Da tempo ormai sentiamo parlare dei titoli di emissione di CO2 (EUA) in riferimento ai mercati europei di energia elettrica e gas naturale. Da inizio febbraio, in particolare, la CO2 ha fatto parlare di sé a causa di una esplosione delle quotazioni, che hanno superato più volte i 40...
Leggi di piùAttualità Approfondimenti sul mercato CO2
Sprint della CO2, come è arrivata a quota 40 €/t in tempi record?
Da tempo ormai sentiamo parlare dei titoli di emissione di CO2 (EUA) in riferimento ai mercati europei di energia elettrica e gas naturale. Da inizio febbraio, in particolare, la CO2 ha fatto parlare di sé a causa di una esplosione delle quotazioni, che hanno superato più volte i 40 €/tonnellata.
I prezzi della CO2 sono improvvisamente arrivati oltre la quota dei 40 €/tonnellata. Cosa sta succedendo e perchè?
Come impattano le news regolatorie e le politiche sul tema della CO2
Come avevamo anticipato nell’articolo "2021 CO2, i prezzi saliranno? ", già dall’inizio del 2021 ci si aspettava un certo fervore sul tema della CO2.
L’Unione Europea ha deciso di aumentare il target di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030, passando da un obiettivo iniziale di -40% rispetto alle emissioni del 1990 ad un nuovo target del -55%, ufficializzato a fine anno scorso.
Questa ulteriore spinta verso la riduzione delle emissioni, nell’aria dall’estate scorsa, ha dato un nuovo impulso alle quotazioni delle EUA (Permessi di emissione di CO2), strumento principale della lotta alle emissioni in Europa.
Il sistema ETS, inoltre, da quest’anno è entrato nella cosiddetta fase 4, ovvero un periodo nel quale viene ridotto sia il tetto massimo di emissioni annuali sia la quantità di titoli di emissione gratuiti a disposizione dei Paesi europei.
Grazie al meccanismo di Market Stability Reserve (MSR), attivo dal 2019, viene ridotta progressivamente l’offerta di titoli sul mercato per consentire un miglior equilibrio di domanda e offerta. Insomma, dal punto di vista regolatorio e politico, un rialzo dei prezzi della CO2 era uno degli obiettivi dichiarati da tempo.
Maggiore è il costo dei permessi di emissione, maggiore è la spinta, da un lato, verso la dismissione delle centrali elettriche inquinanti (soprattutto il carbone) a favore di energie rinnovabili e centrali a gas naturale, dall’altro verso un generale efficientamento e rinnovamento dei processi produttivi del tessuto industriale europeo.
Qual'è il legame tra la finanziarizzazione della CO2 e la speculazione?
Negli ultimi 4 anni, con l’aumentare dei prezzi della CO2 (nel 2017 i titoli di emissione difficilmente avevano un prezzo al di sopra dei 10 €/tonnellata) l’interesse di banche, istituti finanziari e fondi di investimento per il mercato della CO2 è andato aumentando, poiché se da un lato in un’ottica di lungo periodo il tema della riduzione delle emissioni offre delle ottime prospettive di investimento, dall’altro i tassi negativi sui capitali hanno incentivato la ricerca di opportunità di rendimento alternative.
Il risultato è stato un massiccio aumento dei capitali sul mercato dei prodotti futures sulla CO2 (quasi 10 volte maggiori nel 2020 rispetto al 2017), mercato che è passato dall’essere utilizzato dagli operatori del settore energetico per le coperture degli acquisti di titoli fisici, all’essere un mercato finanziario speculativo, in cui banche, ETF e fondi impiegano capitali importanti e negoziano volumi consistenti.
Cosa è prevedibile e cosa no nel mercato della CO2?
Un aumento dei prezzi era prevedibile? Sì, i fondamentali del mercato della CO2 mostravano chiaramente che il target dei 40 €/tonnellata era ormai in focus nel corso dell’anno 2021.
Era prevedibile che si arrivasse ai 40 €/tonnellata già a inizio febbraio? Probabilmente no. Fra i fattori bullish di quest’ultima parte dell’inverno, sicuramente le basse temperature (il cosiddetto picco termico) hanno contribuito ad aumentare la domanda di gas ed energia elettrica, con conseguente aumento della domanda di titoli di emissione.
Il prezzo della CO2 si muoveva da inizio gennaio in una banda di oscillazione fra i 31 e i 35 €/MWh e gli operatori probabilmente si aspettavano che nel breve termine il freddo e la maggior domanda portassero i prezzi verso l’area 35-36 €/tonnellata.
Il raggiungimento dei 40 €/tonnellata, invece, è stato un movimento repentino e improvviso, causato da elementi speculativi che poco hanno a che vedere con i fondamentali di breve termine del mercato.
A inizio febbraio (il 2), ha fatto scalpore un articolo di Bloomberg (Andurand Sees Carbon Tripling as Funds Turn Bullish on Pollution) in cui si dichiarava che alcuni Hedge Fund avessero un target di prezzo per la CO2 a 100 €/tonnellata entro la fine dell’anno (il giorno stesso il prezzo del future della CO2 è passato dai quasi 33 ai 35 €/tonnellata). Il giorno dopo, il prezzo della CO2 in asta primaria (titoli fisici dunque) è arrivato a 38 €/tonnellata e solo una settimana dopo la CO2 ha sforato il tetto dei 40 €/tonnellata. Questo movimento violento sembra dunque non esser stato originato da una situazione fondamentale quanto da una forte presa di posizione di tipo speculativo.
Cosa succederà adesso nel mercato della CO2?
La velocità e la natura del rialzo potrebbero, nel breve termine, non consentire ai prezzi di mantenersi al di sopra dei 40 €/tonnellata, ma il mood generale nel medio termine vede un’azione congiunta di elementi fondamentali e di speculazione che difficilmente consentirà ai prezzi di tornare ai valori visti l’anno scorso.
Effettivamente, gli ambiziosi obiettivi europei per il taglio delle emissioni potranno esser raggiunti solo con dei costi di emissione molto alti, che incentivino gli investimenti in rinnovabili e in tecnologie più green.
Nonostante le ottime intenzioni però, di fatto, il costo della CO2 si riverbera nel costo dell’energia elettrica, tutt’ora in buona parte prodotta da combustibili fossili in molti paesi dell’Unione Europea, e nelle filiere produttive di tutta Europa.
L'Unione Europea, per questo motivo, dovrà essere particolarmente attenta nel calibrare correttamente il bilanciamento fra l’incisività delle misure di riduzione dei gas serra ed il rischio di rilocazione delle industrie, energivore e non, che vedono la propria competitività internazionale messa a dura prova dai costi di annullamento della CO2.
Attualità Fornitura energetica
Perché un tool digitale migliora e facilita il lavoro dell'energy manager? 7 buoni motivi
Chiamiamolo, per comodità, “tool per energy manager”. Nelle aziende si usano strumenti per compiere qualsiasi attività, eppure, quando si tratta di affidarsi a un tool digitale, le diffidenze emergono prepotentemente, tanto da oscurare i possibili benefici. Eppure, nel caso dei professionisti...
Leggi di più
Chiamiamolo, per comodità, “tool per energy manager”. Nelle aziende si usano strumenti per compiere qualsiasi attività, eppure, quando si tratta di affidarsi a un tool digitale, le diffidenze emergono prepotentemente, tanto da oscurare i possibili benefici. Eppure, nel caso dei professionisti della gestione energetica, i vantaggi sono tanti e ben evidenti.
La gestione delle forniture energetiche, infatti, dall’individuazione dei bisogni peculiari dell’azienda alla firma di un nuovo contratto, prevede una serie di laboriose e lunghe attività. Questo carico di lavoro, che richiede anche settimane, è sintetizzabile in pochi click sulla tastiera di un pc. A consentirlo potrebbe essere proprio un elaborato strumento digitale con un’interfaccia user-friendly. La scelta di affidarsi a un tool per energy manager potrebbe decretare l’addio alle richieste a fornitori più o meno noti, alle lunghe ore di confronto tra offerte commerciali, ai dubbi sulla modalità contrattuale o sull’affidabilità degli operatori interpellati.
I benefici?
- Un risparmio immediato in ore lavorative;
- Il miglior contratto possibile in termini di taglio dei costi in bolletta e qualità dei servizi.
Gli scettici penseranno che si tratti una ennesima fake news tra le tante che circolano nel web, tuttavia è una attualissima verità, verificabile e resa possibile dall’informatica. Sul mercato esistono soluzioni digitali pratiche, veloci, sicure che, nelle mani giuste danno risultati straordinari in pochissimo tempo. Occorre solo aprirsi con fiducia al digitale.
Reticenza e scarsa competenza digitale, nemici delle soluzioni semplici
L’Italia è 24esima in Europa (su 28) per competitività digitale (vedasi rapporto Desi -Digital Economy and Society Index - della Commissione europea). L’alfabetizzazione digitale e la risoluzione del digital divide, pertanto, hanno conquistato i primi posti nelle agende di Governo, soprattutto in un anno in cui lo smartworking e la didattica a distanza hanno lasciato intravedere tutte le loro potenzialità. Oggi sappiamo che un buon livello di alfabetizzazione digitale del Paese potrebbe cambiare per sempre i paradigmi del lavoro e della scuola, portando vantaggi a tutti. Ma al momento noi italiani abbiamo solo assaporato la gustosa pietanza, non siamo ancora pronti. Non ci mancano le tecnologie, bensì la giusta cultura, la mentalità, che spesso si oppone ancor prima di aver valutato i vantaggi di affidarsi alle soluzioni più attuali. Questo è il motivo per cui In Italia le aziende usano poco gli strumenti disponibili online.
Efficacia ed efficienza dei tool per energy manager
Usare un tool per energy manager permette di:
- risparmiare tempo (che può essere destinato alla gestione delle attività di energy management per aumentare l’efficienza energetica generale dell’impresa);
- trovare la soluzione più adeguata alle proprie esigenze;
- aprirsi a soluzioni/fornitori altrimenti sconosciuti;
- risparmiare sui costi di consulenti esterni.
In conclusione
Ma c’è di più. Oltre a sgravare di tanto il lavoro di ricerca del nuovo fornitore, lo strumento online permette di massimizzare il risparmio attraverso la scelta di un contratto a prezzo variabile e con possibilità di fixing (senza avere competenze da trader). Grazie al tool per energy manager, infatti, è possibile seguire l’andamento del mercato delle materie prime e stipulare un nuovo contratto quando il prezzo dell’energia è più conveniente.
In questo modo l’energy manager potrà comunque inserire nel budget aziendale una cifra per forniture energetiche. Questo costo potrebbe non cambiare, ma se dovesse farlo sarà certamente al ribasso, perché è l’azienda (guidata dal tool per energy manager) a scegliere se e quando fare fixing.
Rimane il nodo del costo, sul quale il management aziendale potrebbe obiettare. L’investimento necessario per i servizi del tool digitale, però, si ammortizza velocemente, perché il risparmio in bolletta sarà ingente sin dal primo nuovo contratto.
Attualità Fornitura energetica
New Normal: come cambieranno le scelte energetiche
Cercare una nuova fornitura di gas ed energia elettrica non può prescindere dall’impatto che il Covid19 ha sul business e sulla percezione profonda della vita da parte di ogni singolo individuo. I due ambiti potrebbero sembrare lontani anni luce l’uno dall’altro, se non fosse per l’ovvia realtà...
Leggi di più
Cercare una nuova fornitura di gas ed energia elettrica non può prescindere dall’impatto che il Covid19 ha sul business e sulla percezione profonda della vita da parte di ogni singolo individuo.
I due ambiti potrebbero sembrare lontani anni luce l’uno dall’altro, se non fosse per l’ovvia realtà che oggi molte aziende hanno una minore disponibilità economica a causa della pandemia, dunque devono tentare di risparmiare su tutto, anche sulle scelte energetiche.
La necessità di tagliare i costi però non è una novità, mentre altri aspetti del tutto nuovi, dovrebbero allertare ogni attento energy manager e spingerlo verso valutazioni molto più contemporanee e lungimiranti.
In particolare, le attuali scelte energetiche devono tenere conto:
• delle difficoltà finanziarie e dei probabili fallimenti di tanti player del settore energia a causa del Covid-19;
• delle probabili e grandi opportunità date dalla fluttuazione dei prezzi delle materie prime;
• della tendenza/necessità di green energy;
• del digitale, che ha cambiato il modo di relazionarsi con il mondo e di lavorare.
Queste quattro circostanze sono divenute veri e propri driver nelle scelte energetiche aziendali: tenerne conto contribuisce a raggiungere il massimo livello di risparmio sulle forniture. Vediamo perché.
1 - Essere ancor più accurati nella scelta del fornitore per avere contratti solidi e servizi eccellenti
Il prossimo primo gennaio 2021 le aziende di medie e piccole dimensioni dovranno passare necessariamente al libero mercato energetico. Ad attendere la data con interesse vi sono 723 fornitori che operano sul mercato italiano. Un vero esercito di player che cresce da anni, in vista di questa scadenza, tra i quali vi sono anche veri campioni di pratiche scorrette e truffaldine. Il tema è sotto la lente delle istituzioni, anche perché l’elenco dei venditori previsto per legge (EVE) non è mai stato pubblicato (fonte Senato.it).
Tra le fila degli operatori, inoltre, ve ne sono di solidi e strutturati, ma anche di fragili e potenzialmente fallimentari. Si tratta di aziende che non sono in grado di assicurare un buon livello di servizi né la propria solidità finanziaria, e che per vendere energia puntano solo sul prezzo. Il Covid, che ha colpito duramente tutte le aziende, non può che aver ulteriormente messo in difficoltà questi player, ai quali non è davvero il caso di affidarsi.
2 - Considerare, oggi più che mai, un contratto a prezzo variabile con possibilità di fixing per massimizzare il risparmio
Le crisi amplificano le fluttuazioni di prezzo delle materie prime. Durante il primo lockdown i prezzi dell’energia elettrica e del gas sono precipitati, a causa della flessione inaspettata della domanda. Le aziende che in quel periodo hanno contrattualizzato una fornitura per gli anni futuri si sono assicurati materia energetica a prezzi molto bassi.
Il Covid ha cambiato radicalmente l’economia e ha messo tutti di fronte al concetto di imprevisto. Sono tante le ragioni che possono far fluttuare i prezzi del gas e dell’energia elettrica: vale la pena cogliere le opportunità di risparmio quando si presentano.
3 - Aumentare la quota di energia da fonti rinnovabili, per averne un ritorno in termini di responsabilità sociale
Green energy, fonti rinnovabili, sostenibilità, decarbonizzazione, economia circolare…questi sono i concetti sui quali si fonda la strategia di ripresa economica a livello europeo. L’incalcolabile danno provocato dalla pandemia ha acceso il faro sulle problematiche ambientali e oggi nessuna azienda può permettersi di rimanere insensibile al tema. Dal punto di vista delle scelte energetiche, ciò equivale a preferire i fornitori di energia elettrica che spingono maggiormente verso fonti energetiche più green. Contribuire anzitempo al raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione (fonti EC.Europa.eu, Parlamento Europeo ) è un impegno che si traduce facilmente in maggiori guadagni: i consumatori, infatti, gradiscono molto le assunzioni di responsabilità sociale e orientano di conseguenza le proprie scelte d’acquisto.
4 - Affidarsi con fiducia a un tool digitale per semplificare e velocizzare le scelte energetiche
Guardando all’Italia intera, l’alfabetizzazione digitale è indiscutibilmente aumentata e il “digital divide” si sta riducendo. Anche queste sono conseguenze inaspettate del Covid.
Il massiccio ricorso allo smart working e alla didattica a distanza hanno sdoganato l’uso del digitale in ogni circostanza.
Anche l’Energy manager può avvantaggiarsi attraverso l’utilizzo di una piattaforma digitale che consenta:
- di scegliere il giusto fornitore in pochi click, scongiurando il pericolo di incappare in scelte fallimentari e/o pericolose;
- di gestire un contratto a prezzo variabile, senza dover ricorrere a un consulente esterno.
Il Coronavirus ha provocato un disastro dal punto di vista sanitario ed economico, ma sta creando una nuova normalità fatta di occasioni da cogliere e ambiti di business da esplorare. Per le scelte energetiche servirà una visione ancora più ampia e un buon supporto digitale che ne semplifichi l’interpretazione.
Piano Nazionale Industria 4.0: le novità per l’Energy manager
Tra le misure più recenti e interessanti per l’Energy manager c’è la riforma degli incentivi fiscali derivanti dal Piano Nazionale Industria 4.0. Mentre l’intero mondo produttivo appare statico, “annientato” dalla pandemia, nuovi strumenti normativi ed economici permettono alle aziende di...
Leggi di più
Tra le misure più recenti e interessanti per l’Energy manager c’è la riforma degli incentivi fiscali derivanti dal Piano Nazionale Industria 4.0.
Mentre l’intero mondo produttivo appare statico, “annientato” dalla pandemia, nuovi strumenti normativi ed economici permettono alle aziende di rimodulare le proprie strategie e cambiare passo. Oltre l’apparenza, dunque, aleggia un certo fermento.
Il vantaggio che le aziende potrebbero ottenere dal trasformarsi in smart factory è enorme sotto molteplici aspetti. Dalla maggiore competitività sul mercato alla flessibilità produttiva, dalla riduzione degli errori alla manutenzione predittiva, di per sé ogni aspetto della fabbrica 4.0 giustifica appieno gli investimenti necessari. Ma è il cospicuo risparmio energetico derivante dall’implementazione di ogni moderna tecnologia che coinvolge l’Energy manager e lo invita a entrare nel merito delle normative. Difatti, cogliere ogni opportunità di risparmio e ottenere la massima efficienza energetica in azienda è la missione di ogni specialista nella gestione dell’energia.
La spinta alla digitalizzazione sposta il baricentro dei consumi
In questo difficile 2020, peraltro, la digitalizzazione delle imprese ha superato i confini dei processi produttivi, diventando necessaria a pieno titolo anche nella gestione dell’organico. Gli e-meeting e lo smart working, infatti, hanno assunto un ruolo primario nell’organizzazione del lavoro e un loro importante peso anche nel raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica. Ciò che prima veniva svolto in presenza, attraverso l’uso degli strumenti digitali aziendali, per esempio, oggi, in una certa misura, viene gestito dal domicilio dei dipendenti. A seconda dell’azienda, però, lo smart working implica o il pagamento della connessione internet domestica del dipendente o solo il risparmio di energia elettrica aziendale. La materia non è ancora ben metabolizzata dai più e non adeguatamente normata, ma quel che è certo è che nel complesso la digitalizzazione delle attività professionali incide sui consumi generali dell’azienda. Se ciò avvenga in senso positivo, quindi con un globale risparmio sui consumi elettrici, o implichi maggiori spese per supportare i collaboratori da casa, dipende dalla visione del management. Spetterà all’Energy manager valutare le variazioni sui consumi di elettricità e riscaldamento e all’amministrazione finanziaria il computo del bilancio tra consumi esternalizzati e costi di gestione dell’edificio. Il più delle volte, la risultante è un cospicuo vantaggio economico.
Ciò che è certo è che la pandemia ha reso indispensabile accelerare il processo di digitalizzazione in tutte le aziende e ciò che prima si faceva manualmente, con grande dispiego di impegno e tempo, si è scoperto più facile da compiere con piattaforme online, software, flussi di dati e cloud computing. Una rivoluzione, fortunatamente senza ritorno.
Investire nella digitalizzazione si sta rivelando uno dei pochi modi validi per rendere la propria azienda e l’economia intera più solide.
Attraverso il cambiamento delle procedure aziendali, la digitalizzazione contribuisce a implementare tecnologie digitali che permettono all’azienda di realizzare modelli organizzativi e produttivi più snelli e più flessibili.
Investire in innovazione attraverso il Piano Transizione 4.0
Entriamo dunque nel merito delle novità relative al Piano Nazionale Industria 4.0, modificato in Piano Transizione 4.0 dopo l’approvazione dell’ultima legge di Bilancio.
Il tema è caldo e di grande interesse per l’Energy Manager, in quanto i nuovi crediti d’imposta sostengono anche l’aumento dell’efficienza energetica
Nel corso dell'attuale legislatura, sono state riformate, prorogate e rifinanziate una serie di misure stabilite dal Piano Nazionale Industria 4.0, che era stato pensato per il triennio 2017-2020.
In particolare, la Legge di bilancio 2020 (160/2019) ha disposto la sostituzione dell’iper e del super ammortamento resi disponibili nel 2017 con il “Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali” che offre di fatto una nuova opportunità al tessuto produttivo italiano.
La nuova disciplina degli incentivi fiscali collegati al Piano Nazionale Industria 4.0 (ormai Piano Transizione 4.0) riguarda gli investimenti in beni strumentali, in ricerca e sviluppo, in innovazione tecnologica e in formazione 4.0. Parte della spesa sostenuta può andare in compensazione in cinque quote annuali di pari importo, ridotte a tre per gli investimenti in beni immateriali.
Entrando nel merito delle quote recuperabili in compensazione, l’acquisto dei beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati permette un credito d’imposta pari al:
- 40% del costo fino a 2,5 milioni di euro di spesa;
- 20% del costo da 2,5 milioni di euro a 10 milioni di euro.
Per gli investimenti in beni strumentali immateriali, invece, si riconosce un credito d’imposta pari al:
- 15% del costo massimo ammissibile (700.000 euro).
(sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico - www.mise.gov.it sono pubblicati tutti i dettagli e i beni ammessi dalla riforma).
Piano Nazionale Industria 4.0 vs Certificati Bianchi
Tra le novità più significative di cui l’Energy manager deve tener conto ce n’è una che riguarda i Certificati Bianchi: con la conversione di super ed iper-ammortamento in credito d’imposta è venuta meno la cumulabilità̀ degli incentivi con i TEE (Titoli di efficienza energetica), prevista invece fino allo scorso anno.
In verità, il meccanismo dei Certificati Bianchi, che doveva rappresentare il principale strumento di promozione dell'efficienza energetica in Italia, non ha dato i frutti sperati e le aziende non vi hanno fatto un grande affidamento.
Ad oggi lo strumento principe finalizzato all’incremento dell’efficienza energetica è il Piano Transizione 4.0; il meccanismo dei certificati Bianchi, al contrario, è in piena crisi e necessita di una riforma strutturale.
A confermarlo con i dati è il Digital Energy Efficiency Report 2020, pubblicato lo scorso luglio dal Politecnico di Milano (www.energystrategy.it), nel quale si danno le dimensioni precise della contrazione degli investimenti in efficienza energetica negli ultimi 5 anni. A questo sconfortante risultato concorrono tre cause, spiega il report:
- la difficoltà nel cogliere le opportunità legate alla digitalizzazione dei processi;
- una diminuzione del numero e della “maturità” degli operatori dell’efficienza energetica.
ma, soprattutto:
- un quadro normativo relativo ai Certificati Bianchi poco chiaro ed una procedura di ottenimento lunga e farraginosa.
Alla ricerca di nuovi equilibri economici e di maggiore efficienza energetica
Per gli Energy manager, il 2020 è un anno di grandi responsabilità e impegni:
- la valutazione delle nuove possibilità di risparmio derivante da investimenti in digitalizzazione;
- l’aggiornamento in tema di normative nazionali (come il Piano Transizione 4.0 e il Quadro 2030 per il clima e l’energia dell’Ue https://ec.europa.eu/clima/policies/strategies/2030_it);
- la simulazione di nuovi asset energetici all’interno dell’azienda.
- richiedono un’attenzione e un monte ore lavorative davvero ingente.
Tra le priorità di ogni professionista dell’energia, dunque, c’è la digitalizzazione della propria mansione, affinché il grande carico di lavoro possa essere svolto più agevolmente. Liberarsi di impegni gravosi attraverso l’uso di tool ditali è ormai imprescindibile. A partire dalla gara per la scelta di nuove forniture e dalla gestione del contratto, è doveroso ricorrere a piattaforme specializzate disponibili online che semplificano l’operatività e restituiscono una gran quantità di tempo prezioso.
Norme gestione dell'energia: cosa guardare dal 2020
Il 2020 passerà alla storia per l’epidemia da Covid19 che ha paralizzato il mondo. Chi si occupa di energia, però, sa che non tutto si è fermato. Proprio da quest’anno, infatti, ci sono novità dal punto di vista delle Norme gestione energia. Obiettivi più ambiziosi da raggiungere rispetto al...
Leggi di più
Il 2020 passerà alla storia per l’epidemia da Covid19 che ha paralizzato il mondo. Chi si occupa di energia, però, sa che non tutto si è fermato. Proprio da quest’anno, infatti, ci sono novità dal punto di vista delle Norme gestione energia. Obiettivi più ambiziosi da raggiungere rispetto al passato, che introducono nuove necessità a livello di fornitura e di gestione all’interno dell’azienda.
Anche gli uffici acquisti, dunque, se pur meno specializzati rispetto agli Energy manager, sono chiamati a considerare i nuovi obblighi di Legge a partire dalla scelta del nuovo fornitore.
La Direttiva (UE) 2018/844 è stata recepita nell’ordinamento italiano con il Decreto Legislativo n. 48/2020 lo scorso giugno; la Direttiva (UE) 2018/2002 è ancora in corso di recepimento,
Vediamo di cosa si tratta e cosa considerare con più attenzione dal 2020.
Gli obiettivi comunitari delle nuove norme gestione energia
Rispetto al “Clean Energy Package”, in vigore negli ultimi anni e orientato a un progressivo e generale miglioramento dell’efficienza energetica, le Direttive (UE) 2018/844 e (UE) 2018/2002, fissano obiettivi più stringenti.
In particolare:
– ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030;
– favorire lo sviluppo di un sistema energetico sostenibile, competitivo, sicuro e decarbonizzato entro il 2050.
Il Decreto Legislativo n. 48/2020 dà indicazioni relative alla prestazione energetica nell’edilizia; la Direttiva (UE) 2018/2002, invece, si propone di rimuovere gli ostacoli sul mercato dell'energia e di superare le carenze che impediscono l'efficienza nella fornitura e nell'uso dell’energia e aumentare l’informazione sul tema (www.europarl.europa.eu).
Come si traducono i nuovi obblighi di Legge nella quotidiana amministrazione dell’energia a livello aziendale?
Cosa richiedono le nuove norme gestione energia?
Tagliare drasticamente le emissioni di anidride carbonica (CO2), migliorare l’efficienza energetica e puntare su fonti sostenibili d’energia per contribuire a decarbonizzare il sistema: sono questi i tre diktat ai quali nessuna azienda può sottrarsi. Tutto ciò impone una programmazione e determinate scelte da perseguire con costanza e impegno. L’Energy manager, pertanto, dovrà:
- verificare la classe energetica dell’edificio che ospita l’attività produttiva e gli impianti e promuovere la ristrutturazione secondo il D.Legs. n. 48/2020;
- definire gli obiettivi energetici da conseguire;
- realizzare gli audit periodici di controllo;
- redigere un piano di contabilizzazione dell’energia in modo da controllare tutte le possibilità di risparmio in conformità con la normativa nazionale;
- implementare un’organizzazione aziendale conforme alla UNI CEI EN ISO 50001;
- utilizzare gli strumenti disponibili sul mercato EU ETS (EU Emissions Trading System) e Certificati Bianchi (Titoli di Efficienza Energetica – TEE);
- considerare le agevolazioni offerte dal “Piano Nazionale Industria 4.0”, poiché la “digitalizzazione” delle imprese interessa non solo i processi produttivi, ma anche la gestione dell’organico. A livello logistico, infatti, gli e-meeting e lo smart working hanno assunto un ruolo primario nel raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica. Le agevolazioni fiscali, tra l’altro, possono anche cumularsi con i certificati bianchi.
Il ruolo dell’ufficio acquisti
Gli obiettivi dettati dalle nuove Norme gestione energia possono essere perseguiti sin dai primi passi di una nuova fornitura energetica affidando l’approvvigionamento delle materie prime, gas ed elettricità a un fornitore “green”, che possa garantire la provenienza dell’energia da fonti rinnovabili.
Questo criterio, certo primario rispetto all’obiettivo UE della decarbonizzazione nel corso del prossimo trentennio, complica la ricerca del fornitore giusto anche al più rodato degli uffici acquisti.
È importante conoscere la composizione dell’offerta energetica da parte di ogni player al quale si richiede una quotazione e ovviamente preferire il fornitore capace di erogare la più alta percentuale di energia sostenibile.
Ad esempio, affidandosi a una piattaforma avanzata online è possibile assicurarsi offerte compatibili con le proprie esigenze di consumo e con gli obblighi di legge, risparmiando tempo e denaro.
Energy management: le lezioni del 2020
“Nel mezzo del caos, c'è anche l’opportunità" ~ SunTzu. Anche se oggi parliamo di Energy Management nel 2020, il filosofo cinese del V secolo a.C. è attualissimo nella sua riflessione. Se poi consideriamo che a lui si attribuisce un importante trattato di strategia militare, “L’arte...
Leggi di più
“Nel mezzo del caos, c'è anche l’opportunità"
~ Sun Tzu.
Anche se oggi parliamo di Energy Management nel 2020, il filosofo cinese del V secolo a.C. è attualissimo nella sua riflessione. Se poi consideriamo che a lui si attribuisce un importante trattato di strategia militare, “L’arte della Guerra”, il collegamento mentale è presto fatto: “Covid19 - recessione - opportunità”.
Anche dalla dura battaglia al virus, difatti, c’è qualcosa da imparare.
Cosa ci lascerà questo 2020? E cosa c’entra questo argomento con la gestione dell’energia in azienda?
Più di quanto si creda.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire meglio il contesto in cui l’Energy Manager si trova a operare.
Aprire gli occhi grazie alla crisi
Colpite duramente dal propagarsi del virus, le aziende italiane stanno rialzando faticosamente la testa, chi più, chi meno. Certo il denaro scarseggia e risparmiare è un must irrinunciabile. Il taglio dei costi in bolletta, quindi, è sempre più necessario.
Ma attenzione a scegliere solo in base al prezzo. Non sarebbe una buona operazione di Energy Management.
Secondo un’analisi di Cerved Rating Agency riportata da Il Sole 24 Ore, infatti, circa il 10% delle aziende italiane rischia il fallimento.
Andando nello specifico delle realtà del settore fornitura gas ed elettricità, lo studio indica un rischio default per il 6% delle società, nell’ipotesi più ottimistica. Nel caso che la guerra al Covid19 si riveli più lunga del previsto, però, Cerved accresce la sua stima fino all’11%.
Lo scorso marzo, inoltre, Milano Finanza riportava dati ancor più allarmanti, mettendo in evidenza che le aziende più a rischio sono quelle con un rating tra B e BBB, praticamente il 65% delle Pmi italiane.
Gli stress test condotti da modefinance, infatti, hanno tracciato un quadro drammatico dell’economia italiana.
Incappare in un fornitore a rischio fallimento, quindi, è una possibilità concreta. La liberalizzazione del mercato energia, difatti, si è tradotta velocemente in un proliferare di società che fanno a gara per accaparrarsi il cliente, puntando sul prezzo. È verosimile, però, che la maggior parte di queste abbia un merito di credito di livello intermedio, quindi non sufficiente a superare agevolmente la crisi. Cosa accadrebbe nel caso di un contratto in essere con un’azienda fragile finanziariamente? Il danno si ripercuoterebbe anche nei conti del cliente. Ecco che la scelta del fornitore è da condurre con maggior attenzione.
La flessione del mercato aiuta l’Energy management 2020
Nei primi mesi dell’anno, alla Borsa energia, i prezzi del gas e dell’elettricità hanno subito una flessione considerevole. Si è parlato di un crollo.
Nel mezzo del caos epidemico, siglare un contratto a quelle quotazioni sarebbe stato molto vantaggioso. Certo non sarà stata la prima idea, ma oggi possiamo rifletterci.
La fluttuazione del mercato, però, consente in ogni periodo dell’anno di cogliere le migliori opportunità. Basta conoscerle e sapere come agire.
Il 2020 insegna che chi ha contrattualizzato le proprie forniture per gli anni a venire ha colto il vantaggio delle conseguenze del Covid.
Per ottenere un tale risultato è stato sufficiente scegliere un contratto a prezzo indicizzato e fare fixing per una parte dell’energia mentre il mercato fletteva.
Sottoscrivere un contratto di fornitura oggi per gli anni successivi al 2021, dunque, può sembrare stravagante, ma ha molto senso. Si potrebbe fissare il prezzo anche per il 50% dell’energia, ad esempio, già per il 2022.
L’Energy Management 2020, allora, rompe con il passato, anche in considerazione del fatto che la digitalizzazione delle aziende è cresciuta considerevolmente. Chi non fatto ricorso allo smart working? Chi non cerca oggi le migliori soluzioni online a qualsiasi problema?
Anche per l’Energy Management, quindi, il web ha le risposte ideali: piattaforme e servizi digitali per gestire la ricerca di fornitori finanziariamente solidi e per cogliere le opportunità dalle fluttuazioni del mercato con un contratto a prezzo variabile.
Energy business: come ridurre i rischi e massimizzare i guadagni
L’Energy business è una materia complessa: riguarda la generazione, il trasporto, il dispacciamento, la vendita e la distribuzione all’utente finale di energia elettrica e gas. I soggetti protagonistidi questo mercato sono molti. Quando un ufficio acquisti lancia una gara, riceve dai fornitori...
Leggi di più
L’Energy business è una materia complessa: riguarda la generazione, il trasporto, il dispacciamento, la vendita e la distribuzione all’utente finale di energia elettrica e gas. I soggetti protagonisti di questo mercato sono molti.
Quando un ufficio acquisti lancia una gara, riceve dai fornitori un’offerta economica che comprende, oltre a tasse e accise, tutti i costi a monte, dalla produzione all’utenza finale.
I guadagni generati lungo tutta la filiera, a logica, non ricadono certo sugli utilizzatori dell’energia. Anzi, a voler ben guardare, vi ricadono i costi, perché i passaggi delle materie prime dalla fonte alla sede di utilizzo implicano il ricarico dei margini di guadagno per i player coinvolti.
Tuttavia, è proprio entrando nei meccanismi di questo particolare mercato che anche l’utente finale potrà godere di un vero e proprio tornaconto dalla stipula di un nuovo contratto.
Seguendo l’andamento dell’Energy business, infatti, l’ufficio acquisti può guadagnare dai periodi di flessione dei prezzi delle materie prime.
L’andamento dell’Energy business e le opportunità per le aziende
L’elettricità e il gas vengono venduti e acquistati nell’ambito specifico delle Borse. Parliamo della Borsa elettrica (istituita nel 2003) e della Borsa italiana del gas, (il cui avvio risale al 2013). La gestione economica delle Borse è affidata in esclusiva, dal 2009, al GME - Gestore Mercati Energetici. Questa scelta garantisce il buon fine e la trasparenza delle transazioni.
Gli operatori abilitati alla compra/vendita di materie prime energetiche creano con la loro attività un meccanismo di domanda/offerta che contribuisce alle variazioni di prezzo.
Energy business: come funziona il prezzo dell'energia
Il prezzo dell’energia elettrica e del gas, in ogni particolare momento (del giorno, del mese e dell’anno), dipende da diversi fattori. Certamente la “disponibilità” della materia prima gioca un grosso ruolo, ma anche la richiesta da parte degli utilizzatori finali ha una grande importanza. Gli operatori esperti in Energy Business sanno per esperienza che vi sono periodi specifici e/o momenti di picco delle richieste e viceversa.
Le fluttuazioni dei prezzi nell’ambito dei mercati energetici rappresentano una fonte di grandi opportunità per le aziende.
Come mettere a frutto le conoscenze nell'energy business
Fissare il prezzo dell’energia nel momento di maggior flessione del mercato significa assicurarsi una fornitura a basso costo. Ciò è possibile attraverso un contratto a prezzo indicizzato che consenta di fare fixing. Con queste condizioni, l’ufficio acquisti si assicura:
- energia al prezzo più conveniente;
- il risparmio della quota che i fornitori applicano a un contratto a prezzo fisso (per cautelarsi dal rischio di un rialzo dei prezzi durante la fornitura).
Energy business: la giusta piattaforma
Certo, nessuno può avere la certezza che il mercato degli anni a venire offrirà condizioni di prezzo favorevoli. In linea teorica, dunque, esiste anche il rischio di acquistare energia a un prezzo più alto della media, in caso di rialzi.
Gli esperti di trading nel settore energetico saprebbero orientare l’ufficio acquisti in modo da minimizzare i rischi. Tuttavia, questa consulenza ha un costo che spesso vanifica il risparmio.
L’utilizzo di una piattaforma avanzata online che offra i servizi di marketplace e di ottimizzazione dei prezzi, invece, vuol dire poter gestire in totale semplicità e trasparenza:
-la scelta di un fornitore esente da rischi finanziari, dunque affidabile;
-un cospicuo risparmio di ore lavorative;
-un contratto a prezzo variabile realmente su misura;
-il monitoraggio costante del mercato;
-i momenti giusti per fissare il prezzo di una parte dell’energia acquistata.
In questo modo, è possibile cogliere ogni opportunità generata dall’Energy business, minimizzare i rischi e ottenere risparmi che superano le aspettative.
Offerte energia per aziende: scegli rapidamente la migliore
Cercare una nuova fornitura nel vasto mercato dell’energia per aziende è un processo lungo e laborioso. Prima di poter firmare un contratto, infatti, è necessario strutturare la ricerca in vari passaggi: individuare le proprie necessità in relazione alla produzione, comunicarle ai numerosi...
Leggi di più
Cercare una nuova fornitura nel vasto mercato dell’energia per aziende è un processo lungo e laborioso. Prima di poter firmare un contratto, infatti, è necessario strutturare la ricerca in vari passaggi: individuare le proprie necessità in relazione alla produzione, comunicarle ai numerosi fornitori in gara per ottenerne offerte su misura; badare al risparmio, ma anche alla qualità dei servizi; confrontare le proposte barcamenandosi tra postille e cavilli, tenersi sempre aggiornati sulle normative. L’impresa appare titanica e, difatti, richiede un buon numero di settimane lavorative. Anche l’ufficio acquisti più rodato, capace di districarsi tra offerte di qualsiasi genere merceologico, trova nella scelta di un nuovo fornitore energetico qualche difficoltà in più.
Il risparmio auspicato, infatti, si nasconde tra le pieghe del vasto concetto di efficienza energetica e nelle condizioni di vendita dei player di energia per aziende.
Semplificare non è facile, a meno di non rivolgersi al mondo digitale.
Nel web - e questa è la buona notizia - la soluzione c’è: si tratta di YEM - You’re Energy Manager, un marketplace semplice e veloce che raggiunge l’obiettivo in un tempo molto limitato e in pochi click.
L’energia per aziende realmente su misura
Condensare diverse settimane di lavoro in un’attività molto contenuta nel tempo è la prima utopia che YEM ha reso realtà.
Collegandosi al sito (https://yem-energy.it), e accedendo all’area marketplace, si scopre di poter impostare e lanciare una gara in maniera veloce, precisa, efficace e persino ludica.
Lo strumento informatico accompagna l’utente in un percorso di compilazione di dati che non lascia nulla al caso. Il risultato è un documento che riassume tutte le più specifiche esigenze aziendali. L’impostazione data da YEM al proprio servizio digitale agevola anche i potenziali fornitori, che riceveranno, seduta stante e in contemporanea, la richiesta d’offerta e potranno strutturare la risposta sulla base di dati peculiari.
Come selezioniamo le offerte di energia per aziende
Tutti i fornitori raggiunti dal documento fanno parte di un gruppo pre-selezionato di società che possono garantire qualità del prodotto e dei servizi, stabilità finanziaria e trasparenza. Un grande vantaggio, se si pensa che, in Italia, a seguito della liberalizzazione del mercato avviata nel 2007, operano circa 500 diverse realtà di fornitura. Il rischio di incappare in un fornitore poco affidabile quando si lancia una gara, pertanto, è sempre in agguato, ma il marketplace YEM lo azzera per definizione.
Infatti, sul mercato ci sono 500 venditori di gas e energia elettrica di cui bisogna distinguere tra i fornitori (circa 100 in Italia) e i grossisti (circa 400) entrambi vendono gas o energia elettrica al cliente finale b2b di questi YEM ha come partner solo i migliori fornitori presenti sul mercato.
YEM, va detto, è un efficace tramite tra l’utenza finale e i fornitori. Individuata la società fornitrice, il contratto sarà formalizzato direttamente tra i soggetti coinvolti, non sul sito di YEM.
Unico nel mare magnum dei servizi di “offerta energia per aziende”
In cosa differisce lo strumento YEM da tutti gli altri presenti in rete? Tra aggregatori di offerte standard, comparatori online, consulenti digitali e banner sapientemente costruiti da esperti di neuromarketing per indurre il cliente alla sottoscrizione, mancava proprio l’unico applicativo capace di:
- condensare nel tempo l’intera gara per la scelta della nuova fornitura di energia per azienda;
- gestire la ricerca di un contratto realmente su misura;
- andare oltre le offerte standard e a prezzo fisso.
Offerta energia per aziende: massimizza il risparmio
YEM, difatti, mette l’ufficio acquisti in condizione di massimizzare il risparmio scegliendo un contratto a prezzo variabile. Il fixing, così, diventa alla portata di tutti: per chi cerca energia per aziende, questa è la seconda utopia che YEM è riuscita a scardinare.
Per comprendere e gestire un contratto che segue l’andamento del mercato, infatti, YEM ha lanciato anche il servizio YEM Optimization: informazioni sempre aggiornate dal mondo del trading e diversi plug-in che dialogano con il cliente, consentono di effettuare il fixing nel momento più vantaggioso. La rivoluzione della gara energetica è già iniziata.
Attualità Approfondimenti sul mercato CO2
CO2: cosa sta succedendo?
Uno dei fattori fondamentali che influisce sui prezzi di power e gas è la CO2 . L’abbiamo vista correre fino ai 30 EUR/tonnellata, raggiunti a fine luglio 2019, e l’abbiamo vista crollare nuovamente a quasi 15 a metà marzo 2020. E adesso cosa sta succedendo? CO2 e lockdown Il prezzo della CO2 è...
Leggi di più
Uno dei fattori fondamentali che influisce sui prezzi di power e gas è la CO2 . L’abbiamo vista correre fino ai 30 EUR/tonnellata, raggiunti a fine luglio 2019, e l’abbiamo vista crollare nuovamente a quasi 15 a metà marzo 2020. E adesso cosa sta succedendo?
CO2 e lockdown
Il prezzo della CO2 è strettamente legato al consumo di combustibili fossili, soprattutto nell’ambito della generazione elettrica, poiché nel processo di produzione dell’elettricità da gas, carbone o oli combustibili, si produce CO2 e i produttori hanno l’obbligo di acquistare quote di emissione di CO2 per ripulire la propria produzione. Questo meccanismo durante il lockdown ha sofferto l’improvviso stop delle attività produttive europee, per più di due mesi i maggiori paesi del continente hanno fermato le industrie e i consumi, provocando di conseguenza un forte calo della domanda, e dunque dei prezzi, della CO2.
Con la graduale ripresa e il tanto atteso ritorno alla (quasi) normalità, i consumi stanno ricominciando a crescere, le imprese riaprono e la domanda di energia sta pian piano risalendo. La CO2 però, dopo il crollo fra il 15 e il 18 marzo in cui ha perso oltre 8,5 EUR/ton (passando dai 24 ai 15 EUR/tonnellata, - 37%), ha ricominciato la sua risalita, arrivando in questi giorni a sfiorare di poco i 30, ben al di sopra dei livelli pre-Covid.
Questo ritorno al di sopra dei 24 EUR/tonnellata sembra però esser spinto da fattori che poco hanno a che fare con i fondamentali del mercato, ovvero la domanda reale di quote. Sebbene il meccanismo MSR (Market Stability Reserve) sia nato proprio per razionare l’offerta di titoli e di conseguenza mantenere alti i prezzi, è difficile credere che la domanda di titoli quest’anno possa giustificare i 28/29 EUR/tonnellata attuali, considerando che il coronavirus, sebbene il lockdown sia terminato, sta ancora influendo molto sulle abitudini di lavoro (lavoro da remoto, smartworking e similari) e consumo degli europei.
Inoltre, è strano pensare che i prezzi della CO2 abbiano ricominciato la loro risalita già da fine marzo, con l’intera Europa in pieno lockdown e il ritorno alla normalità ancora un lontano miraggio.
Finanziarizzazione della CO2
Alzando lo sguardo dal mondo energy e guardandosi intorno, però, si può notare come la CO2 abbia invece seguito l’andamento di alcuni indici normalmente poco correlati alla CO2, come ad esempio l’equity.
Negli ultimi anni i futures sulla CO2 sono diventati un prodotto molto appetito da banche e fondi di investimento che hanno ingenti capitali da riversare sui mercati finanziari più liquidi (e in questa fase di politiche monetarie espansive i capitali sono ancora maggiori). Questa massiccia finanziarizzazione della CO2 ha dunque portato, fra i driver del prezzo, anche fattori esterni ai fondamentali (ovvero domanda e offerta delle quote di emissione fisiche). In alcuni periodi, come questo ultimo trimestre, infatti, le dinamiche del prezzo sono state guidate dalle aspettative degli investitori istituzionali più che dagli operatori del settore energy e per questo motivo la correlazione fra diversi indici finanziari e CO2 è aumentata.
Politiche ambientali EU
Fra i motivi di questa ondata di ottimismo, oltre all’aumento dei capitali disponibili per gli investimenti, ci sono anche le attese degli operatori rispetto ad un inasprimento delle misure di sostegno al prezzo della CO2. L’ormai noto Green Deal con il quale la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen punta ad innalzare del 40 o 50% i target di riduzione delle emissioni attualmente previsti per il 2030, insieme alla proposta di Francia e Germania di stabilire livello minimo di prezzo per i titoli di emissione (si parla di 25€/tonnellata) e alla revisione dell’MSR prevista per il 2021, hanno spinto gli speculatori ad investire in attesa del concretizzarsi di queste misure ambientali.
E’ evidente dunque che il reale equilibrio fra domanda offerta sia stato messo da parte rispetto alle attese degli speculatori, che hanno anticipato gli effetti delle misure green europee sui prezzi della CO2.
Effetti su power e gas
Se per produrre energia elettrica da gas naturale o altre fonti fossili i produttori devono acquistare quote di emissione di CO2, è chiaro che le dinamiche dei prezzi della CO2 abbiano un impatto diretto sui prezzi dell’energia elettrica. Infatti, sia il forte crollo di metà marzo che la continua risalita fino ad oggi delle quotazioni della CO2 sono stati replicati dal power, che si trova oggi ai livelli pre lockdon, nonostante i prezzi del gas siano ancora ben al di sotto di quanto non fossero a fine inverno.
Non è facile dire quale pattern verrà seguito dalla CO2 nei prossimi mesi, ma è chiaro che per il raggiungimento degli obiettivi europei il prezzo delle quote di emissione dovrà essere sufficientemente alto da rendere non profittevole la produzione di energia elettrica da fonti molto inquinanti come il carbone e la lignite. È possibile dunque che, nonostante la volatilità dovuta all’alta finanziarizzazione del mercato CO2, nel medio termine le politiche di razionamento dell’offerta di titoli unite ad ulteriori azioni di sostegno dei prezzi, possano spingere i prezzi della CO2 ben al di sopra dei 30 €/tonnellata, influenzando di conseguenza anche i prezzi del power.
La nuova era del mercato libero dell'energia: cosa cambia
La svolta fondamentale è fissata per il primo gennaio 2022, con il passaggio, per tutti, e per tutte le aziende, dal mercato dell'energia – luce e gas – regolato, cioè con prezzi fissi aggiornati ogni tre mesi dall'Autorità di Regolamentazione per Energia Reti e Ambiente (Arera), al mercato...
Leggi di più
La svolta fondamentale è fissata per il primo gennaio 2022, con il passaggio, per tutti, e per tutte le aziende, dal mercato dell'energia – luce e gas – regolato, cioè con prezzi fissi aggiornati ogni tre mesi dall'Autorità di Regolamentazione per Energia Reti e Ambiente (Arera), al mercato libero, con prezzi diversi offerti da tanti fornitori diversi. Sembra un giro di boa ancora distante, ma per le strategie e le prospettive di un'impresa – e ancora di più per l'importanza della posta in gioco, la fornitura di energia a condizioni nuove, e più vantaggiose –, è una questione essenziale che è meglio affrontare subito o quanto prima.
E l'andamento del mercato, le nuove condizioni – a partire dai prezzi –, determinate dai cambiamenti in atto, e in prospettiva, interessano non solo chi deve ancora passare al mercato libero, ma anche chi questa scelta l'ha già fatta, e sta usando energia a prezzi variabili.
Il passaggio al mercato libero è un percorso iniziato oltre 20 anni fa, con la riforma Bersani sulla concorrenza del 1999. Dal luglio 2007 il mercato dell'energia in Italia è liberalizzato, ogni fornitore cioè può decidere di entrare sul mercato in qualsiasi momento e gli utenti possono liberamente decidere a quale fornitore rivolgersi. La fine del mercato regolato era prima stata fissata per giugno 2019, data poi posticipata a giugno 2020 e ulteriormente posticipata a gennaio 2022. Ma ormai l'epilogo è sempre più vicino. È quindi importante informarsi per tempo su novità previste e opportunità possibili.
Verso l’apertura totale al mercato libero dell'energia
Secondo i dati dell'Arera riferiti al 2019, circa il 46% degli utenti luce e il 50% di quelli gas (utenze sia domestiche che aziendali) non sono ancora passati al mercato libero, con le piccole imprese che dimostrano una migliore capacità nel confrontarsi con le offerte in concorrenza tra loro: il 20% delle Pmi ha già cambiato almeno una volta fornitore, contro il 14% dei clienti domestici.
Con la liberalizzazione del mercato dell’energia, tutti i clienti possono selezionare l'offerta luce e gas che preferiscono, scegliendo tra prezzi e offerte di un vasto ventaglio di fornitori. Con un contratto e un prezzo di fornitura fisso o variabile, a seconda delle condizioni e dei vantaggi ottenuti attraverso la contrattazione con i fornitori. Esistono infatti offerte a prezzo fisso (per uno, due o anche tre anni), per mettersi al riparo dalle variazioni di prezzo del mercato, e a prezzo variabile, per poter invece godere dei vantaggi degli abbassamenti di prezzo dovuti all'incontro tra domanda e offerta nel libero mercato.
È importante saper 'seguire' il mercato libero dell'energia e le sue opportunità
La convenienza per il consumatore al passaggio al libero mercato è la possibilità di confrontare i prezzi e scegliere quello più conveniente oppure con servizi aggiuntivi migliori e più competitivi. Ecco perché prima di sottoscrivere un nuovo contratto con il fornitore è opportuno guardarsi (molto bene) intorno.
A differenza del mercato regolamentato, il mercato libero è poco concentrato ed è caratterizzato da un buon livello di concorrenza. Nel mercato libero Enel è il fornitore che detiene la quota di mercato più alta (35%), è seguito da Edison (5%), Eni (4,3%). Gli altri operatori, tra cui ad esempio A2A, Acea, Sorgenia, Hera, E.On, Gala, e moltissimi altri, hanno quote di mercato variabili non più alte del 4%. Una grossa fetta del mercato energetico, pari a circa il 37% del totale, è gestita da altri operatori, rispetto a quelli principali. E la bassa concentrazione che caratterizza il mercato libero garantisce concorrenza e prezzi sempre più competitivi.
Differenze tra servizio di maggior tutela (fino al 2021) e mercato libero dell'energia
Il servizio di maggior tutela, nel mercato energetico italiano, è quell'opzione – prevista appunto fino alla fine del 2021 –, che garantisce all’utente e consumatore finale l'erogazione di energia elettrica e gas alle condizioni economiche e contrattuali stabilite dall’Arera, il che si traduce in pratica nel fatto che la tariffa all'utente finale varia secondo le fluttuazioni di prezzo stabilite di volta in volta dall’Autorità nazionale. Il servizio di maggior tutela si contrappone alle tariffe del mercato libero, che non sono agganciate a quelle previste dall'Arera, e quindi i fornitori del libero mercato spesso offrono piani tariffari che prevedono il prezzo bloccato per un periodo di tempo determinato: il che può tradursi in un vantaggio per il consumatore, nel caso che le tariffe dell'Arera tendano al rialzo, o in uno svantaggio nel caso opposto.
Con il completamento di questa riforma del sistema, lo Stato esce dal mercato dell'energia, non ci sarà più un prezzo di riferimento, non ci sarà più il prezzo fissato dall'Autorità di regolamentazione, come faro del mercato. Tutto ciò porterà ancora più incertezza – e fluttuazione – sui prezzi dell'energia. In questi decenni si è visto che i prezzi dell'energia sono legati al prezzo delle materie prime, del petrolio, e al Trend dei consumi e quindi all'andamento dell'economia: nelle fasi di crisi i consumi scendono, e anche i prezzi, per poi aumentare di nuovo nelle fasi successive.
Ecco cosa cambierà con il mercato libero dell'energia
Tutto ciò significa nuove opportunità per chi saprà coglierle, avvalendosi delle competenze e degli strumenti (tecnologici) giusti. Ma può anche significare nuovi rischi e nuovi costi, spese più alte, per chi non è in grado di seguire in maniera adeguata l'andamento del mercato, dei prezzi, delle offerte. Cogliere le occasioni – e spendere meno – in un mercato libero significa conoscerlo bene, essere in grado di paragonare le diverse offerte, cambiare strategia quando serve. Tutto il contrario dell'immobilismo e dello Status quo a cui ci ha abituato il mercato regolato. E per chi desidera cogliere tutte le nuove opportunità che si presentano, non deve certo attendere la scadenza del gennaio 2022: si può – e se si lavora bene, conviene, quindi si deve – anticipare il mercato libero. Con le giuste mosse: tecnologie e servizi all'avanguardia, piattaforme digitali specializzate, che uniscono algoritmi e intelligenza artificiale con il contributo 'umano' e in carne e ossa di consulenti altamente specializzati. Strumenti Hi-tech, cervelli 'artificiali' e umani insieme, che permettono di mettere in concorrenza i (tantissimi) fornitori in pochi click sul computer, per poi definire, e seguire nel tempo, la strategia migliore per la propria azienda.
La convenienza aumenta poi in base al prezzo iniziale e ai consumi.