (non tutti sono uguali!) e la propensione al rischio del cliente. Con l’aiuto del partner giusto per l’ottimizzazione del contratto, la gestione della fornitura risulta più semplice e conveniente.
La gestione “dinamica” dei contratti energetici per azienda fa ancora paura a molti Uffici acquisti ed Energy manager, potrebbe portare a massimizzare il risparmio. Parliamo delle...
Leggi di più >La gestione “dinamica” dei contratti energetici per azienda fa ancora paura a molti Uffici acquisti ed Energy manager, potrebbe portare a massimizzare il risparmio.
Parliamo delle formule di acquisto di gas ed energia elettrica a prezzo variabile con possibilità di fixing, che richiedono all’azienda acquirente di valutare, periodo per periodo, le opportunità di risparmio offerte dal mercato. Qualora ce ne fossero, naturalmente.
La bella notizia, per tutti i lettori più prudenti e/o diffidenti, è che il mercato delle materie prime offre sempre opportunità che, pur accompagnandosi a una piccola percentuale di rischio, vale la pena di considerare.
Tra rischio e benefici economici, infatti, la bilancia pende sempre dalla parte dei vantaggi, perché la diversificazione dei costi nel tempo permette di gestire il rischio dei contratti energetici per azienda a prezzo indicizzato.
Vale la pena di entrare nel merito della tematica.
Se possiamo affermare che un contratto a prezzo fisso è più facile da concepire, perché dà una garanzia di spesa che non cambierà nel corso della fornitura, vero è anche che concentra in un solo momento dell’anno la scelta di bloccare il prezzo dell’energia. Se il mercato dovesse flettere, l’ufficio acquisti e l’energy manager dovranno essere consapevoli del fatto di aver pagato molto di più di quanto avrebbero potuto risparmiare.
Costruire il prezzo di fornitura acquistando volumi di materia prima nel tempo, invece, consente di scegliere le tariffe di mercato migliori e di pagare complessivamente meno. In un contratto a prezzo indicizzato, infatti, le operazioni di acquisto possono essere fissate nei momenti in cui le quotazioni sono più basse.
È necessario seguire il mercato e coglierne le opportunità man mano che si presentano, dunque: da qui la dinamicità di cui si parlava.
Ora, non tutti hanno sufficiente tempo da dedicare al monitoraggio dei prezzi di gas ed energia elettrica; non tutti, inoltre, sono abbastanza competenti in materia di tecnicismi della Borsa energetica.
Eppure, nei periodi di forte volatilità dei prezzi, che non sono affatto rari, la convenienza è sotto gli occhi di tutti.
Le ragioni che possono far oscillare i prezzi delle materie prime sono diverse e dipendono da una serie di fattori esterni:
Questa forte volatilità dei prezzi genera più volte durante un anno solare occasioni di acquisto di materie prime a prezzi convenienti. Un minimo rischio di incappare in un anno caratterizzato solo da rialzi di prezzo esiste, inutile negarlo, ma allungando i “tempi di osservazione”, fino a tre o quattro anni, i momenti favorevoli per fissare il prezzo di un volume parziale di commodity si verifica sempre.
Cosa fare allora per godere dei vantaggi di un contratto energetico per azienda a prezzo indicizzato, senza avere le competenze di un trader?
Avvalendosi un tool on line capace di monitorare i mercati e suggerire all’utente il momento giusto per fare fixing si risolve il dilemma nella maniera più pratica, professionale e all’avanguardia che si possa immaginare.
Questo strumento è già disponibile e risulterà tanto più efficace quanto lungo sarà il periodo di fornitura. L’Ufficio acquisti, dunque, non ha che da affidarsi a un marketplace digitale per trovare una fornitura su misura di tre o quattro anni e poi utilizzare le strategie di fixing proposte YEM optimization dei prezzi per effettuare i fixing con i propri fornitori. Con gli strumenti adatti, fare fixing in piena sicurezza e massimizzare il risparmio diventa facile.
La tipologia di contratto energetico può fare una grande differenza nel raggiungimento del risparmio auspicato. I contratti, infatti, non sono tutti uguali: esistono tre formule...
Leggi di più >La tipologia di contratto energetico può fare una grande differenza nel raggiungimento del risparmio auspicato. I contratti, infatti, non sono tutti uguali: esistono tre formule di prezzi di acquisto di energia:
Se la differenza tra una fornitura a prezzo fisso e una a prezzo variabile è, tutto sommato, intuitiva, non si può dire altrettanto delle due tipologie di prezzo variabile.
Quale convenga scegliere e perché è quanto ci proponiamo di spiegare con questo post. L’Ufficio acquisti, infatti, deve poter padroneggiare tutti gli elementi necessari a fare la scelta più consapevole e conveniente per la propria azienda.
In fase di gara, i fornitori potenziali propongono la loro migliore offerta commerciale con la speranza di essere scelti. A meno che l’Ufficio acquisti non fornisca informazioni specifiche sul proprio fabbisogno energetico e sul tipo di contratto, il documento di proposta verterà certamente su una fornitura a prezzo fisso.
Per un player del settore energia, il prezzo fisso è il canone più redditizio, ossia il cliente si assicura il gas e l’energia elettrica a un certo costo, indipendentemente da come andrà il mercato.
In più, l’Ufficio acquisti accetta di pagare una quota una tantum per garantire il fornitore nel caso i prezzi del mercato delle materie prime dovessero scendere.
Questa quota è calcolata dal fornitore nel prezzo fisso e sarà tanto più alta quanto più lunga è la durata del contratto, elevata l’imprevedibilità e quindi il costo del rischio che il fornitore fa pagare.
Insomma, con la fornitura a prezzo fisso, la più costosa, si paga la sicurezza di una cifra che non cambierà nel tempo e che potrà essere inserita nel budget aziendale senza dare sorprese.
Con questa scelta, si esclude ogni rischio. Però va detto che non si risparmia più di tanto.
Si potrebbe pensare, allora, che una formula a prezzo variabile senza fixing nel tempo riesca a contribuire più efficacemente al taglio dei costi in bolletta.
In linea teorica e se il prezzo fluttuante delle materie prime flettesse spesso durante l’anno, potrebbe anche essere vero. In fondo, il costo a consuntivo risulta da una media di tutti i prezzi delle materie prime nell’anno.
A vantaggio del risparmio finale, poi, va detto che l’azienda non sarebbe chiamata a corrispondere l’una tantum iniziale che il fornitore associa al contratto a prezzo fisso.
Ecco una grande rete nella quale cadono in molti!
Questa formula contrattuale, in verità, è molto rischiosa. Ciò, per due ragioni:
1) se il contratto è legato alle fluttuazioni del mercato, ma l’azienda non ne ha il controllo, c’è solo da sperare che i prezzi non crescano iperbolicamente per una ragione qualsiasi;
Si tratta di un approccio passivo al mercato. Non a caso questo tipo di contratto viene scelto soprattutto dagli Uffici acquisti di aziende nelle quali non esiste una figura professionale che si occupi esclusivamente di energia.
Le dinamiche di mercato sono e rimangono un mistero sul quale eventualmente si può delegare un consulente esterno (al quale si dovrà pagare un lauto compenso!).
Dove sta il risparmio allora?
Essere attivi sul mercato fa la differenza. Certo, è necessario monitorare la curva dei prezzi su quali è indicizzato il contratto delle materie prime giorno per giorno, ma ne vale davvero la pena. Vediamo perché.
Immaginiamo di poter comprare il gas e l’energia elettrica solo quando il prezzo tende a calare o poco prima di un prevedibile forte rialzo. Pensiamo di poter fissare il prezzo di una porzione di fornitura proprio quando i dati di mercato ci fanno pensare “Ecco, oggi è il giorno giusto. Oggi mi garantisco un bel risparmio!” Il fixing non è altro che questo.
Valutiamo, quindi, i pro e i contro di un contratto a prezzo variabile con fixing.
Questa formula contrattuale consente di acquistare l’intera fornitura in più riprese, in quote anche del 10%, e con larghissimo anticipo. Praticamente il cliente costruisce la propria bolletta. Chi ha fatto attività di fixing durante il primo lockdown per il Coronavirus, per esempio, ha risparmiato moltissimo denaro. (fonti: Bollette luce e gas)
L’utente interessato al contratto a prezzo variabile con fixing può chiedere al fornitore la massima flessibilità. In questo modo, ogni contratto può essere diverso e su misura.
Si potrebbe obiettare che un contratto molto flessibile con frequenti attività di fixing ha un costo alto. In effetti, la gestione diviene molto complessa e, per questo, è necessario un esperto consulente che sappia come muoversi. Non è pensabile che un Ufficio acquisti si occupi anche di monitorare il mercato energetico e capirne i tecnicismi.
La consulenza, però, incide molto sulle spese annuali di un’azienda.
Fortunatamente esistono supporti digitali che permettono di gestire il contratto a prezzo variabile con fixing. Come?
Si tratta di strumenti online Basati su previsioni di mercato e algoritmi, dietro i quali ci sono veri esperti del settore energia, che consentono la gestione attiva del contratto e che hanno costi di abbonamento di gran lunga inferiori rispetto alla collaborazione di un consulente.
In un anno in cui il ricorso al digitale è aumentato esponenzialmente per via dell’epidemia di Covid, conviene esplorare anche questa opportunità di risparmio offerta dalla tecnologia.
È risaputo che i costi dell’energia elettrica sostenuti dalle imprese in Italia sono decisamente elevati rispetto a quelli di altri Paesi europei. Per questo motivo, imperativo...
Leggi di più >È risaputo che i costi dell’energia elettrica sostenuti dalle imprese in Italia sono decisamente elevati rispetto a quelli di altri Paesi europei.
Per questo motivo, imperativo categorico di ogni ufficio acquisti di un’azienda italiana è risparmiare. Un obiettivo da raggiungere unendo l’utilizzo di sistema di gestione che consideri i livelli di consumo energetici alla scelta del migliore contratto di fornitura.
A questo proposito, le soluzioni a prezzo variabile con possibilità di fixing rimangono tra le opzioni preferite per il loro potenziale di risparmio. Non tutti conoscono però i rischi nel fixing energia e quali sono i nuovi strumenti digitali B2B per minimizzarli.
Ecco quando il prezzo variabile è la scelta giusta per l’azienda.
La selezione della fornitura ideale è un impegno notevole per ogni impresa. Da un lato, il mercato libero attuale è vantaggioso per la grande varietà di tariffe e servizi proposti. Dall’altro, per lo stesso motivo, il responsabile acquisti può trovare difficoltà nel compiere la scelta esatta.
Tra i principali dilemmi energy da affrontare c’è l’attivazione di una fornitura a prezzo variabile o prezzo fisso. Il costo finale dell’energia presentato in bolletta è infatti il risultato di diverse componenti.
I costi di gestione, quelli di sistema e le imposte sono decisi dall’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, e non possono essere soggetti a variazioni.
Al contrario, il prezzo della materia energia elettrica dipende dal mercato e dalle scelte indipendenti di uno specifico fornitore. Grazie a ciò, per andare incontro alle esigenze più diverse, le compagnie sul mercato libero offrono:
La scelta di una fornitura a prezzo variabile offre innumerevoli vantaggi, ma presuppone anche una certa conoscenza delle dinamiche del mercato dell’energia.
Il prezzo della materia non oscilla infatti solamente in base al costo dei combustibili, ma dipende anche da altri fattori più o meno prevedibili, fenomeni sociali e economici come l’interesse pubblico per le fonti rinnovabili, e l’aumento o la contrazione dei consumi.
Ciò considerato, un contratto di questo tipo può anche offrire grandi risparmi quando il prezzo della materia sui mercati internazionali scende.
Per cogliere queste opportunità e allo stesso tempo fronteggiare la volatilità del mercato dell’energia, sono nate le tariffe a prezzo variabile con possibilità di fixing. Con il fixing, si intraprende un regolare monitoraggio del mercato e si compra l’energia quando i prezzi sono più bassi.
Purtroppo, i rischi nel fixing energetico sono diversi. In primo luogo, sono necessari tanto tempo e competenze che consentano di monitorare il mercato costantemente ad ampio raggio, costante, approfondita e consapevole.
Le conseguenze negative più frequenti sono un carico di responsabilità eccessiva sulle spalle dell’Energy Manager, oppure un uso smoderato di risorse per la costante rivalutazione degli acquisti e per l’affiancamento di un consulente esterno.
È quindi importante sfatare il mito che vede le forniture a prezzo variabile con possibilità di fixing la strada adatta a tutti. Allo stesso tempo, esistono oggi soluzioni digitali dedicate che permettono di scegliere questa alternativa con più facilità.
I vantaggi di un contratto a prezzo variabile sono oggi alla portata di tutti grazie all’arrivo di piattaforme digitali B2B specializzate. Questi servizi sono capaci di tenere conto dei livelli di consumo dell’azienda e degli altri dati del sistema interno di Energy Management per selezionare i migliori fornitori e offerte.
Ufficio acquisti e Energy Manager avranno più tempo per dedicarsi ad altri processi e allo stesso tempo beneficiare delle informazioni raccolte con efficienza attraverso questi nuovi strumenti.
Sarà inoltre possibile fare previsioni e simulazioni delle diverse attività collegate, come la compravendita e le gare d’appalto. L’obiettivo raggiunto è così la massima ottimizzazione dei costi e delle risorse, riducendo al minimo dell’imprevedibilità tipica del settore e cogliendo le opportunità offerte dal mercato.
Una volta firmato il contratto di fornitura a prezzo variabile, spesso esiste la possibilità di richiedere al fornitore dei fixing, ovvero di fissare il prezzo dell’energia...
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Una volta firmato il contratto di fornitura a prezzo variabile, spesso esiste la possibilità di richiedere al fornitore dei fixing, ovvero di fissare il prezzo dell’energia elettrica o del gas, per una quota parte del profilo di consumo contrattualizzato, per un periodo definito.
Insomma, si può passare da un contratto totalmente a prezzo variabile ad una fornitura il cui prezzo viene in parte o in toto fissato prima del periodo di consumo. Ma come si fa a decidere quando richiedere un fixing e per quale quota di volume farlo?
Innanzitutto una strategia di fixing deve partire dall’analisi dei mercati e dalla previsione di come i prezzi potrebbero evolvere in futuro. Questo tema, come abbiamo già detto più volte, è assolutamente essenziale per poter gestire correttamente un contratto indicizzato con fixing.
Si analizzano dunque i fondamentali del mercato del gas e dell’energia elettrica, con metodo e costanza, per creare degli scenari possibili dell’evoluzione futura dei prezzi. In base a questi scenari, che devono essere aggiornati costantemente per assorbire ogni eventuale cambio di assetto nei driver fondamentali, si riesce ad avere un’idea di come potrebbe muoversi il mercato nel prossimo futuro.
Le analisi si basano su una moltitudine di fattori di natura fondamentale che avranno un impatto per un certo periodo di tempo o in un determinato momento nel futuro, ma devono considerare anche gli aspetti geopolitici, macroeconomici e a volte psicologici del mercato.
Grazie all’interazione di questi diversi fattori si crea uno scenario e una curva forward dei prezzi che potrebbero verificarsi. Sulla base dei risultati si procede poi a sviluppare la strategia di fixing da applicare al proprio portafoglio di consumo.
Esistono diverse filosofie su come impostare una strategia di fixing. Qualcuno cerca di trovare il momento migliore (il punto di minimo dei prezzi) per richiedere un fixing sul 100% (o quasi) del volume contrattuale, qualcun altro preferisce fissare più volte una porzione del profilo richiedendo un fixing ogni tot.
Quel che è certo è che la miglior strategia di fixing è quella che meglio si adatta all’attitudine al rischio dell’operatore e della società, quella che calza meglio, proprio come un vestito su misura.
Per questo motivo la prima cosa da fare è proprio identificare la predisposizione al rischio e l’approccio migliore.
Se la priorità è ottenere il prezzo più basso in assoluto e limitare al minimo il numero di fixing, la strategia di fixing sarà concentrata sulla ricerca del corretto timing per richiedere al fornitore un fixing di una quota consistente di volumi, arrivando a fissare il 100% in 1 o 2 tranche.
L’altra faccia della medaglia, in questo caso, è che si deve essere disposti ad accettare il rischio di non riuscire a cogliere il momento migliore per eseguire il fixing o, addirittura, di eseguirlo proprio nel momento in cui i prezzi sono più alti.
Se, viceversa, la priorità è limitare il più possibile il rischio di fare il fixing nel momento sbagliato, la strategia di fixing dovrà certamente ottimizzare il timing, ma soprattutto dovrà prevedere la richiesta di più tranche di fixing per suddividere i volumi fissati nel corso di un ampio periodo.
D’altra parte è necessario essere consapevoli che un numero maggiore di fixing diluisce, sì, l’effetto negativo di un fixing nel momento in cui i prezzi sono molto alti, ma diluisce altrettanto il vantaggio di eseguire un fixing con i prezzi ai minimi.
In entrambi i casi la difficoltà maggiore risiede nel comprendere il mercato e riuscire a reagire correttamente ad esso.
Non dimentichiamoci inoltre che, oltre alla ricerca del momento giusto per fare il fixing, è necessario valutare anche la possibilità di non fissare l’intera quota di volume per un determinato periodo, ovvero di sfruttare o meno un potenziale ribasso dei prezzi spot nel periodo di consumo.
Spesso infatti può essere preferibile lasciare che una parte del volume contrattuale rimanga esposta alle fluttuazioni dei prezzi.
Pur mantenendo un buon livello di flessibilità, è consigliabile pianificare l’approccio alla gestione della fornitura con anticipo, strutturando un processo di ottimizzazione che consenta di approfittare della volatilità del mercato ma anche di non farsi trovare impreparati nel momento in cui il mercato dovesse subire un brusco crollo o, viceversa, una forte spinta al rialzo.
E’ ovvio che non è possibile decidere in maniera puntuale e precisa tutti i fixing da fare nel corso dell’anno, ma è importante identificare, in base anche a quanto è stato concordato con il fornitore, alcuni parametri di riferimento.
Innanzitutto l’ideale è avere un target di prezzo al di sotto del quale si considera di aver ottenuto “un buon prezzo” ed un prezzo al di sopra del quale tendenzialmente si preferirebbe non andare (il “pagare troppo o poco” è sempre un concetto soggettivo!).
Inoltre è importante scegliere quali periodi si vuole considerare per il fixing (l’anno intero, i trimestri o i singoli mesi), quali volumi tendenzialmente si vuole coprire con ogni fixing (10%, 25%, 50%, …) ed entro quanto tempo prima della delivery verrà deciso se lasciare o meno una parte dei volumi esposta al prezzo di mercato.
Insomma, è importante avere una sorta di piano ideale per gestione dei fixing che possa definire in linea di massima i passi per l’ottimizzazione della fornitura. Nel corso del periodo, poi, analizzando i mercati e reagendo con prontezza ad eventuali opportunità, sarà più semplice stabilire se richiedere un fixing, quanto coprire, e quando farlo.
La gestione di un contratto di fornitura a prezzo indicizzato con possibilità di fixing può, dunque, sembrare complicata e questo spesso scoraggia chi non ha una competenza specifica sui mercati all’interno dell’azienda. Cosa fare dunque?
Come abbiamo detto spesso (vedi articolo sui pro e contro del prezzo fisso e variabile) la soluzione giusta è sempre e solo quella che meglio si adatta a noi.
Non si deve scegliere il prezzo indicizzato a tutti i costi, se questo non ci fa sentire sicuri, se i volumi consumati sono così bassi da non giustificare lo sforzo di ottimizzarne il costo o se, semplicemente, non lo riteniamo una priorità.
Ma non si deve per forza scegliere un prezzo fisso solo perché non si hanno le competenze interne per gestire una fornitura indicizzata.
Esistono numerosi servizi disponibili per chi necessita un supporto lato mercato e che consentono anche a chi non è esperto di analisi e previsioni di mercato di sfruttare le opportunità offerte da un contratto a prezzo variabile con fixing.
Consulenti, piattaforme, data provider, gestori di portafoglio, la possibilità di scelta è abbastanza ampia e variegata.
Se si ritiene interessante un contratto indicizzato con fixing, insomma, il modo per poterne approfittare esiste ed è disponibile. L’importante è scegliere di gestire la fornitura in modo coerente con la propria attitudine e senza improvvisare. E’ meglio scegliere un prezzo fisso piuttosto che fare i fixing lanciando una monetina!
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Questa serie di white paper si propone di aiutarvi a comprendere: le basi del mercato dell'energia, i prezzi dell'energia e la gestione dei vostri contratti energetici B2B, per...
Leggi di più >Questa serie di white paper si propone di aiutarvi a comprendere: le basi del mercato dell'energia, i prezzi dell'energia e la gestione dei vostri contratti energetici B2B, per permettervi di ottimizzare i vostri costi energetici.
Negli ultimi mesi del 2021 abbiamo assistito a un rally dei prezzi del gas e dell’energia elettrica senza precedenti e sebbene i prezzi da gennaio a oggi siano lontani dal picco...
Leggi di più >Negli ultimi mesi del 2021 abbiamo assistito a un rally dei prezzi del gas e dell’energia elettrica senza precedenti e sebbene i prezzi da gennaio a oggi siano lontani dal picco di fine dicembre, il valore assoluto rimane piuttosto elevato.
Insieme ai prezzi, anche la volatilità è aumentata nel corso dell’anno scorso e, se a inizio anno si potevano avere oscillazioni di 1, 2, massimo 3 €/MWh al giorno, alla fine 2021 i 10, i 20 o addirittura i 30 €/MWh di differenza fra un giorno e l’altro erano oscillazioni considerate quasi normali.
L’intera filiera del gas e dell’energia elettrica ha subito l’impatto di queste dinamiche, che hanno avuto conseguenze importanti a tutti i livelli e i cui strascichi hanno probabilmente cambiato l’assetto di un intero settore.
Per quanto riguarda il settore della vendita di energia e gas, sia i fornitori che i clienti hanno dovuto affrontare delle conseguenze di quanto successo sui mercati all’ingrosso.
Risulta dunque estremamente critica la gestione di un portafoglio di vendita in condizioni di mercato come quelle viste negli ultimi mesi. Il problema non sono i margini, ovvero i guadagni dati dall’attività di vendita, ma la sostenibilità in termini di cassa, finanza e rischi che devono sopportare i fornitori per poter svolgere l’attività.
i fixing basate su prezzi storici confrontano i prezzi futures in quel momento con quelli di periodi simili in altri momenti. Anche con l'incertezza vissuta nello scorso periodo, il tool è in grado di determinare che i prezzi stanno aumentando e, anche se non sono prezzi bassi (dato che la situazione era quella che era), l'opzione migliore era comunque quella di eseguire fixing per mitigare l'impatto della volatilità che sarebbe arrivata. Queste raccomandazioni arrivano proprio nel momento peggiore, da maggio 2021 e per tutto l'anno rimanente.
Sia per i fornitori che per i clienti l’aumento dei prezzi e della volatilità ha provocato criticità delle quali ancora non è ancora del tutto espresso l’effetto.
Per il 2022, è possibile aspettarsi alcune conseguenze di questa situazione, prima fra tutti la diminuzione del numero di operatori attivi nella vendita di energia elettrica e gas. Diverse società, sia in Italia che in Europa, hanno dovuto tirare i remi in barca e sospendere l’attività a causa delle difficoltà finanziarie ed è probabile che il numero degli operatori costretti a ritirarsi possa aumentare nel corso di quest’anno.
D’altra parte, l’alta volatilità che dovrebbe caratterizzare i mercati ancora per diverso tempo potrebbe offrire non solo criticità, ma anche occasioni di ottimizzazione, a prescindere dal trend dei prezzi che si verificherà nel corso dell’anno.
E’ probabile che dopo un 2021 così estremo, un maggior numero di clienti industriali sarà interessato alla gestione attiva della propria fornitura (prezzo variabile con fixing), che si è dimostrata una formula flessibile e capace di ottimizzare i costi, se correttamente impostata. Poter approfittare di un mercato al ribasso ma avere la possibilità di tutelarsi in caso di rialzi, risulta un modello utile per affrontare i mercati energetici sempre più volatili.
Questo, unito alla diffusa attenzione anche mediatica suscitata dall’escalation dei prezzi degli ultimi mesi, creerà un generale aumento della curiosità e della necessità di informazioni sulle dinamiche dei mercati. Non sarà più solo il prezzo, probabilmente, a convincere i clienti, ma la capacità di offrire un supporto strutturato alle scelte, fornendo le informazioni rilevanti e la competenza sui mercati energetici che consentano ai clienti di gestire al meglio la propria fornitura in tutte le situazioni di mercato.
Insomma, il rally dei mercati del 2021 avrà un impatto notevole anche per il prossimo futuro.
E’ ormai fatto noto che ci sia una vera e propria crisi energetica in atto. I prezzi del gas e dell’elettricità hanno concluso un primo trimestre record, in continuità con i...
Leggi di più >E’ ormai fatto noto che ci sia una vera e propria crisi energetica in atto. I prezzi del gas e dell’elettricità hanno concluso un primo trimestre record, in continuità con i pesanti aumenti avvenuti a fine 2021. Basti pensare che il PUN (Prezzo Unico Nazionale) ha consolidato un Q1-2022 di poco inferiore ai 250 €/MWh, mentre per il gas naturale PSV i primi tre mesi di consegne spot (Day Ahead) si sono attestati poco sotto ai 100 €/MWh.
Gli effetti di questi aumenti si stanno sentendo pesantemente su tutti i fronti e pesano in particolar modo sui consumatori finali, che si trovano a far fronte a costi energetici sempre più insostenibili. Anche se sono entrate in vigore alcune misure per il contenimento dei costi, come l’azzeramento di alcune voci della fattura energetica (gli oneri generali di sistema) o la riduzione dell’IVA su alcune tipologie di fornitura, con il prezzo della materia prima di 3 o 4 o addirittura 5 volte maggiore rispetto a un anno fa, il costo energetico complessivo è comunque lievitato.
Non solo i clienti finali sono in grave difficoltà, ma nella filiera energetica una posizione piuttosto delicata (per usare un eufemismo) oggi tocca ai fornitori. Le aziende attive nel settore della vendita di energia elettrica e gas naturale si trovano ad affrontare delle difficoltà senza precedenti (come abbiamo detto anche nell’articolo Fornitori e clienti: conseguenze dei prezzi di mercato alle stelle). L’aumento dei prezzi e della volatilità sui mercati all’ingrosso ha comportato, ormai da mesi a questa parte, un aumento dei costi legati all’approvvigionamento e alle coperture del rischio del portafoglio, entrambi elementi strettamente legati al prezzo.
Non solo aumento dei costi, a fronte spesso di margini fissati contrattualmente in periodo pre-crisi, ma anche aumento delle necessità finanziarie e di liquidità legate all’attività di compravendita di energia o gas, anch’esse proporzionali rispetto ai prezzi e alla volatilità dei mercati. Per acquistare gas o energia elettrica, infatti, gli operatori devono fornire garanzie finanziarie o liquidità a copertura dei loro acquisti e nella maggior parte dei casi si tratta di incrementi di garanzie da 5 a 10 volte i valori precedenti.
Per non parlare dello squilibrio di cassa, strutturale e naturale per una società di vendita, che paga l’energia o il gas acquistato (e gli oneri di sistema relativi) con 1-2-3 mesi di anticipo rispetto al momento dell’incasso da parte dei clienti. Con l’aumento dei prezzi e il protrarsi di questa alterazione del mercato, il disallineamento fra entrate ed uscite si è fatto a dir poco difficoltoso, per qualcuno addirittura fatale.
Tutto questo ha danneggiato in modo importante la situazione finanziaria ed economica delle società del settore, alcune delle quali hanno dovuto sospendere l’attività di vendita di energia o gas.
Ma il peggio, probabilmente, deve ancora venire, ovvero il momento in cui sui fornitori peserà a pieno anche l’effetto delle rateizzazioni delle bollette concesse ai consumatori domestici o alle imprese, a cui si andrà a sommare l’aumento della morosità dei clienti di fronte agli aumenti degli ultimi mesi. Le società del settore, aziende fino a sei mesi fa per lo più sane e ben gestite, potrebbero trovarsi impossibilitate a sopportare il protrarsi di queste condizioni di mercato a causa di una situazione finanziaria così difficilmente gestibile.
La gravità della situazione non è passata inosservata e molte sono state le richieste di supporto rivolte dalle associazioni di operatori del settore alle autorità competenti, sia in Italia che all’estero. La difficoltà di accesso alla finanza e alla liquidità in un momento grave e particolare come l’attuale è uno dei nodi dei diversi appelli degli ultimi mesi.
Anche da parte della European Federation of Energy Traders, primaria associazione europea di operatori del settore, è stata sottolineata la necessità di un supporto di emergenza di liquidità e finanza che consenta agli operatori di sopravvivere e ai mercati energetici di continuare a funzionare. Già, perché una ulteriore conseguenza dei prezzi così alti è il crollo della liquidità sui mercati, a causa del fatto che sempre meno operatori hanno la finanza necessaria per negoziare i prodotti della curva forward sui mercati organizzati.
La mancanza di un mercato liquido potrebbe impedire agli operatori di effettuare le operazioni di copertura non solo dei proprio portafogli di vendita ai clienti finali, ma anche del gas importato dall’estero o iniettato in stoccaggio, così come dell’energia elettrica prodotta dalle centrali. Insomma, il crollo della liquidità potrebbe impedire il regolare funzionamento dei mercati energetici e minare alla base l’esistenza di un mercato libero.
Ad essere onesti, è difficile anche per l’EU riuscire ad intervenire con manovre centralizzate che non penalizzino gli sviluppi futuri del settore e il raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo in termini di mix energetico e emissioni. La tutela del consumatore finale è una contingenza assolutamente necessaria, ma è necessario anche salvaguardare la salute del settore nel medio/lungo termine.
Ad esempio, modificare la remunerazione degli impianti rinnovabili non incentivati mettendo un tetto massimo al prezzo per l’energia prodotta potrebbe provocare non solo gravi danni economici per le società interessate (che magari non hanno approfittato dell’aumento dei prezzi perché avevano effettuato coperture di lungo periodo a prezzi inferiori), ma anche portare al calo dell’appetito degli investitori del settore e questo, a sua volta, comprometterebbe il percorso di decarbonizzazione stabilito per i prossimi decenni.
Ugualmente, l’introduzione di un massimale al prezzo di gas o energia elettrica o una modifica del meccanismo di formazione dei prezzi spot a livello locale introdurrebbe distorsioni che avrebbero un impatto anche sulla curva forward e che, nel lungo periodo, potrebbero influenzare negativamente l’integrazione fra i mercati europei, così come lo sviluppo di investimenti in produzione rinnovabile o risparmio energetico.
Insomma, sembra sempre più difficile riuscire a salvare, come si suol dire, “capra e cavoli”. Solo una rapida risoluzione della situazione in Ucraina potrebbe, forse, riuscire a riportare i mercati verso una condizione di stabilità ed è piuttosto probabile che un ritorno alla “normalità” non avvenga, in ogni caso, in tempi brevi, né per quanto riguarda il livello dei prezzi, né per lo stato di salute del settore.
Rimani aggiornato con le informazioni sulla gestione dei contratti di fornitura energetica B2B.
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